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ROMA – Un modello civile di coraggio: una madre e una figlia, due giovani donne, che mettono al centro il senso della vita rispetto alla malavita organizzata e al destino di sottomissione delle donne di clan. Il regista cinematografico Marco Tullio Giordana è tornato dietro la macchina da presa per un tv movie, per Rai fiction ispirato alla storia di Lea Garofalo nel 2009 uccisa e bruciata nei dintorni di Monza, in un agguato organizzato dal suo ex compagno, il boss della ‘ndrangheta Carlo Cosco. Ed è un omaggio alla figlia di Lea, Denise che ha saputo trovare la forza per denunciare il padre.

“Lea” è tra i film tv più attesi della stagione fiction, in onda prossimamente su Rai1, scritto da Monica Zapelli e Marco Tullio Giordana. Protagonista è l’attrice pugliese Vanessa Scalera (Mia Madre di Nanni Moretti, Vincere e Bella addormentata di Marco Bellocchio); nel cast anche Linda Caridi, Alessio Praticò, Mauro Conte e Matilde Piana. Produce la Bibi Film Tv, con il sostegno della Apulia Film Commission. È una grande storia di denuncia e impegno che rende omaggio a una donna semplice diventata un modello civile di coraggio. Una testimonianza esemplare, affrontata con un linguaggio realistico, sul desiderio di giustizia e sull’affermazione della legalità nel nostro paese. Ancora una vicenda vera per l’autore dei Cento passi e della Meglio gioventù e di Romanzo di una strage. Le riprese si sono svolte tra La Puglia, Gravina, Bari per poi spostarsi a Milano.

Lea Garofalo (Petilia Policastro, 4 aprile 1974 – Milano, 24 novembre 2009) è cresciuta in una famiglia criminale calabrese. E un criminale è anche il padre di sua figlia partorita a soli 17 anni, Denise, l’uomo di cui la donna si era innamorata quando aveva solo 13 anni: Carlo Cosco. Lea, però, desidera una vita diversa, senza violenza, menzogna e paura. Nel 2002 decide di collaborare con la giustizia e viene sottoposta, con sua figlia, al regime di protezione. Racconta ai magistrati i loschi affari dell’ex compagno e del suo clan. Dopo aver vissuto in solitudine, sotto false identità, cambiando continuamente residenza, nel 2009 la giovane donna esce dal sistema di protezione sfiduciata dalle Istituzioni ed esasperata dalle continue pressioni dei Cosco. Rimasta senza soldi e senza la possibilità di trovarsi un lavoro, Lea torna a chiedere per disperazione aiuto a Carlo per il mantenimento della ragazzina e lui ne approfitta nel più vile dei modi. La giovane madre viene rapita per strada, torturata e alla fine uccisa.

Pur essendo solo una ragazzina, Denise non si piegherà e permetterà di individuare e processare tutti i responsabili dell’omicidio della madre, costituendosi parte civile contro suo padre. Sul processo per la scomparsa, l’omicidio e la distruzione del cadavere di Lea Garofalo si è pronunciata il 18 dicembre del 2014 la Cassazione, con la condanna definitiva dei cinque imputati: quattro ergastoli e 25 anni di reclusione.

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