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CATANZARO – Lui è Al Bano e non ha certo bisogno di presentazioni. E per lui al teatro Politeama di Catanzaro è già sold out. Il secondo dopo quello incassato con il live di Franco Battiato per l’edizione 2015 del Festival d’Autunno ideato e diretto da Tonia Santacroce. Il concerto, domani sera con inizio alle 21, si presenta come una sorta di viaggio, canzone dopo canzone. Due ore di concerto e in scaletta “Nel Sole”, “Il Ragazzo che Sorride”, “Io di notte”, “Pensando a te”, da “Mezzanotte d’amore”. Pezzi che hanno puntellato la lunga carriera del pugliese.

Un percorso che lo ha visto collezionare anche 26 dischi d’oro e 8 di platino. «Una passione, quella del canto, coltivata sin da bambino, e un successo inseguito con grande sacrificio e convinzione nei propri mezzi. – ricordano dal Festival d’autunno – Dopo gli inizi con il Clan di Celentano e la successiva firma per la Emi arrivano i primi entusiasmanti riconoscimenti con “Nel sole”, successo discografico incredibile con un milione e trecentomila copie vendute. Nello stesso anno è da ricordare la sua partecipazione al tour italiano dei Rolling Stones».

E ancora: «Ma Al Bano non è solo cantante e attore. La sua vita artistica è profondamente impregnata di fede. Per lui sono stati illuminanti gli incontri con Papa Giovanni Paolo II, davanti al quale si è esibito più volte. Importante anche il suo impegno nel sociale, per il quale ha ricevuto l’incarico di ambasciatore delle Nazioni Unite contro la droga direttamente dal segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. Recentemente Albano è stato nominato anche ambasciatore della FAO».

Alla vigilia del concerto la parola non può che andare ad Albano.

“Così vicini così lontani” è la trasmissioni che lo vede in tv con Paola Perego, ma Albano a cosa è vicino e a cosa è lontano?

«Vicino alla mia musica, al mio vino, ai miei figli ai miei fan. Lontano? Non saprei: preferisco essere vicino alle cose che faccio e vivo ogni giorno».

Una vita costellata da canzoni la sua, cosa non è riuscito ancora a cantare?

«Tante cose, nel nostro mestiere non si finisce mai di imparare».

Cosa vuol dire essere un uomo del Sud?

«Significa amare la propria terra e saperla valorizzare».

E cosa essere “nazional popolare”?

«Forse significa che fai qualcosa che piace alla gente: credo sia l’obiettivo di tutti gli artisti».

Ma Al Bano da bambino cosa avrebbe voluto fare?

«Se sono partito da ragazzino per Milano per cantare… Non credo che avrei voluto fare altro».

Si avvicina Natale, il dono che vorrebbe ricevere e quello che vorrebbe far trovare sotto l’albero?

«Serenità per me in dono, serenità per tutti».

Ha un ricordo particolare della Calabria?
«La Calabria è una terra che amo, dove ho lavorato molte volte e dove torno sempre volentieri».

E se dovesse invitare alla sua tavola, magari a Cellino San Marco, uno sconosciuto, cosa non mancherrebbe mai?

«Il mio vino».

Cosa insegna ancora oggi la civiltà contadina?

«Insegna ad apprezzare le cose genuine».

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