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di VALTER LEONE
COSENZA – Una telefonata con Gigi Lentini è sempre una piacevole conversazione. Calcio, e non solo. D’obbligo la conversazione in dialetto cosentino, che, tra l’altro, parla molto bene: quella nella città dei bruzi, a fine carriera, è una parentesi che l’ex campione di Torino e Milan ricorda sempre con piacere. Giusto il tempo per dare una rinfrescata alle sue giocate di classe in rossoblù e una “relazione” sul Cosenza di oggi. Lo becchiamo che ha appena finito una partita a biliardo, insieme agli amici del Club Free Time all’interno del suo locale, Lentini’s Home, a Carmagnola. Una breve carrellata tra serie A che ricomincia, Baloletti, i giovani di oggi, il razzismo e una leggero passaggio nel suo passato da calciatore. «Basta, ora ho smesso. Anche se gli amici mi invitano spesso a giocare con la squadra del paese che milita in Promozione. Poi con questo freddo (chiaramente pronunciato in uno spettacolare dialetto cosentino, ndr)». Gran risata. Poi l’intervista.
L’ultima volta che sei andato allo stadio?
«A vedere il Toro. La partita con l’Inter, lo scorso settembre: 0-2 con i gol di Milito e Cassano».
Gigi, chi vincerà lo scudetto? 
«Sicuramente la Juve, perché è la più forte. E poi con tutti quei punti di vantaggio, credo sia difficile per chiunque recuperare. Anche se dovesse avere un crollo».
Hai visto cosa combina Balotelli?
«Ho un giudizio particolare nella mia analisi, sicuramente fuori dal coro. Intanto Balotelli credo sia sopravvalutato. Fino a oggi non ha fatto niente. Di sicuro ha delle qualità ma non le ha dimostrate. Un calciatore viene pagato e giudicato in base alle qualità tecniche ed eventuali margini di miglioramento. Finora non ha mai giocato con continuità, né all’Inter né al City. Andiamoci piano nel dare giudizi così affrettati. I campioni sono Cavani, Messi, Cristiano Ronaldo, Maradona, Van Basten. Balotelli non è mai stato un punto di riferimento: lui è solo un personaggio ed è per questo motivo che viene valutato così tanto. Ma parliamo di cose che nulla hanno a che vedere con il calcio. Dicono che non abbia un carattere facile da gestire. E allora Maradona? Però sul campo ha vinto tutto, è diventato campione del Mondo».
Un giovane che ti ha particolarmente impressionato.
«Non sto seguendo molto. Però El Shaarawy non mi sembra male. Intanto sta giocando con continuità e facendo molto bene. Quelle poche volte che l’ho visto ha sempre giocato ottime partite».
Ma un nuovo Lentini lo vedi?
«Non lo so, una risposta alla quale non so dare una risposta. Eventualmente devono essere gli altri a indicare un nuovo Lentini. Purtroppo anche io ho fatto molto meno di quello che avrei potuto dare per qualità tecniche, fisiche e mentali. Purtroppo quell’incidente mi ha tolto dal grande calcio nel mio momento migliore».
Hai visto cosa è successo a Busto Arsizio?
«Sono d’accordo e contento di quello che hanno fatto i calciatori del Milan. Ma come? Una squadra di alto livello come quella rossonera che va a giocare in un paesino e deve subire quelle cose. Ma andassero a quel paese e non rompessero i c… Ci vuole rispetto per le razze e il colore della pelle».
Una curiosità: l’allenatore ideale di Lentini qual è stato?
«Ma guarda, io sono andato d’accordo con tutti. E sottolineo tutti. Anche con Capello al Milan, nonostante siano state scritte tante cattiverie. Lui per me stravedeva. Io sono stato un professionista serio, nell’ambito del calcio. Fuori dal campo, dai qualche scappatella ci sta… (un’altra grande risata di Gigi, ndr). Adesso che guardo il calcio da una prospettiva diversa, dico che i calciatori che danno sempre le colpe all’allenatore che non lo fa giocare, è soltanto un alibi. Tu dai il massimo in allenamento, loro ti danno la possibilità di giocare. E poi, scusami: ma è nell’interesse di qualsiasi allenatore mandare in campo sempre i migliori. Non esiste un allenatore che gioca per perdere. Poi è chiaro che capitano anche le giornate no, oppure ti trovi di fronte un avversario che sta meglio di te e la palla non te la fa vedere».
Su You Tube quel tuo gol al Treviso è tra i più cliccati. Io quando parlo di Lentini, invece ricordo quella tua arrampica sulla rete a Sapri, in serie D…
«Già… Però, sai quello al Treviso è una sorta di etichetta che mi porto addosso. Dopo quel gol è scoppiata la scintilla con l’ambiente, con la tifoseria. Da quel momento in poi Lentini a Cosenza è diventato Re Luis. Mi chiamavate così, no?».

COSENZA – Una telefonata con Gigi Lentini è sempre una piacevole conversazione. Calcio, e non solo. D’obbligo la conversazione in dialetto cosentino, che, tra l’altro, parla molto bene: quella nella città dei bruzi, a fine carriera, è una parentesi che l’ex campione di Torino e Milan ricorda sempre con piacere. Giusto il tempo per dare una rinfrescata alle sue giocate di classe in rossoblù e una “relazione” sul Cosenza di oggi. Lo becchiamo che ha appena finito una partita a biliardo, insieme agli amici del Club Free Time all’interno del suo locale, Lentini’s Home, a Carmagnola. Una breve carrellata tra serie A che ricomincia, Baloletti, i giovani di oggi, il razzismo e una leggero passaggio nel suo passato da calciatore. «Basta, ora ho smesso. Anche se gli amici mi invitano spesso a giocare con la squadra del paese che milita in Promozione. Poi con questo freddo (chiaramente pronunciato in uno spettacolare dialetto cosentino, ndr)». Gran risata. Poi l’intervista.

L’ultima volta che sei andato allo stadio?

«A vedere il Toro. La partita con l’Inter, lo scorso settembre: 0-2 con i gol di Milito e Cassano».

Gigi, chi vincerà lo scudetto? 

«Sicuramente la Juve, perché è la più forte. E poi con tutti quei punti di vantaggio, credo sia difficile per chiunque recuperare. Anche se dovesse avere un crollo».

Hai visto cosa combina Balotelli?

«Ho un giudizio particolare nella mia analisi, sicuramente fuori dal coro. Intanto Balotelli credo sia sopravvalutato. Fino a oggi non ha fatto niente. Di sicuro ha delle qualità ma non le ha dimostrate. Un calciatore viene pagato e giudicato in base alle qualità tecniche ed eventuali margini di miglioramento. Finora non ha mai giocato con continuità, né all’Inter né al City. Andiamoci piano nel dare giudizi così affrettati. I campioni sono Cavani, Messi, Cristiano Ronaldo, Maradona, Van Basten. Balotelli non è mai stato un punto di riferimento: lui è solo un personaggio ed è per questo motivo che viene valutato così tanto. Ma parliamo di cose che nulla hanno a che vedere con il calcio. Dicono che non abbia un carattere facile da gestire. E allora Maradona? Però sul campo ha vinto tutto, è diventato campione del Mondo».

Un giovane che ti ha particolarmente impressionato.

«Non sto seguendo molto. Però El Shaarawy non mi sembra male. Intanto sta giocando con continuità e facendo molto bene. Quelle poche volte che l’ho visto ha sempre giocato ottime partite».

Ma un nuovo Lentini lo vedi?

«Non lo so, una domanda alla quale non so dare una risposta. Eventualmente devono essere gli altri a indicare un nuovo Lentini. Purtroppo anche io ho fatto molto meno di quello che avrei potuto dare per qualità tecniche, fisiche e mentali. Purtroppo quell’incidente mi ha tolto dal grande calcio nel mio momento migliore».

Hai visto cosa è successo a Busto Arsizio?

«Sono d’accordo e contento di quello che hanno fatto i calciatori del Milan. Ma come? Una squadra di alto livello come quella rossonera che va a giocare in un paesino e deve subire quelle cose. Ma andassero a quel paese e non rompessero i c… Ci vuole rispetto per le razze e il colore della pelle».

Una curiosità: l’allenatore ideale di Lentini qual è stato?

«Ma guarda, io sono andato d’accordo con tutti. E sottolineo tutti. Anche con Capello al Milan, nonostante siano state scritte tante cattiverie. Lui per me stravedeva. Io sono stato un professionista serio, nell’ambito del calcio. Fuori dal campo, dai qualche scappatella ci sta… (un’altra grande risata di Gigi, ndr). Adesso che guardo il calcio da una prospettiva diversa, dico che i calciatori che danno sempre le colpe all’allenatore che non lo fa giocare, è soltanto un alibi. Tu dai il massimo in allenamento, loro ti danno la possibilità di giocare. E poi, scusami: ma è nell’interesse di qualsiasi allenatore mandare in campo sempre i migliori. Non esiste un allenatore che gioca per perdere. Poi è chiaro che capitano anche le giornate no, oppure ti trovi di fronte un avversario che sta meglio di te e la palla non te la fa vedere».

Su You Tube quel tuo gol al Treviso è tra i più cliccati. Io quando parlo di Lentini, invece ricordo quella tua arrampica sulla rete a Sapri, in serie D…

«Già… Però, sai quello al Treviso è una sorta di etichetta che mi porto addosso. Dopo quel gol è scoppiata la scintilla con l’ambiente, con la tifoseria. Da quel momento in poi Lentini a Cosenza è diventato Re Luis. Mi chiamavate così, no?».

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