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C’ERA una volta il San Vito. Anzi, la cartolina del San Vito. C’è chi racconta che a inizio degli anni 60 a rappresentare la città di Cosenza sulle cartoline postali erano il castello, il duomo, la chiesa di San Domenico e lo stadio. Il nuovo gioiello. Quel campo sportivo a ferro di cavallo inaugurato il 4 ottobre del 1964. Si giocava un Cosenza-Pescara, con vittoria dei lupi (2-1) grazie ai gol di Ciabattari e Campanini. Sono trascorsi poco più di 50 anni, e dagli spalti del San Vito il popolo rossoblù ha vissuto emozioni incancellabili, uniche: gioie, dolori; vittorie, promozioni, retrocessioni; fallimenti e ripartenze. E adorato tanti beniamini che hanno indossato quella maglia con i colori più amati nell’intera provincia.

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Oggi il Cosenza, in seguito ai continui alti e bassi dell’ultimo decennio, causa quel fallimento del 2003 legato all’operazione Lupi, torna a disputare un campionato più consone alle proprie tradizioni: la Lega Pro unica, quella serie C che nella storia rossoblù ha regalato la storica promozione in serie B, dopo 25 anni, nella stagione 1987-’88. Un campionato che si annuncia entusiasmante: oltre ai derby con Catanzaro e Reggina, il San Vito tornerà a essere teatro di sfide come quelle con Salernitana e Lecce che mancano da anni. E se tutto andrà per come si attendono in società, saranno spettacoli ai quali assisteranno diverse migliaia di spettatori.
Ma come sta il San Vito? Come si presenta a questa attesissima stagione? Male. Anzi: malissimo. Impianto ormai fatiscente e abbandonato. Ieri abbiamo registrato la protesta di tanti tifosi che seguono le partite dalla Tribuna B, dove segnalano cadute di calcinacci e le gradinate abbandonate. Ancora peggio dalla parte opposta: la Tribuna A (comunque aperta soltanto per l’accesso riservato ai diversamente abili e rispettivi accompagnatori) dove oltre alle gradinate che cadono a pezzi, abbiamo anche fotografato piccole piante di fico tra un posto a sedere e l’altro.

E che dire del fossato che separa spalti e impianto di gioco? Lì siamo all’assurdo: in questi giorni seguire un allenamento del Cosenza o una partita, diventa una impresa per uomini duri alle prese con le zanzare, peggio delle risaie di Vercelli. Acqua ed erbacce sono la fotografia del sottopasso. Lo scorso anno, sembra, che la manutenzione fosse a cura di Ecologia oggi, l’azienda del presidente Guarascio. Per quest’anno sembra che dovrà occuparsene proprio il Comune, il quale dovrebbe affidarsi alle cooperative.

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Finale dedicato al manto erboso. Per la prima volta in 50 anni, una parte di ritiro precampionato si sta svolgendo sul terreno del San Vito. Con autorizzazione firmata dai dirigenti di Palazzo dei Bruzi. Raccontano che nei giorni scorsi, Giovanni Arlotta, che per 40 anni è stato il giardiniere storico del San Vito, è scoppiato in lacrime. Per lui, come per chi gli è succeduto, il manto erboso è sempre stato trattato come un figlio. Ma oggi non è più così. E i primi danni, come dimostrano le foto, sono visibili nell’area di rigore (soprattutto quella davanti alla Curva Catena). L’erba comincia a essere poca e tra qualche settimana diventerà semplicemente terrà battuta. C’era una volta il San Vito. Anzi, la cartolina San Vito.

 

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