Antonio Dattilo durante la sua esperienza da arbitro in Serie A
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Antonio Dattilo e quella carriera da arbitro con uno schiaffo a Pellaro
- 2 Dattilo e quel simpatico episodio con il padre: l’arbitro non fa sconti a nessuno!
- 3 Tanti buoni consigli
- 4 Le botte a Cotronei
- 5 Il vigile urbano autentico salvatore
- 6 Il ritorno a Cotronei e un abbraccio significativo
- 7 Il consiglio per i giovani
- 8 Proposte e soluzioni
L’ex fischietto della sezione di Locri, arrivato fino alla Serie A, racconta l’inizio della sua carriera, con tanti momenti difficili e molta voglia di far bene. L’invito ai giovani è quello di non mollare
Arbitro per passione, Antonio Dattilo, ma anche caparbio, indubbiamente bravo e meritevole, tanto da far carriera e arrivare fino alla Serie A. Appartenente alla sezione di Locri, prima di arrivare in alto, la gavetta l’ha vissuta fra i campi di calcio calabresi, a quel tempo tutti in terra. E anche lui ha dovuto fare i conti con qualche spiacevole episodio. Già arbitro in Serie A, a un passo dal diventare internazionale, oggi è un apprezzato dirigente sportivo. Non fa più parte del mondo arbitrale, ma chi, meglio di lui, può darci una mano di aiuto per capire come uscire da questa situazione intollerabile, caratterizzata da una lunga sequela di episodi di violenza? Episodi che non diminuiscono, purtroppo. La Calabria registra spesso accadimenti del genere, anche se, è doveroso dirlo, rispetto a tanti anni addietro (gli anni in cui c’era anche Dattilo ad arbitrare), sono stati fatti notevoli passi in avanti, a tutti i livelli. Su L’Altravoce il Quotidiano del Sud abbiamo anche lanciato l’appello a non far disputare più le partite e quindi a sospendere tutti i tornei, in caso di nuovo episodio grave di violenza. Proprio come quelli accaduti di recente, uno dei quali nel Vibonese. Una provocazione forte, la nostra, ma fino a un certo punto, perché la misura è colma. Antonio Dattilo ricorda bene i suoi esordi e anche qualche episodio grave che lo ha riguardato. Intanto partiamo dall’inizio.

Antonio Dattilo e quella carriera da arbitro con uno schiaffo a Pellaro
Il racconto di Antonio Dattilo in merito al suo esordio da arbitro inizia così: «La mia prima uscita in assoluto fu in occasione di una gara di Giovanissimi provinciali: fine settembre 1988: Siderno – Hierax al campo “Romeo”. Tanta emozione, ma tutto andò bene». Seguono le prime gare fra 3ª categoria e Amatori, finché non arriva il primo episodio da dimenticare. «A Pellaro fui aggredito dall’assistente di parte a fine gara: mi lanciò addosso la bandierina e poi mi colpì con uno schiaffo». Sempre a Pellaro «in una gara del Bocale, mi diede uno schiaffo un dirigente, al termine del match. Ero minorenne. Sensazioni brutte, rabbia, dispiacere, ma se non ci credi, non vai avanti. E in invece ci credevo tantissimo». Non a caso «vivevo per l’arbitraggio. Quando non dovevo dirigere le partite mi univo ai colleghi più grandi e andavo a vederli arbitrare. Apprendevo tutto. Per me era una palestra di vita sportiva».
Dattilo e quel simpatico episodio con il padre: l’arbitro non fa sconti a nessuno!
C’è anche spazio per un episodio divertente relativo a un giovane arbitro Dattilo in campo e riguarda il papà di Antonio, recentemente scomparso. «Una volta andai ad arbitrare a Bovalino, dove mio padre era nato e aveva tante amicizie. Lavorando in officina, raramente mi accompagnava alle partite. Ma quel sabato pomeriggio l’officina era chiusa e mi diede uno strappo. Arrivati al campo si mise a parlare con il comandante dei vigili urbani, che ben conosceva. Si sedettero ai bordi del campo. Ebbene: chiamai il capitano della squadra di casa e gli dissi che quelle persone, non essendo in distinta, dovevano uscire. Mi rispose: “Ma guardi che sono suo padre e il comandante dei vigili” e io replicai: “Il regolamento parla chiaro: se non sono in distinta, dentro al campo non possono stare”. E li feci allontanare». Quel giorno fu strepitosa la risposta di papà Dattilo quando gli comunicarono che il figlio aveva dato disposizione di farlo uscire dal campo: «Mi disse: poi per tornare a casa puoi prendere il treno! Ma ovviamente mi aspettò e mi riportò a casa».
Tanti buoni consigli
Antonio Dattilo rammenta il compianto Orlando Bombardieri, per un ventennio presidente del Cra Regionale. «Devo tutto a lui se sono arrivato fino alla Serie A. Mi ha dato tanti utili consigli, mi ha aiutato nella mia crescita. Lo stesso vale per Giuseppe Chiarello, suo braccio destro. Quindi rammento le figure di Faustino Intrieri, Sergio Rocca. Mi hanno dato molto sotto tutti i punti di vista. E poi come dimenticare Nicola Fiorenza? Anche da parte sua tanti buoni consigli e un grande aiuto per la mia crescita». Tutto ciò, insomma, a significare che dentro l’associazione ci sono tante figure alle quali affiancarsi per cresce e migliorare.
Le botte a Cotronei
Nella carriera di Antonio Dattilo ci sono stati spiacevoli episodi, come abbiamo visto, ma per l’ex arbitro reggino l’evento in assoluto più grave è avvenuto in una gara di Prima categoria. In campo i padroni di casa del Cotronei e il Santa Maria. «Partii prestissimo da Siderno e arrivai come sempre con largo anticipo al campo. Match ad alta tensione. Il Santa Maria, che lottava per vincere il campionato, andò in vantaggio in casa del Cotronei, che doveva salvarsi. Subito dopo il gol, il portiere della squadra locale mi raggiunse e mi sferrò un fortissimo schiaffo in faccia che mi fece barcollare e poi cadere a terra. Mentre ero riverso sul campo, fui colpito con un calcio dal capitano del Cotronei e poi un altro calciatore crotonese mi strattonò fortemente, dicendomi di alzarmi. Fui soccorso dal medico della squadra ospite».
Antonio Dattilo riprese la gara «non prima di aver espulso i tre calciatori che mi avevano colpito». Poi però «feci un errore: fischiai la fine del match senza avere l’accortezza di essere vicino al mio spogliatoio. Avrei potuto raggiungerlo e chiudermi dentro. Invece ero lontanissimo e un gran numero di gente si riversò in campo a inseguirmi per darmi botte. Non esagero se quel giorno dico di aver visto la morte in faccia».
Il vigile urbano autentico salvatore
A salvarlo, quel giorno, un vigile urbano: «Ricordo ancora il suo nome: Umberto Di Lullo: io correvo verso gli spogliatoi, inseguito dalla folla inferocita, e lui intervenne per proteggermi. Riuscii ad entrare nello spogliatoio dopo un lungo “tira e molla” con lui a difendermi e a prendere colpi per proteggermi. E non solo: Peppe Chiarello, quel giorno presente sugli spalti, fu colpito anche lui. Gli strapparono carta d’identità e tessera federale. Era pieno di ecchimosi in faccia. L’allora componente del Cra era intervenuto anch’egli per salvarmi». Come andò a finire quel giorno? «Uscii dal campo alle 21.30. Mi portarono i carabinieri in caserma e poi mi accompagnarono a casa, scortato fino a Siderno. La mia macchina la guidava un carabiniere. Io ricordo che viaggiai su un’auto di servizio».

Il ritorno a Cotronei e un abbraccio significativo
Da quel giorno Antonio Dattilo proseguì la sua brillante carriera da arbitro e la scalata verso la Serie A. Eppure ebbe modo di tornare a Cotronei. «Anni dopo, ero già arbitro in Serie A, mi rintracciò Umberto Di Lullo, il vigile che mi aveva protetto. Mi disse che l’Amministrazione comunale di Cotronei voleva darmi un premio, perché da quella esperienza negativa avevo trovato comunque la forza per arrivare in alto. E ovviamente si voleva cancellare quella macchia. Accettai di buon grado l’invito. C’era tutto il paese a quella bella manifestazione, dove c’erano varie associazioni e ricevetti non solo premi, ma anche tanti doni, prodotti locali eccetera». A un certo punto mi si avvicinò un signore, con il figlio in braccio, e mi disse: “Signor Dattilo, non si ricorda di me?”. Era il portiere del Cotronei che, qualche anno prima, mi aveva dato quel forte schiaffo che mi fece cadere a terra. Mi abbracciò e mi chiese di perdonarlo. Gli risposi, abbracciandolo, che lo avevo perdonato allora e che lo perdonavo anche adesso. Ricordo la sua commozione in quell’abbraccio».
Il consiglio per i giovani
Da parte di Dattilo ecco allora un consiglio ai giovani arbitri, in particolare quelli oggetto di violenza: «Bisogna solo andare avanti. Mettersi tutto alle spalle, affidarsi ai colleghi più grandi, ai responsabili di sezione e regionale, e tornare in campo senza paura. Questi, purtroppo, sono degli incidenti di percorso che possono capitare. Non dovrebbe essere così, ma quando succedono, la cosa migliore da fare è tornare in campo più vogliosi e motivati di prima». L’ex arbitro in passato ha tenuto corsi nelle varie sezioni proprio sull’argomento: «La paura lasciatela a casa. Ripartite subito, determinati, convinti nei vostri mezzi».
Dattilo rammenta anche due episodi nei quali «mi fu mostrata la pistola, da un dirigente, che la teneva sotto la giacca. Ero già agli scambi e mi capitò per due volte questo episodio, in Campania e in Sicilia. Erano altri tempi, per fortuna. Ma mi è capitato di arbitrare a Corleone, a Carini, in certi campi della Campania dove la rete veniva fatta “a ventaglio” dai tifosi. Lì non puoi permetterti di avere paura, se credi fermamente nelle tue possibilità e nell’arbitraggio».
Proposte e soluzioni
Circa i rimedi da utilizzare, per provare a debellare questo male o, comunque, a ridurre gli episodi di violenza, Antonio Dattilo è di questo avviso: «Vanno sanzionate duramente le società, con somme da pagare subito, prima della gara successiva all’episodio di violenza. Se non paghi, allora non giochi. In questo modo tutti, all’interno di un club, saranno spinti a isolare i violenti. So bene che per colpa di uno sono costretti a pagare in tanti, ma questa per me è una soluzione». Sul Quotidiano abbiamo proposto di non far giocare più alcuna partita al prossimo arbitro picchiato. «Questo può essere un segnale forte. Io però aggiungerei anche una congrua sanzione pecuniaria nei confronti di coloro i quali si macchiano di questi gesti di violenza».
LEGGI ANCHE: Giovane arbitro aggredito a pugni durante Francica–Girifalco
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA