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L'appartamento dove trascorreva la sua latitanza Pasquale Bonavota

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Ecco come gli inquirenti hanno preso il boss Pasquale Bonavota grazie ai telefonini controllati e alla moglie pedinata

VIBO VALENTIA – Viveva in un normalissimo appartamento nel centro di Genova, svolgeva la vita di un normale cittadino, cercando di mimetizzarsi in una città con quasi un milione di abitanti. E fino all’altro ieri ci è riuscito. Ma lui non è una persona qualsiasi. No, lui è Pasquale Bonavota, il capo riconosciuto della ’ndrina di Sant’Onofrio.

Uno che ha mangiato pane e ’ndrangheta fin da bambino, uno che è cresciuto con la smania di potere e che fino ad oggi è riuscito a rimanere giudiziariamente integro visto che nei due processi in cui era imputato è uscito assolto, anche se in quello per l’omicidio di Domenico Di Leo (“Conquista”) la sentenza è definitiva.

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I PROCESSI IN CUI È COINVOLTO PASQUALE BONAVOTA

Ne sta sostenendo però altri due. “Rinascita-Scott”, per il quale era pendente sul capo la misura cautelare, motivo dell’arresto, e Replay, a Roma, su una presunta associazione dedita al narcotraffico internazionale, il cui verdetto è previsto per il 25 maggio prossimo.

Qui è accusato di detenzione e spaccio di droga e rischia 8 anni di carcere mentre l’accusa non ritiene provata la sua partecipazione alla associazione dedita al narcotraffico che, altro dato storico significativo, retrodata a inizio Duemila i legami tra i Casamonica e la malavita calabrese. Per Luciano Casamonica, una delle figure più rappresentative del clan sinti, la richiesta è di 11 anni e mezzo. Ventidue quelli sollecitati per Ruben Alicandri, (già legato alla banda di Fabrizio Piscitelli «Diabolik»), 20 per l’altro boss vibonese, Giuseppe Antonio Accorinti.

Erano stati tutti già processati e condannati a Catanzaro dove il processo era cominciato nel 2004, due anni prima degli arresti, salvo poi essere annullato dalla Cassazione e trasferito a Roma. Qui è ripartito da zero nel 2012 e che adesso, dopo 11 anni è ormai alle fasi conclusive.

TELEFONO CONTROLLATO E MOGLIE PEDINATA, ECCO COME HANNO PRESO PASQUALE BONAVOTA

Tornando alla cattura, non si può non evidenziare il lavoro certosino e paziente svolto dai carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo di Vibo, coordinato dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, che hanno seguito le molliche di pane lasciate inconsapevolmente dal latitante scampato al blitz di “Rinascita” del 19 dicembre 2019 ma già uccel di bosco dall’anno prima, quanto a seguito della condanna di primo grado nel processo “Conquista” si era reso irreperibile.

«Questa indagine conferma l’indispensabilità delle intercettazioni, senza le quali non saremmo arrivati alla cattura del boss Pasquale Bonavota», ha affermato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

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PRESO BONAVOTA, LA RICOSTRUZIONE DEL COMANDANTE D’ANGELANTONIO: “MOGLIE PEDINATA FINO IN FRANCIA”

A spiegare l’attività investigativa è stato il Comandante del II Reparto Investigativo del Ros, colonnello Massimiliano D’Angelantonio. Il comandante ha evidenziato come gli accertamenti a Genova siano stati rivolti anche nei confronti della moglie del di Bonavota, di professione insegnante, che hanno portato ad agganciarla e a pedinarla addirittura anche in territorio francese per capirne a fondo gli spostamenti. Avevamo la sensazione che potesse esserci un incontro per cui grazie anche a un complesso dispositivo tecnico siamo riusciti a scoprire meglio il circuito indagato e abbiamo individuato una ristretta area di Genova dove ritenevamo che latitante fosse presente”.

E così l’altra mattina, durante una serie di verifiche, il dispositivo ha individuato l’area e localizzato Bonavota all’interno della Cattedrale e a quel punto i carabinieri l’hanno immediatamente fermato mentre stava pregando, rendendolo inoffensivo. Nelle fasi successive gli investigatori hanno portato all’individuazione del covo dove si ritiene che Bonavota abbia vissuto il latitanza negli ultimi mesi.

Durante la perquisizione gli inquirenti hanno individuato alcuni telefonini che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti, un documento d’identità in uso ad un soggetto, che può aprire interessanti scenari, su cui sono in corso accertamenti, nonché materiale di estremo interesse investigativo: in particolare dei foglietti di carta con nominativi e altre indicazioni che saranno nei prossimi giorni vagliati di concerto con la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro.

PERNA (ROS DI GENOVA): «L’ARRESTO DI BONAVOTA FRUTTO DI UNA MANOVRA COMPLESSIVA»

Per Fabrizio Perna, comandante del Ros di Genova, l’arresto di Pasquale Bonavota rappresenta il frutto di una “manovra complessiva che ha visto coinvolte le varie sezioni dell’Arma”, mentre Michele Lastella, comandante del Reparto operativo di Genova ha raccontato un piccolo aneddoto: “Il latitante, nel momento in ci siamo avvicinati a lui, si è mostrato naturalmente spaventato e allo stesso tempo sorpreso” ed avrebbe cercato di sviare i sospetti sulla sua persona: “Ha chiesto se fosse lui il Pasquale che stavamo cercando”.

Che Bonavota fosse nella città della Lanterna era un sospetto che ormai aveva assunto i crismi della certezza: mancava il tassello finale: “I sospetti erano fortissimi abbiamo e pertanto iniziato, soprattutto nell’ultimo periodo, un’opera di osservazione pedinamento di soggetti che potevano essere in qualche modo rivelanti la sua presenza; siamo riusciti ad individuare una persona mentre era a passeggio nelle vie del centro storico di Genova, che assomigliava a Bonavota e quindi l’abbiamo seguito finché non abbiamo avuto la certezza che fosse lui, siamo intervenuti mentre era intento a pregare in chiesa”.

Pasquale Bonavota, difeso dall’avvocato Tiziana Barillaro, si trova attualmente ristretto nel penitenziario di Genova, ma il suo destino carcerario appare ormai segnato in quanto ben presto potrebbero aprirsi le porte del 41 bis.

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