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VIBO VALENTIA – L’organista non s’è suicidato, è stato ucciso. Un delitto quasi perfetto, commesso da un assassino che con un rogo avrebbe cancellato ogni traccia. È l’ipotesi sulla quale indaga la Procura di Vibo, che adesso procede, formalmente, per omicidio. Il giallo inizia la sera del 21 ottobre, quando Giuseppe Damiano Cricrì, 48 anni organista della chiesa di Santa Marina a Melicucca, frazione di Dinami, sparisce dopo una visita a casa del cognato. Per il giorno seguente deve effettuare un piccolo trasloco: per questo si reca dal cognato, al quale dà quotidianamente una mano al bar di famiglia. Poi, a bordo della sua Fiat Panda, prende la strada di casa. Era tornato a vivere coi genitori, una volta frantumatosi il suo matrimonio. Separato, la moglie s’era trasferita fuori regione, assieme alla figlia adolescente. I genitori, quella sera, però l’attendono invano. 

Dopo la denuncia di scomparsa scattano le ricerche. Intorno alle 17 di martedì 22 ottobre i volontari della Protezione civile, in località Petrognano di Limpidi d’Acquaro, trovano un’auto ridotta ad un cumulo di lamiere, è la Fiat Panda che stanno cercando. All’interno distinguono i resti di un uomo: le fiamme hanno carbonizzato tutto, incenerendo perfino gli arti; restano solo il cranio e una parte del torace. Impossibile ricostruire la causa del decesso, così si fa largo l’ipotesi del suicidio, perché nessun elemento, in prima battuta, offre uno spunto per ipotizzare un omicidio. Il pm Pesce e i carabinieri, però, non mollano. E scavano nella sua vita. Cricrì aveva una relazione, con una donna separata, che avrebbe avuto più relazioni e che sarebbe stata imparentata a soggetti di un certo peso delle Preserre vibonesi. Una relazione, però, finita qualche tempo prima. Sarebbe stato lui a chiuderla. 

Così, almeno, avrebbe detto la donna ai carabinieri, che l’hanno sentita in veste di persona informata sui fatti. Forse qualcuno temeva un ritorno di fiamma tra i due? O forse qualcosa della sua vita privata ancora sfugge? Si apre, così, la pista alternativa: da un suicidio che non convince affatto, ad un possibile caso d’omicidio dal movente passionale. 

 
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