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Don Ennio Stamile

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L’appello del referente regionale dell’associazione antimafia

VIBO VALENTIA – Prova a gettare acqua sul fuoco don Ennio Stamile, referente regionale di Libera dopo lo scontro tra il coordinatore provinciale Giuseppe Borrello e la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Il religioso ricorda in primis che l’assemblea regionale di Libera, tenutasi a fine settembre scorso, ha approvato all’unanimità la proposta avanzata dai familiari delle vittime innocenti della ‘ndrangheta, di celebrare la prima giornata regionale della memoria e dell’impegno a Vibo Valentia il 21 marzo. Un appuntamento che vedrà altri 4.000 luoghi significativi sparsi in tutta Italia, dove migliaia di cittadini, studenti, rappresentanti delle istituzioni si ritroveranno per ascoltare la lettura dei circa mille nomi delle vittime.

«Anche noi cristiani – evidenzia – se non alziamo lo sguardo verso la croce di Cristo, rimaniamo non solo privi di parole ma anche incapaci di riflettere, pregare ed agire secondo quanto la stessa “Parola della Croce” esprime. Essa, ricordiamolo, è innanzitutto il grande abbraccio del Padre che nella sofferenza innocente del Figlio raggiunge e redime ogni umana sofferenza. Credo che in questo grande abbraccio davvero tutti, credenti e non credenti possiamo riconoscerci. La giornata della memoria non è solo un vago ricordo del sangue innocente provocato dalle mafie ma, innanzitutto, un voler “abbracciare” i loro familiari e le immani sofferenze di cui sono portatori. Solo questo stare accanto, ci consente davvero di poterne ascoltare le storie ed il loro grido per ottenere verità e di giustizia».

Don Stamile ricorda come il territorio vibonese viva un momento davvero drammatico della sua storia: «Criminalità organizzata diffusa e radicata, traffico di stupefacenti, racket ed usura, omertà, collusioni e corruzioni che hanno raggiunto negli anni scorsi apparati istituzionali preposti al loro contrasto, violenza e sparatorie nelle strade causate anche da problemi legati alla devianza giovanile, disoccupazione, lavoro nero o sottopagato e molti altri che ben conosciamo. Dinanzi a questa drammatica realtà, occorre non cedere alla tentazione di accusare gli altri per le loro mancanze, bensì interrogarsi prima ed impegnarsi poi, sul quel fronte che don Luigi Ciotti ha definito “il morso del più”. In virtù di ciò, siamo continuamente invitati a chiederci cosa ancora possiamo e dobbiamo fare. Tale domanda, che risuona in fondo alla coscienza di ognuno, secondo il proprio ruolo, coinvolge davvero tutti (nessuno escluso) inchiodandoci alle nostre personali responsabilità. Questo “morso del più” ci spinge a tracciare un percorso comune – ed a superare le polemiche che non conducono mai da nessuna parte – consapevoli che da soli non andiamo da nessuna parte. Per usare ancora una felice espressione di don Ciotti “è solo il Noi che vince”».

Nei giorni scorsi c’era stata, come detto, un’aspra polemica tra il neo referente provinciale di Libera, Giuseppe Borrello, e la Diocesi di Mileto (LEGGI LA NOTIZIA). Il primo, in occasione della celebrazione della Giornata della memoria, ha puntato il dito anche contro i parroci accusati di ambiguità nei confronti della ‘ndrangheta, la seconda ha risposto con durezza: «Abbiamo la convinzione che la benemerita Associazione “Libera” non condivida affatto questi falsi assunti. Borrello ignora che la celebrazione della Giornata della Memoria svolta lo scorso anno a Locri è avvenuta con la partecipazione attiva della Chiesa calabrese, ben rappresentata dai suoi Vescovi e che a quella di quest’anno, da tenersi prossimamente a Vibo, il vescovo Renzo e la nostra Diocesi hanno dato piena adesione. Se questa è “ambiguità”, o connivenza. Borrello, invece di fare proclami di circostanza e sparare con colpi bagnati alla ricerca forse di notorietà, farebbe bene ad informarsi e ad impegnarsi nella formazione alla vera legalità, per come hanno fatto e fanno da sempre gli amici di Libera».

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