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Il tribunale di Torino

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TORINO – Nuova maxi operazione della Direzione distrettuale antimafia contro la ‘ndrangheta attiva nel nord Italia. Dalle prime luci dell’alba oltre 400 militari del comando provinciale di Torino e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma della Guardia di finanza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo piemontese e il Ros dei carabinieri di Torino, sono stati impegnati in una vasta operazione, denominata”Carminius” nei confronti di un sodalizio di matrice ‘ndranghetista fortemente radicato sul territorio piemontese.

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Le ordinanze di custodia cautelare sono state 17 più una a carico di una persona già detenuta ma all’estero, tutte nei confronti di indagati ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso ed altro. I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2012 dal Ros dei carabinieri e da una seconda attività nel 2015 dalla Guardia di finanza che «hanno consentito di raccogliere significativi elementi che permettono di dimostrare l’esistenza e l’operatività in Piemonte di un gruppo delinquenziale, appartenente alla ‘ndrangheta».

In particolare, sono 15 le persone finite in carcere nel corso dell’operazione “Carminius”, più due indagati per concorso esterno, quattordici di loro sono indagate per associazione a delinquere di stampa mafioso finalizzata alla produzione e al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Torino gli indagati sono legati alla ‘ndrina Bonavota, originaria della provincia di Vibo Valentia, ed erano attivi nell’area di Carmagnola. Il gruppo sarebbe guidato da tre capi: Salvatore Arone di 60 anni, Francesco Arone (58 anni) e Antonino Defina (53 anni). Due uomini sono accusati invece di concorso esterno in associazione mafiosa: tra questi c’è il proprietario di due concessionarie di automobili. Il valore dei sequestri di società, conti correnti e cassette di sicurezza supera i 45 milioni di euro.

Le accuse sono a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla produzione e al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa.

Dalle indagini è emersa anche l’esistenza di un sodalizio “allargato”, composto da cosche della ‘ndrangheta operative tra le province di Torino e di Cuneo che avevano stretto un patto di alleanza con esponenti di Cosa Nostra siciliana, attivi a Carmagnola. In tal modo personaggi di spicco dei distinti contesti mafiosi hanno potuto gestire, di comune accordo, numerose attività illecite nei settori del traffico di stupefacenti e delle estorsioni.

Oltre 60 le perquisizioni, nei confronti dei 35responsabili complessivamente indagati,in diverse località delle province di Torino, Genova, Cuneo e Vibo Valentia, condotte con il supporto di unità cinofile, un velivolo delle Fiamme Gialle e mezzi tecnici dell’Esercito Italiano

Il commento del ministro Matteo Salvini: «La pacchia è finita»

«Altro successo contro la ‘ndrangheta. Oltre 400 carabinieri e finanzieri, coordinati dalla Dda di Torino, stanno smantellando una rete piemontese dei clan. Droga, estorsioni, fatture false, affari con le slot machine e tanto altro. Sequestrati beni per 40 milioni di euro. Complimenti alle Forze dell’Ordine e agli inquirenti. Nessuna pietà per i criminali: la pacchia è finita», questo il commento all’operazione da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

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