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Il cimitero di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Sono rimaste lì, esposte agli agenti atmosferici chissà per quanto tempo. Appartenute a persone che hanno lasciato questa terra chissà quando. A dei ragazzini per la precisione, viste le dimensioni. Quattro in tutto. Quattro scheletri adagiati alla meno peggio, senza alcun rispetto per il defunto. Non sono stati rinvenuti tra le sterpaglie o sotto terra.

No, si trovavano addirittura sul tetto di una delle tante cappelle funerarie nel cimitero comunale. Chi ce le ha messe è un mistero sul quale la Procura di Vibo ha aperto un’indagine dopo la segnalazione effettuata dalla Polizia municipale che sta eseguendo da tempo una serie di verifiche nelle aree cimiteriali del capoluogo e delle frazioni.

Verifiche che nel recente passato hanno portato al rinvenimento, sempre nel camposanto di Vibo, di resti umani sparsi in po’ ovunque, indumenti di defunti e bare, in tre camere “fantasma”, e poi 239 ossarietti completamente vuoti.

Ma la scoperta dell’altro giorno fa assumere alla vicenda dei contorni ancora più inquietanti, se non altro per i familiari dei defunti che a questo punto potrebbero avere il sospetto che nelle bare possano non riposare le spoglie dei propri cari ma quelle di chissà chi. D’altronde, sempre nel cimitero di Vibo due anni addietro un’intera cappella fu svuotata di ogni cosa: dagli oggetti funerari alle stesse bare, ben sette.

In base a quanto è stato possibile apprendere, gli scheletri sono stati rinvenuti uno accanto all’altro, ovviamente le ossa sparse sulla superficie del tetto della struttura e, stando alle prime indiscrezioni, potrebbero essere appartenuti a soggetti di età compresa tra i 10 e i 15 anni in considerazione della grandezza delle stesse. Un mistero insomma, quello portato alla luce dagli uomini del comandante Michele Bruzzese che hanno proceduto al sequestro, su disposizione della Procura ordinaria, debitamente informata, a cui adesso spetterà scegliere le modalità di intervento affidandosi, nel caso ad un anatomopatologo quanto meno per stabilire l’età del decesso. 

Ipotesi investigative. Come nel caso delle camere “fantasma”, al momento è presto per formulare qualche ipotesi chiara, di certo anche questa volta ci si è trovati di fronte ad una situazione inedita. Le circostanze potrebbero far pensare ad un’attività di esumazione praticata anni addietro.

Il cimitero comunale torna quindi all’attenzione delle forze dell’ordine. Tralasciando quanto è emerso dall’inchiesta “Rinascita-Scott” dove il camposanto viene descritto come un porto di mare sulle quali mettere le mani per assicurarsi ingenti profitti con le tumulazioni illegali dei cadaveri, l’episodio più eclatante è stato indubbiamente, come detto, quello del 2019 legato alla sparizione di ben sette bare poste all’interno di una cappella gentilizia appartenente ad una famiglia vibonese. Ad accorgersi dell’accaduto, era stato un amico di famiglia che aveva notato come la scritta con i cognomi fosse stata rimossa e che il cancelletto della struttura fosse coperto da un telo che celava tra l’altro un lucchetto nuovo. All’interno della stessa furono rinvenute tracce di lavori e in una busta una parte dei resti delle persone tumulate.

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