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(Foto Pixabay)

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TROPEA – Il gelato di Tropea è tra i più cari d’Europa e per il sindaco Nino Macrì va bene così. Anzi è quasi un motivo di orgoglio, con buona pace di turisti e residenti che si trovano a sborsare soldi  già non solo per il parcheggio o per un pranzo o una cena, o anche un pasto al volo, ma adesso anche per un gelato che di fatto non richiede ingredienti particolarmente costosi o ricercati.

Ma ormai il trend è questo, e volenti o nolenti, ci si deve adeguare se si vuole trascorrere del tempo nella “Perla del Tirreno” che, indubbiamente avrà dei paesaggi meravigliosi e sta vivendo una stagione turistica positiva ma che non giustifica “spennare” il turista di turno – che evidentemente ha soldi da spendere ma, si badi, non sperperare – o il residente che vive il territorio 24 ore al giorno, tutto l’anno, e che alla fine determina un esito elettorale.

Ma andiamo per ordine. I dati diffusi nei giorni scorsi da Omio, piattaforma di prenotazione di treni, autobus e voli che ha pubblicato un confronto tra i prezzi medi al dettaglio di una pallina di gelato in 75 spiagge di 20 dei Paesi più popolari per le vacanze. E tra le località più costose risulta appunto la cittadina del Tirreno vibonese.

E vediamo le dichiarazioni del sindaco Nino Macrì: “L’essere affiancati a Positano come destinazione turistica con i più alti prezzi in Europa per pallina di gelato, qualora i prezzi indicati dalla classifica fossero realmente quelli diffusi nella nostra città (il che non ci risulta), rappresenterebbe comunque non una bocciatura ma semmai una promozione. Perché confermerebbe l’esatta e coerente direzione intrapresa da Tropea in questi anni: posizionarsi in alto nei mercati turistici, per la sempre maggiore qualità complessiva della proposta ricettiva ed esperienziale, inclusa quella enogastronomica ed artigianale di cui il gelato è forse il simbolo più forte.

Se il gelato a Tropea risulta tra i più costosi d’Europa – continua – significa anzi tutto che è anche uno dei gelati più buoni, per qualità delle materie prime e della preparazione artigianale delle nostre gelaterie. A tutte loro – aggiunge il primo cittadino – giungano quindi i complimenti miei personali e dell’amministrazione comunale per un riconoscimento internazionale che al pari di altri si allinea perfettamente all’idea che insieme stiamo portando avanti sin dal nostro insediamento”.

Pertanto, se per il sindaco la qualità si “paga sempre” è giusto che  “Tropea continui a non voler essere una destinazione per tutti i target, per i tutti i gusti e per tutte le tasche”. Insomma non una meta popolare ma d’élite, secondo la personale e singolare visione del primo cittadino che potrebbe anche essere scambiata per classista in quanto “selezionare la domanda dei visitatori e non ricercare o accontentarsi dell’indistinto sovraffollamento stagionale non soltanto è possibile ma, come questa ulteriore bella notizia conferma, è doveroso ed auspicabile per fare del turismo non una parentesi di caos o spreco di risorse pubbliche ma – conclude Macrì – una strategia misurabile di reddito e sviluppo economico per la rete commerciale ed imprenditoriale, per la comunità ed il territorio”.

Ma come dicevamo, questo intendimento di Macrì – che già un paio di anni addietro si attirò le critiche non solo dei tropeani per l’aumento del costo delle soste a pagamento (al parcheggio dell’Isola aveva detto di volerlo innalzare da 3 a 5 euro l’ora) – non collima con quello del resto della popolazione che sui social – e questo è un dato oggettivo in quanto basta leggere i commenti – non manca di farlo notare anche con forza. Tropea non è Taormina (dove comunque basta notare le differenze soprattutto di marchi lungo il corso tra i corsi delle due città), non è Positano, non è Polignano a Mare e nemmeno Portofino, Santorini o Saint Tropez.

Tropea è semplicemente Tropea, con tutte le sue innegabili bellezze, i suoi impareggiabili scorci ma che ancora non è a livello delle altre mete turistiche nazionali. Sta “studiando” per diventare come loro – e di questo è innegabile il merito del sindaco Macrì – ma elevare i prezzi, uniformandoli a quelli delle località appena citate, non è certo la strada giusta. E il turista non è fesso, men che meno chi vive a queste latitudini.

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