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Patrizia Serena Pasquin

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VIBO VALENTIA – Da un lato la conferma dell’espulsione dalla magistratura (LEGGI LA NOTIZIA), dall’altro il rigetto del ricorso finalizzato a chiedere una revisione del suo processo. Due sentenze emesse nel giro di poche settimane dalla Suprema corte di Cassazione a carico dell’ex presidente della sezione civile del Tribunale di Vibo, Patrizia Pasquin, condannata in via definitiva a due anni e otto mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari.

(SCOPRI I CONTENUTI DELL’OPERAZIONE DINASTY 2 – DO UT DES)

Per quanto concerne la prima, i giudici del Palazzaccio erano chiamati ad esaminare il ricorso dell’ex magistrato a seguito della pronuncia del Csm. A parere della Suprema Corte tale verdetto non ha riscontrato «alcun elemento idoneo a fornire una qualche parvenza di giustificabilità nel comportamento dell’incolpata, tale da indurre ad una riflessione sulla eventualità di una graduazione della sanzione. Non merita, poi, obiezioni la pronuncia disciplinare del Csm che ha rilevato l’estrema gravità dei fatti, evidenziando che il reato di corruzione in atti giudiziari commesso da un magistrato costituisce una condotta che attinge al massimo livello di intollerabilità da parte dell’ordinamento, qualunque e di qualunque entità ne sia l’utile che se ne trae, ed è fonte di discredito per la magistratura».

(LEGGI LA NOTIZIA SULLA CONDANNA DELL’EX GIUDICE PASQUIN)

Per quanto concerne, poi, la seconda sentenza, l’istanza di revisione del processo si fondava sul presunto contrasto della sentenza di condanna nei confronti della ricorrente in relazione al reato di corruzione in atti giudiziari – per avere, nella sua qualità di Presidente di sezione del Tribunale di Vibo Valentia, messo a disposizione la propria funzione giudiziaria a beneficio di Antonio Ventura nell’ambito della procedura fallimentare che lo riguardava – emessa dalla Corte d’appello di Salerno in data 24 maggio 2013 e divenuta irrevocabile il 5 novembre 2014 (a seguito del rigetto del ricorso per Cassazione), con altre pronunce che hanno riguardato Domenico Marchese, avvocato della procedura concordataria, anch’egli imputato del medesimo delitto, assolto per non aver commesso il fatto (sentenza emessa in data 28 giugno 2007 dal Gip presso il Tribunale di Salerno), nonché Ventura, Pierina Penna e Rosaria Ventura, presunti corruttori, rispetto ai quali il medesimo reato è stato dichiarato prescritto (sentenza emessa in data 17 aprile 2015 dalla Corte di appello di Salerno).

Ma per la Cassazione, il ricorso «è manifestamente infondato, posto che, come correttamente messo in evidenza dalla Corte di appello, quest’ultimo è stato assolto per non avere commesso il fatto, difettando la prova della condotta ausiliatrice del difensore dei Ventura nella corruzione della Pasquin».

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