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L'ex boss di Vibo, oggi collaboratore di giustizia, Andrea Mantella

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LAMEZIA TERME – «Io sono una persona davvero pentita e chiedo perdono a tutte le persone a cui ho fatto del male. Con le mie dichiarazioni posso solo contribuire a rendere giustizia alle vittime della ‘ndrangheta».

 Andrea Mantella, l’ex boss di Vibo, colui il quale ha sulla coscienza decine di omicidi, tra commessi di persona e ordinati, chiede perdono. Lo fa rispondendo ad una delle domande dell’avvocato Diego Brancia, il primo tra i difensori degli oltre trecento imputati al processo “Rinascita-Scott”, a dare il via alla lunga serie dei controesami che caratterizzerà quasi tutte le udienze di giugno già calendarizzate.

Una conversione che il collaboratore di giustizia racconta di aver avuto leggendo dei libri durante la sua detenzione in carcere: «Leggere mi ha aiutato a capire e a non condividere più le logiche ‘ndranghetistiche. Io mi definisco moralmente pentito perché mi sono reso conto di aver sbagliato nella mia vita e ho quindi deciso di liberarmi da tutti i fardelli collaborando con la giustizia». 

Un concetto già espresso in precedenza. «Sono stato un idiota, marinavo la scuola – ha rimarcato in un altro passaggio – per andare dietro ai falsi miti. Mi sono rovinato la vita perché ho perso tanti anni in carcere ma ho capito di aver sbagliato. Mi è sempre piaciuto leggere e studiare, amo la lettura e oggi non mi sento più una persona becera, ignorante, primitiva. Ho una nuova vita, sono un collaboratore di giustizia, voglio vivere da persona per bene perché me lo garantisce una legge della Repubblica Italiana». 

Mantella riferisce, quindi, che è stato «un bene per tutti che mi sia pentito. Fossi uscito dal carcere con la logica ‘ndranghetistica avrei dovuto fare altri omicidi».

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