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Salvatore Solano

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VIBO VALENTIA – L’amministrazione provinciale di Vibo Valentia ha deciso di costituirsi parte civile nel processo denominato Petrolmafie, o meglio “Rinascita due”. Il tutto allo scopo di tutelare “gli interessi dell’Ente ed ottenere il risarcimento dei danni anche morali”.

La curiosità sta nel fatto che tra le persone per le quali la distrettuale antimafia ha chiesto il processo c’è proprio il presidente dell’ente stesso, Salvatore Solano, accusato di corruzione, scambio elettorale politico mafioso con il cugino Giuseppe D’Amico, una delle principali figure dell’indagine e considerato referente del clan Mancuso di Limbadi, e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa.

L’udienza preliminare, che vede indagate oltre a Solano, 84 persone, è stata fissata per il 4 ottobre nell’aula bunker di Lamezia Terme, dove si sta celebrando il maxi processo Rinascita. Molteplici i reati di cui sono accusati a vario titolo i soggetti coinvolti: dall’associazione di stampo mafioso al voto di scambio politico-mafioso, passando per riciclaggio di denaro, estorsioni, intestazione fittizia di beni e non solo.

A patrocinare la costituzione in giudizio della Provincia sarà l’avvocato Maria Rosa Pisani, dipendente dell’Ufficio legale dell’Ente. Pertanto, per come si evince dall’apposita delibera a firma del vicepresidente Domenico Anello e del segretario generale, Mario Ientile, la Provincia si costituirà parte civile “contro” il suo stesso amministratore in quella che è indubbiamente una vicenda paradossale.

Vicenda sulla quale sono intervenuti i consiglieri Daniele Vasinton e Antonella Grillo chiedendo le dimissioni di Solano: «Oggi che la situazione è diventata più difficoltosa il Presidente persiste nella scelta di rimanere in sella, rimangiandosi quanto affermato nella riunione del 3 agosto 2021, con conseguente notevole difficoltà politica-amministrativa dell’Ente Provincia. Pur tuttavia, il senso di responsabilità e di opportunità politica ha decisamente la priorità, ciò richiede l’assunzione di una scelta netta da chi è preposto alla gestione della cosa pubblica. Ribadiamo l’auspicio che il Presidente possa dimostrare in tutte le sede giudiziarie la sua estraneità ai fatti contestati, ma che in questo momento non ci sono le condizioni a nostro avviso per continuare a dirigere l’Ente Provincia e quindi chiediamo le dimissioni dal ruolo di Presidente».

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