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L'omicidio di Francesco Timpano

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VIBO VALENTIA – Trent’anni in primo grado, la stessa entità in secondo, e adesso il sigillo della Cassazione. Così ha deciso la prima sezione penale nei confronti di Giuseppe Olivieri, 41 anni di Nicotera, per l’omicidio di Francesco Timpano, 44 anni, avvenuto sulla spiaggia della città medmea il pomeriggio del 12 agosto del 2018, quando l’arenile era affollato di gente intenta a godersi la calura estiva e progettare la giornata di Ferragosto.

I giudici di legittimità hanno respinto il ricorso presentato dai legali dell’imputato, segnatamente gli avvocati Francesco Schimio e Giovanni Piccolo, accogliendo, di fatto, le richieste della Procura generale, e quindi reiterando la pena a 30 anni di carcere per il 41enne, tra l’altro reo confesso. Ha retto sotto ogni aspetto dunque il castello accusatorio messo in piedi dalla Procura di Vibo, puntellato nei due successivi gradi di giudizio e adesso confermato dai magistrati del Palazzaccio.

Nel corso del processo, la difesa aveva puntato sull’assenza della premeditazione dell’omicidio di Timpano avvenuto praticamente davanti agli occhi della moglie. Assenza di premeditazione, a parere del legale dell’imputato, che era supportata da una serie di indagini difensive ma che, tuttavia, non aveva retto al vaglio dei giudici. In buona sostanza, l’uccisione efferata di Francesco Timpano era stata giudicata dalla Corte quale naturale prosecuzione della mattanza messa in atto l’11 maggio precedente dal fratello di Giuseppe Olivieri, Francesco detto “Ciko”, con l’eliminazione di Giuseppina Mollese e Michele Valarioti e il ferimento di altre tre persone, una delle quali consanguinea della vittima.

D’altronde, questa circostanza era stata messa nero su bianco dal gup nelle motivazioni della sentenza di primo grado del processo celebrato con rito abbreviato. Giuseppe Olivieri, il 12 agosto dello scorso anno, si recò, nel primo pomeriggio, a Nicotera Marina, all’interno dello stabilimento balneare “Il Gabbiano” per attendere il 44enne Timpano, esplodendogli alla schiena alcuni colpi di pistola calibro 7,65, davanti alla moglie e a decine di bagnanti atterriti. Voleva portare a termine la missione di morte che il fratello non era riuscito a completare, eliminando le persone sopravvissute alla mattanza di qualche mese prima. Tra queste vi sarebbe stato anche Vincenzo, fratello di Francesco.

L’imputato attese quest’ultimo in un lido e quando questi si diresse verso una doccia gli si avvicinò alle spalle e lo freddò. La consorte della vittima, nonostante lo shock, era stata comunque in grado di descrivere ai carabinieri l’identikit dell’assassino che nel frattempo si era dato alla fuga, salvo poi costituirsi, 9 giorni dopo, presso la caserma dei carabinieri di Nicotera.

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