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LAMEZIA – Dopo la pausa estiva, è ripreso stamani il processo “Rinascita-Scott” in quella che sarà forse l’udienza più importante tra quelle fin qui svolte: si dovrà infatti necessariamente risolvere  una circostanza di dirimente importanza: la possibilità che il procedimento penale riparta da zero a seguito della ricusazione di due terzi del Collegio giudicante, avanzata dal presunto boss Giuseppe Accorinti e accolta il 10 agosto scorso dalla Corte d’Appello di Catanzaro, che avevano espresso, in sentenza, nell’ambito del processo “Nemea”, un giudizio sulla posizione non solo dell’imputato ma anche di Luigi Mancuso.

E l’udienza è iniziata con la dichiarazione di separazione della sola posizione di Accorinti, rinviando il processo alla data del 13 settembre 2022. Allo stesso tempo, il presidente Brigida Cavasino ha annunciato la sua richiesta di astensione avanzata per le sole figure di Luigi Mancuso e Orazio Lo Bianco che sarà estesa  per tutti gli imputati nel caso in cui venisse accolta quella della collega Gilda Romano, anch’ella ricusata insieme al presidente, nei confronti della totalità delle persone coinvolte nel procedimento penale.

Sul punto sono intervenute, com’era inevitabile, i difensori di Accorinti: gli avvocati Francesco Sabatino e Daniela Garisto che hanno chiesto l’astensione dei due giudici non solo per l’imputato, ma per tutti gli altri. In particolare, il primo ha parlato di “gravi violazioni del codice di procedura penale su cui eccepisco la nullità dell’odierna costituzione del Collegio, mentre per tutte le posizioni costituisco la nullità della costituzione delle parti”, chiedendo, pertanto, la revoca del provvedimento di separazione della posizione di Accorinti in quanto “non c’è stata la discussione con le parti”.

La Garisto ha aggiunto come sia  “impossibile non tenere conto dei fatti relativi ad Accorinti, personaggio ritenuto dall’accusa non partecipe dell’associazione di riferimento ma esponente di primo piano, e connessi a tutti gli altri imputati; non si potrà dire che sarà sufficiente stralciare la sua posizione e non tenere conto delle altre persone interessate nel processo”, da qui, dunque, la richiesta conforme a quella del collega.

Anche il collega Alessandro Diddi ha rilevato come il provvedimento di ricusazione si riverberi a cascata sugli altri imputati in quanto si è in presenza di plurimi collegamenti tra Accorinti ed esponenti apicali di altre ‘ndrine del territorio per alcune delle quali “avete dovuto ammettere l’esistenza”. A seguire il collega Giuseppe Di Renzo che, concordando con gli interventi precedenti, ha irrobustito la discussione facendo riferimento alle sentenze Tanzi e Gerbino.

Dopo un breve consulto tra i componenti, il Tribunale ha quindi accolto l’ordinanza di revoca dell’ordinanza di separazione avanzata dalla difesa di Accorinti. Ma l’avvocato Sabatino ha replicato affermando che tale atto “è perfettamente inutile; siamo in presenza di un provvedimento della Corte d’Appello di Catanzaro e non è consentito pertanto trasmette gli atti al presidente del Tribunale di Vibo (Erminio di Matteo) che non si può sostituire alla Corte”. Da qui, pertanto, la richiesta che “vengano espunti tutti gli atti dal 5 marzo 2021 (data di deposito in Rinascita-Scott” della sentenza “Nemea”, ndr) in poi” rilevando che “non si può dare lettura di verbali di prova già dichiarati inefficaci perché  il Tribunale non potrebbe adottare alcun provvedimento”.

Anche l’avvocato Luca Cianferoni ha chiesto l’inefficacia degli atti di prova, ma ovviamente nei confronti dei suoi assistiti rilevando come la decisione di stralciare Accorinti sia “stata errata” e che pertanto il Tribunale “deve bloccare il processo in attesa che la Cassazione si pronunci sulle figure di Mancuso ed Accorinti, perché la Suprema Corte potrebbe anche riconoscere definitivamente che l’errore del Collegio è fondato e quindi provocare l’annullamento del processo. In caso dovesse rinviare nuovamente alla Corte d’Appello resteremmo impelagati in un altro anno di discussione”.

L’avvocato Diego Brancia ha parlato di processo “avvelenato” ricordando che la “richiesta di astensione del Collegio risale ad un anno e mezzo fa e che fu rigettata”. Pertanto, “prescindendo dalla dichiarazione di astensione” avanzata dai due magistrati, il legale ha chiesto il rinvio del processo e sospeso fino alla data della decisione della Cassazione su Accorinti o, in subordine, fino al 13 settembre, data in cui si dovrà pronunciare la Corte d’Appello sulla ricusazione avanzata da Luigi Mancuso verso i due giudici.

Alla girandola degli interventi si è unito anche l’avvocato Giuseppe Bagnato soffermandosi sulla circostanza se “lo strumento dell’astensione e della ricusazione possa garantire o meno la legalità del processo. L’inefficacia degli atti probatori deve essere estesa a tutti gli altri imputati del processo – che ha ad oggetto il vincolo associativo – sul principio che l’atto è stato acquisito dal “giudice sospetto” e non può avere pertanto efficacia sugli altri nel nome di una garanzia del processo”.

A seguire, l’avvocato Vincenzo Galeota che, rivolgendosi al Collegio, ha rimarcato che (voi) “non potete continuare a celebrare poiché non siete più i giudici precostituiti per legge”, Pietro Proto, Rosa Giorno, Vincenzo Gennaro, Paola Stilo, Giuseppe Artusa, Michelangelo Miceli, Tiziana Barillaro, Francesco Lione e gli altri colleghi, tra cui Paride Scinica, quest’ultimo legale di Luigi Mancuso, il quale ha chiesto il “ritiro dell’astensione nei confronti del proprio assistito in quanto è pendente un giudizio di ricusazione in Corte d’Appello”; successivamente rilevando come il presidente del Tribunale, visto che “l’ordinanza della Corte per Accorinti risale al 10 agosto scorso”, avrebbe quindi “ben potuto emanare un provvedimento per nominare un nuovo Collegio per la posizione di quest’ultimo”, e pertanto Luigi e Giuseppe Mancuso, Scinica ha chiesto “la sospensione procedimento per estensione degli effetti della ricusazione avanzata da Accorinti” rilevando che “il giudice competente sull’astensione deve essere la Corte d’Appello” perché “voi siete fuori ormai dal processo”.

Guido Contestabile, difensore, tra gli altri, di Giancarlo Pittelli rimarcando come l’ordinanza della Corte d’Appello abbia “dichiarato l’inefficacia di tutti gli atti di contenuto probatorio dopo il 5 marzo 2021 e questo implica, di fatto, che noi stiamo celebrando un processo in una situazione parossistica”, e a seguire il collega Salvatore Staiano (altro legale di Pittelli) che ha rilevato la “mancanza di un provvedimento presidenziale di nomina di un altro Collegio e che non si può prescindere dalle decisioni delle Sezioni unite della Cassazione sul punto (riferimento alla sentenza Gerbino, ndr) che estende l’inutilizzabilità degli atti per tutti gli imputati” e sulla base di questo “i due giudici ricusati sono “fuorigioco” perché non possono più emanare atti processuali”, chiedendo la sospensione del processo e la revoca della richiesta di astensione dei due magistrati.

A contestare apertamente i rilievi posti dal collegio di difesa sono stati i pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso in due articolate repliche arricchite da numerosi riferimenti a sentenze di giudici di legittimità, i quali hanno rilevato che “non vi fosse altra strada che i giudici avrebbero potuto percorrere e che con la ricusazione è chiaro che questo Collegio non può trattare intanto la figura di Accorinti. Se dovessimo ritenere, in maniera errata, che questo Collegio non possa giudicare tutti gli altri, o che venga riconosciuta l’estensione agli altri imputati, è chiaro che le ragioni della separazione verrebbero ad escludersi”.  Per De Bernardo e Mancuso si è di fronte ad una vicenda “alquanto delicata che richiede non l’uso dell’accetta ma del bisturi”. Per i due  pm la ricusazione, a suo tempo, “del giudice Tiziana Macrì (precedente presidente del Collegio) era fondata, perché contrariamente alla situazione che coinvolge le dott.sse Cavasino e Romano, lei aveva effettuato la funzione di gip/gup per tutti gli imputati”. Insomma, per la Procura distrettuale di Catanzaro “non esiste la causa di incompatibilità dei giudici avanzata da Accorinti”.

All’esito degli interventi delle parti, alcuni imputati hanno conferito procura speciale ai propri legali di ricusazione del Collegio giudicante, e i giudici si sono ritirati in Camera di consiglio per  decidere se accogliere le richieste della difesa o andare avanti come fatto fino ad oggi.

Il Collegio, al termine della camera di consiglio di due ore, ha emesso un’ordinanza che non accoglie le richieste avanzate dalle difese tranne per la posizione del solo Giuseppe Antonio Accorinti (con udienza il 13 settembre 2022), mentre per tutte le altre nulla cambia. Il processo continuerà, pertanto, normalmente. Ad ogni modo, visto che è pendente una richiesta di astensione degli stessi due giudici inoltrata al presidente del Tribunale di Vibo che dovrà decidere in tal senso, si è pertanto disposta la sospensione dell’udienza che riprenderà il 7 settembre.

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