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L’aula bunker in cui si sta celebrando il processo Rinascita Scott

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VIBO VALENTIA – Un intervento per chiarire il ruolo della Camera Penale di Vibo in ordine alla comunicazione ricevuta dal Collegio che presiede il processo “Rinascita-Scott” sull’assenza di avvocati, anche d’ufficio, di ufficio che la scorsa settimana hanno determinato una sospensione momentanea dell’udienza, e per chiedere chiarimenti ad istanze sollevate nelle settimane precedenti.

A parlare è il presidente dell’organismo vibonese, Pino Aloi, rilevando in aula come “nessuna competenza è attribuita alla Camera Penale sulla tenuta dell’elenco dei difensori d’ufficio e sulla loro di designazione. Pur tuttavia non ci vogliamo certamente per questo sottrarre alla richiesta rivoltaci ed anzi con lo stesso spirito di collaborazione con il quale fino ad oggi abbiamo portato avanti, tutti insieme, questo difficile e grande processo, prendiamo spunto da questo episodio increscioso che si è verificato, per sottoporre all’attenzione del Tribunale e della Procura, alcune esigenze già rivolte in passato ma che non hanno trovato alcun riscontro”.

Aloi ha evidenziato quindi che “il primario interesse alla celere definizione del processo è in primis degli imputati, in quanto tali sottoposti già ad una pena che è il processo, i quali hanno tutto l’interesse ad una definizione più celere possibile del processo per vedere accolte le loro ragioni e difese”, e poi precisato che “non vi è stato alcun allontanamento degli avvocati dall’aula. L’avvocatura – ha aggiunto – tutta ha dimostrato senso di responsabilità, spirito di collaborazione, e mai si è sottratta al ministero difensivo assunto, prova ne è che a distanza di poco più di un anno dall’inizio del processo molta attività istruttoria è stata già svolta. Non si può far passare la poca presenza dei difensori in udienza come una sorta di disinteresse degli avvocati verso il processo. Il Tribunale sa che i difensori non hanno mai utilizzato, pur potendolo fare, lo strumento del legittimo impedimento e, pertanto, loro assenza dalle udienze è dovuta ad una programmazione concordata col Tribunale che ha consentito e consentirà ad ogni singolo avvocato di selezionare l’attività di interesse, di partecipare alle udienze nella quali verrà trattata la posizione del proprio assistito”.

A seguire, il presidente Aloi ha ricordato le varie istanze sollevate dai legali nel corso dei mesi passati. In primis la problematica legata alla pesante calendarizzazione delle udienze, fissate per 4 giorni a settimana, e da ultimo, l’ulteriore problema della eccessiva durata delle stesse che si protraggono, in alcuni casi, fino alle ore 23: “È del tutto evidente – viene rilevato – che ciò crea non pochi disagi al collegio difensivo, costretto ad effettuare attività difensiva complessa in condizioni da non garantirne la giusta efficienza così come meritano le complesse e gravi contestazioni mosse ai propri assistiti”.

Sul tema è stata indetta un’apposita assemblea della Camera Penale, tenutasi lo scorso 7 ottobre, nel corso della quale sono state affrontate, per l’ennesima volta, “l’eccezionalità dell’organizzazione della celebrazione del dibattimento e la grave limitazione che tale “eccezionalità” ripercuote in negativo sul diritto di difesa degli imputati e sulle garanzie per gli stessi ad avere un giusto processo: “Senza voler ritornare nel merito delle ragioni che hanno determinato tale eccezionalità, oggetto di apposita denuncia dapprima di questa camera penale, e successivamente del Coordinamento delle Camere Penali Calabresi, sfociate in due giorni di astensione dalle udienze in tutta la Calabria – afferma ancora Aloi – si vuole ora denunciare l’aggiunta, all’eccezionalità del calendario, l’eccessiva durata delle udienze giornaliere”.

Da qui la richiesta, formulata al Tribunale a nome dell’assemblea degli iscritti alla Camera Penale di Vibo e del direttivo, di rimodulare il calendario delle udienze nonché a rispristinare l’originario limite di durata delle udienze fissato per le 18 anche se è “una soluzione che già metteva in difficoltà i difensori, ma che era stata accettata nella consapevolezza che ciò avrebbe consentito, con enormi sacrifici, un concreto e corretto esercizio del mandato difensivo, ma anche un’accelerazione alla definizione del processo in tempi ragionevoli, rispetto a quelli che si prospettano lunghi non certamente per responsabilità dell’avvocatura”.

Altra istanza avanzata è la possibilità di trattazione di alcune udienze del processo in una delle aule del Tribunale di Vibo sulla scorta della presenza del procedimento “Imponimento” dove alcune udienze vengono trattate nel Tribunale di Lamezia. La terza richiesta riguarda la possibilità di disporre la trascrizione delle udienze istruttorie con maggiore celerità e in ultimo che il Collegio e anche l’Ufficio di Procura si facciano carico di chiedere ai diretti superiori gerarchici delucidazioni per quale motivo è “stato inibito l’uso del parcheggio, agli avvocati ed ai giornalisti, e come è possibile che non si sia sentita l’esigenza istituzionale e di cortesia di informare preventivamente le restituzioni forensi della decisione, e come in uno stato di diritto nessuno abbia ritenuto di dover rispondere alle richieste ufficiali inviate”.

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