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VIBO VALENTIA – Sono state 11 le condanne e 10 le assoluzioni emesse al processo d’appello scaturito dall’operazione “Rimpiazzo” contro la consorteria criminale dei Piscopisani. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro presieduta dal giudice Loredana De Franco (a latere Ippolita Luzzo e Giovanna Mastroianni). Si tratta del filone in abbreviato che vedeva imputate 21 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, rapina, detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, danneggiamento.

I CONDANNATI

Michele Fiorillo (cl.’86), detto “Zarrillo” (12 anni di reclusione); Nazzareno Felice, 62 anni, di Piscopio (8 anni e 4 mesi di reclusione); Nazzareno Fiorillo, 57 anni, alias “U Tartaru” (11 anni); Rosario Fiorillo, 33 anni, di Piscopio (19 anni, un mese e 10 giorni); Sasha Fortuna, 43 anni, di Vibo, residente a Bologna (17 anni e 4 mesi); Giovanni Giardina, 45 anni, di Palermo (6 anni); Francesco La Bella, 50 anni, di Piscopio (8 anni); Luigi Maccarone, 45 anni, di Limbadi (2 anni); Raffaele Moscato, di 37 anni, di Vibo Marina, collaboratore di giustizia (7 anni e 2 mesi); Gaetano Rubino, di 42 anni, di Ficarazzi, nel Palermitano (6 anni); Giovanni Battaglia, di 39 anni, di Piscopio (9 anni).

GLI ASSOLTI

Le assoluzioni hanno invece interessato Michele Fiorillo (cl. ’87), Mario Loiacono; Saverio Merlo, Giuseppe Merlo; Michele Suppa; Marco Fiorillo; Pasquale Fiorillo; Francesco D’Ascoli; assolto Salvatore Vita e assolto Cosmo Michele Mancuso, 72 anni, di Limbadi indicato come uno dei capi dell’omonimo clan di Limbadi. Rispetto al primo grado spicca la condanna di Michele Fiorillo (Zarrillo) che era stato invece assolto dal gup distrettuale di Catanzaro nel precedente giudizio.

Fra le parti civili figuravano Regione Calabria, l’Associazione antiracket, il Comune di Vibo, la Provincia di Vibo, la società Pubbliemme, Marcello Gaglioti, Chiaromonte srl, Giuseppe Lopreiato, i F.lli Corigliano e F.lli Nusdeo.

Nel collegio di difesa figurano gli avvocati Francesco Lione, Sergio Rotundo, Vincenzo Sorgiovanni, Giuseppe Cutrullà, Diego Brancia, Gianni Puteri, Guido Contestabile, Gregorio Viscomi, Giuseppe Bagnato, Mario Murone, Luigi La Scala, Domenico Anania. Il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato è stato invece assistito dall’avvocato Annalisa Pisano

IL BLITZ

Il blitz dell’operazione “Rimpiazzo” era scattato il 9 aprile del 2019 e le indagini erano state condotte dalla Squadra Mobile di Vibo e da quella di Catanzaro. I Piscopisani, avevano base operativa a Bologna, dove, nel corso del maxi blitz, sono state sequestrate armi riconducibili al clan. Un’organizzazione in grado di piazzare la cocaina a Palermo, a conferma del ruolo egemone che la ’ndrangheta svolge nel trattare grossi quantitativi di droga, rifornendo anche territori dove sono presenti altre consorterie mafiose.

Nelle motivazioni di primo grado veniva rilevato come come la “sistematica attività criminale della cosca” emergesse “in maniera univoca anche dalla perpetrazione di azioni di sangue e dall’esame dei reati-scopo a dimostrazione di come il sodalizio abbia in concreto manifestato capacità di intimidazione, sovente ma non necessariamente attraverso atti di violenza o di minaccia, nell’ambito oggettivo e soggettivo di effettiva operatività”. Fondamentali si sono infine rivelate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella, Raffaele Moscato e Bartolomeo Arena.

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