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VIBO VALENTIA – Il suo non è un nome qualsiasi, e la sua non è certo una posizione di rincalzo all’interno del clan di ‘ndrangheta guidato dal padre, ecco perché l’annuncio della collaborazione di Antonio Accorinti, 43enne di Briatico, rappresenta per la Dda un colpo particolarmente rilevante nella lotta alle cosche vibonesi. A dare l’inatteso annuncio è stato questa mattina il pm della Distrettuale antimafia, Antonio De Bernardo, nel corso dell’udienza del processo “Imponimento” che si sta celebrando dinnanzi al Tribunale collegiale di Lamezia Terme nell’aula bunker della Fondazione Terina. Il magistrato ha infatti dato avviso di deposito delle dichiarazioni sia di Accorinti che di un altro, recente, pentito: Onofrio Barbieri, ex azionista del clan Bonavota di Sant’Onofrio.

A dispetto della tutto sommato giovane età, Antonio Accorinti, figlio del presunto boss Nino, ha già uno score criminale importante visto che gli inquirenti lo inquadrano come vertice dell’omonima consorteria, subito sotto il genitore, e che ha già alle spalle numerosi precedenti penali, un procedimento penale in corso (Costa Pulita) che lo ha visto condannato a 12 anni (sentenza non ancora definitiva) e un inchiesta nella quale risulta indagato (Olimpo), tutti per associazione mafiosa e altri reati fine.

La sua collaborazione può aprire nuovi e fondamentali filoni investigativi sugli episodi criminosi avvenuti nel territorio di Briatico e non solo almeno negli ultimi 30 anni proprio in virtù della sua posizione criminale e dei legame di parentela. Filoni che possono toccare la vita politica locale, quella imprenditoriale e finora rimasti ignoti oppure senza sufficienti riscontri da parte degli inquirenti della Dda che, sotto la guida del procuratore Gratteri, recentemente nominato a capo dell’Ufficio requirente di Napoli, vede accrescere ulteriormente il numero dei collaboratori di giustizia anche nel vibonese: sono ben cinque solo nell’ultimo anno, oltre una decina dal 2015 (in cui avvenne l’insediamento del magistrato) ad oggi.

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