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VIBO VALENTIA – Era il 9 maggio scorso quando la Corte d’Appello di Catanzaro aveva comminato 22 condanne e sette assoluzioni nell’ambito del procedimento “Costa Pulita”, nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro contro i clan di ‘ndrangheta della costa vibonese: la consorteria di Briatico Accorinti-Bonavita-Melluso e la ’ndrina Il Grande di Parghelia. Blitz scattato nel 2016 con decine di arresti.

LA SENTENZA

Adesso i giudici hanno depositato le motivazioni di quella sentenza che ha visto prescrivere il reato di corruzione elettorale aggravata per l’ex presidente della Provincia di Vibo Andrea Niglia. Condannato a un anno e 4 mesi di reclusione l’ex sindaco di Briatico Francesco Prestia, mentre 3 anni sono stati comminati all’ex consigliere comunale Sergio Bagnato. Assolto il boss Cosmo Michele Mancuso (condannato a 10 anni e 8 mesi in primo grado). Dodici anni sono stati comminati ad Antonino Accorinti, considerato al vertice del clan, e 8 anni al figlio Antonio, da poco collaboratore di giustizia.

Oltre quelli già citati sono stati condannati Nazzareno Colace, 3 anni e 600 euro di multa; Giuseppe Granato, 6 anni e 8 mesi; Francesco Grillo, 3 anni, 4 mesi e 800 euro di multa; Carmine Il Grande, 8 anni, 8 mesi e 1.334 euro di multa; Ferdinando Il Grande, 6 anni di reclusione; Gerardo La Rosa, 6 anni e 4 mesi di reclusione; Giancarlo Lo Iacono, 7 anni di reclusione; Emanuele Melluso, 6 anni e 10 mesi di reclusione; Leonardo Francesco Melluso, 6 anni; Simone Melluso, 7 anni; Salvatore Muggeri, 4 anni e 8 mesi; Salvatore Muzzopappa, 3 anni, un mese e 10 giorni; Francesco Prestia, un anno e 4 mesi; Pasquale Prossomariti, 7 anni; Salvatore Prostamo, 5 anni, un mese e 10 giorni; Giovanni Rizzo, 3 anni, un mese e 10 giorni; Carlo Russo, 7 anni; Davide Surace, 3 anni; Federico Surace, 3 anni. Assolti Giuseppe Evalto, Francesca Galea, Giancarlo Lo Bianco, Felice Lo Iacono, Cosmo Michele Mancuso, Francesco Marchese, Eugenya Umyarova. Nel collegio difensivo gli avvocati Vincenzo Cicino, Antonello Fuscà, Diego Brancia, Salvatore Staiano, Nicola Cantafora, Giusy Caliò, Sergio Rotundo, Vincenzo Galeota, Giuseppe Bagnato, Antonio Larussa, Francesco Gambardella, Armando Veneto, Paola Stilo, Guido Contestabile. Tra gli avvocati di parte civile, Giovanna Fronte.

IL CLAN DI ‘NDRANGHETA DEGLI ACCORINTI

Le sentenza dedica un ampio spazio all’esistenza di un gruppo di potere che “fa capo ad Accorinti e – in analoga posizione apicale – a Pino Bonavita” e che discende anzitutto dai contributi di alcuni dei primi collaboratori di giustizia, che già negli anni ’90 attestano la presenza nel vibonese, e in particolare a Briatico, di un clan di ‘ndrangheta capeggiato dai due, dedito alla gestione di attività turistiche sulla costa (il Green Garden) e al traffico di stupefacenti. Ma le prove dell’esistenza e dell’operatività del gruppo nel periodo di interesse (il decennio che precede il 2013) emergono anche dalle “numerose conversazioni avvenute tra due dei principali sodali di Accorinti, il geometra Salvatore Prostamo e il costruttore edile Giuseppe Granato, registrate a bordo dell’auto del primo in cui ripercorrono la storia del gruppo criminale, consacrando la superiorità di Nino Accorinti, capace di sanare con la propria autorità tutti i contrasti venutisi a creare, a partire dai tentativi di smarcamento dei gemelli Melluso, fino ad una sfida con le armi in piazza, svanita nel nulla, non appena intervenuto Accorinti”.

I LEGAMI DI ‘NDRANGHETA TRA ACCORINTI CON I MANCUSO SUL TERRITORIO VIBONESE

Una delle prove più importanti del “legame di Nino Accorinti con i Pantaleone Mancuso alias “Scarpuni” è data dall’interessamento alla decisione della moglie di quest’ultimo, Santa Buccafusca, di recedere dall’intento di collaborare con la giustizia, dopo essersi recata dai carabinieri di Nicotera (“la febbre gli è passata” – è l’espressione usata da Accorinti con i propri sodali, con un tam tam girato tra gli esponenti della cosca, da Nino Accorinti a Salvatore Muggeri, e poi ancora tra gli altri Francesco Marchese, Marco Borrello, Pino Bonavita, Prostamo Salvatore, Giuseppe Comito)”. Secondo la Corte, la preoccupazione manifestata nelle conversazioni telefoniche è evidente, come evidente è il motivo che risiede “nel fatto che una eventuale collaborazione rischierebbe di scoperchiare i rapporti di ‘ndrangheta della cosca vibonese Accorinti con Pantaleone Mancuso, e di subire provvedimenti cautelari e potrebbe anche solo per questo, venire arrestato”. La Buccafusca morirà, dopo aver ingerito acido muriatico, e la cosca “tirerà un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo; il figlio di Accorinti, Antonio, si recherà al funerale, in rappresentanza del gruppo”.

PRESENZA DI ‘NDRANGHETA TOTALIZZANTE DEGLI ACCORINTI SUL TERRITORIO VIBONESE

Una presenza estesa e totalizzante a Briatico viene definita dai giudici quella del gruppo di ‘ndrangheta vibonese che “è attivo nelle principali occasioni di festa, come riportato nelle informative accluse agli atti, riferite all’organizzazione del concerto di piazza del cantante J-Ax organizzato ad evidenti scopi promozionali da Antonio Accorinti e Sergio Bagnato, e affidato ad una società promoter dei Fiaré. Il debito però non veniva onorato in quanto troppo ottimisticamente ci si era affidati ad un meccanismo di offerte “volontarie” per coprire i costi, e pertanto Nino Accorinti si era visto costretto ad intervenire personalmente per coprire il figlio, troppo spesso avventato nelle proprie iniziative”.

L’INGERENZA NELLE FESTE RELIGIOSE

Il gruppo nel 2010 e nel 2011 avrebbe anche gestito la principale festa religiosa, dedicata alla Madonna del Carmelo, ed è “Antonio Accorinti ad interloquire con il parroco Don Salvatore, convincendolo a delegare loro i festeggiamenti dopo la processione, compresi i fuochi d’artificio, oltre al trasporto della statua della madonna sulla barca di famiglia”. Gli Accorinti, in una di tali occasioni, “avevano ottenuto di portare la statua della Madonna presso il loro campeggio, dove davano il via ai fuochi artificiali, applicando uno stilema tipico dell’agire di ‘ndrangheta, che per aprirsi un canale di rispetto nella popolazione vibonese, estende la propria supremazia in campo religioso, gestendo i festeggiamenti e imponendo percorsi e saluti avanti alle proprie proprietà private, attraverso una commistione idonea a suggestionare ed intimidire gli abitanti e ad imporre il clima di assoggettamento ed omertà che consente loro di manifestare ed esercitare successivamente il proprio potere, con il minimo sforzo”. Non restava esclusa dall’interesse della cosca anche l’altra importante festa religiosa, l’Affruntata, dove i carabinieri, nelle celebrazioni del 2013, 2014, e 2015, che tra i portatori delle statue di San Giovanni, del Cristo e di Maria Addolorata, avevano notato “esponenti delle compagini criminali”.

IL BUSINESS DELLA NAVIGAZIONE

L’attività imprenditoriale del clan era focalizzata nel settore della navigazione, prediletto dal capo cosca, che si “assicurava una posizione di monopolio, inducendo i proprietari delle strutture turistiche a non accettare i volantini dell’impresa concorrente Tropeamar ed escludendo quindi i La Rosa di Tropea, accordandosi poi con Antonio Maccarone, emissario di Pantaleone Mancuso “Vetrinetta” e di Pasquale Quaranta, figura criminale di collegamento tra i La Rosa e Pantaleone Mancuso “Scarpuni””. E’ sarebbe stato proprio quest’ultimo, rileva la Corte, a sostenere l’attività economica di Accorinti, “sia influendo sui gestori di villaggi sulla costa, sia incoraggiando Nino Accorinti ad acquistare una nuova barca, mentre Pino Bonavita non lesina interventi volti a proteggere l’attività economica minacciando chi si azzardi a proporre servizi navetta per condurre i turisti dalle imprese concorrenti”.

L’EDILIZIA

L’altro settore in cui è presente Accorinti, è il settore dell’edilizia, ove opera attraverso la “costituzione di società (la Sicam Srl) con l’apporto del geometra Prostamo e dell’impresa che fa capo a Giuseppe Granato. Accorinti decide in prima persona chi possa svolgere determinate attività nel campo dell’edilizia privata, anche contro il volere dei soci”.

IL PALLINO DEL BOSS ACCORINTI PER LA POLITICA E LE ELEZIONI DEL 2010

Ma anche l’ambito politico viene sottoposto a pressione da parte del boss di Briatico, che “vuole avere i giusti agganci all’interno della compagine comunale, per assicurarsi una linea amministrativa favorevole: pedina fondamentale è l’assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici Domenico Marzano, voluto da Accorinti, che si mette a disposizione per il ripristino dei luoghi dopo un evento alluvionale, nel 2010”. Tuttavia, è l’intera campagna elettorale del 2010 a vedere “impegnato Accorinti, che avversa il candidato Andrea Niglia, e organizza una lista contrapposta a sostegno di Francesco Prestia ma con un preciso proposito: la pedina di scambio richiesta è l’assessorato a Marzano, oltre ad un paio di uomini fidati nel consiglio comunale nonché l’inserimento di Prostamo nello staff dell’ufficio del sindaco”.

Prestia vince e la sera dell’ufficialità i carabinieri registrano le grida e i canti di “esultanza delle figlie di Accorinti presso l’abitazione e notano la presenza di numerosi pregiudicati coinvolti nei festeggiamenti, tra cui i fratelli Simone ed Emanuele Melluso e il padre Leonardo Melluso, odierni coimputati”. Tuttavia, in seguito, Prestia “non risulta soddisfare appieno le aspettative, tanto che Prostamo dice che Sergio Bagnato deve chiedere la sfiducia perché Prestia, per suo difetto caratteriale, non li ha fatti lavorare come avrebbero voluto loro, per cui si sarebbe dovuto mandarlo a casa e ripresentarsi alle elezioni con una nuova lista”. In particolare, il consigliere Bagnato sarebbe stato quello tra i “più disponibili nei confronti dei desiderata di Accorinti, anche se poi non sempre vanno a buon fine: ancor prima di entrare in Consiglio aveva agevolato il figlio Antonio per il concerto di J-Ax, non interponendo obiezione alla richiesta di utilizzare un finanziamento per allungare il molo. Accorinti dirige Bagnato su come comportarsi per la raccolta dei rifiuti, il figlio Antonio per l’utilizzo del campo di calcio”. Bagnato diverrà poi nel 2016 socio di Briatico Navigazione, “sostituendo i precedenti prestanome di Accorinti”.

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