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Il prossimo 20 novembre sarà il momento decisivo per il processo di primo grado seguito all’operazione Rinascita Scott, i giudici emetteranno la sentenza

VIBO VALENTIA – Dopo poco più di un mese i giudici usciranno dalla camera di consiglio per leggere il verdetto. Fissata ufficialmente al 20 novembre prossimo, alle ore 10 in aula bunker a Lamezia, infatti, la lettura da parte del presidente del Tribunale Collegiale, Brigida Cavasino, del dispositivo della sentenza che chiuderà così il primo grado di giudizio del filone ordinario “Rinascita-Scott”.

A quasi tre anni dalla prima udienza, dunque, siamo ormai alla fase conclusiva di un procedimento penale che ha impegnato giudici, pubblici ministeri e avvocati di vari Fori d’Italia. Udienze fiume, a volte animate, altre volte tranquille, in cui le parti – in particolare accusa e difese – che si sono misurate spesso senza esclusione di colpi ma sempre nel rispetto reciproco e, ovviamente, nel perimetro consentito da codice di procedura penale, con il Collegio a fare da garante del regolare svolgimento, abbassando i toni quando necessario, facendo sentire la propria voce quando le circostanze lo richiedevano.

RINASCITA SCOTT, DOPO QUASI DUE ANNI I GIUDICI ANNUNCIANO IL MOMENTO DELLA SENTENZA

Il dibattimento aveva avuto inizio il 13 gennaio del 2021. In particolare, i pubblici ministeri Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci, Andrea Mancuso e Andrea Buzzelli, che hanno rappresentato l’accusa insieme al procuratore Nicola Gratteri, hanno chiesto condanne per 4.744 anni di reclusione. Chieste anche 13 assoluzioni e tre nullità del decreto che dispone il giudizio. La richiesta di condanna più alta, 30 anni, è stata fatta per 16 imputati, e la più bassa per tre. In tutto 338 imputati. Corposo anche l’elenco delle richieste di trasmissione degli atti alla procura per quelle persone che, a parere della Dda, hanno rilasciato false testimonianze in udienza: in tutto 28 persone.

Contestati, complessivamente, a vario titolo, oltre 400 capi d’accusa, che vanno dall’associazione mafiosa e dal concorso esterno in associazione mafiosa all’estorsione, al traffico di droga, all’abuso d’ufficio, all’usura, al riciclaggio, alla ricettazione, alla detenzione illegale di armi ed esplosivo, al traffico di influenze illecite, al trasferimento fraudolento di valori ed alla rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio.

MAXI OPERAZIONE CON IMPUTATI ILLUSTRI ANCHE TRA LE FILA DELLA POLITICA

Fra gli imputati, anche esponenti della politica, delle forze dell’ordine e professionisti quali l’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, l’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex assessore di Vibo Vincenzo De Filippis, l’ex consigliere di Vibo Alfredo Lo Bianco, l’ex comandante della Polizia municipale di Vibo Filippo Nesci, gli imprenditori vibonesi Gianfranco Ferrante, Mario e Maurizio Artusa, il dentista di Limbadi Agostino Redi, il carabiniere Antonio Ventura, l’ex comandante dei carabinieri di Teramo Giorgio Naselli, l’ex finanziere della Dia Michele Marinaro, l’impiegato del Tribunale di Vibo, Danilo Tripodi, e l’ex sindaco di Nicotera Salvatore Rizzo.

Una maxi indagine che, inevitabilmente, ha visto ramificarsi dal troncone principale, una mezza dozzina di filoni. Quello abbreviato è già in Appello e sta veleggiando verso la conclusione; lo stesso dicasi, ma qui siamo ancora in primo grado, per quello degli omicidi con la richieste di pena formulate la scorsa settimana dinnanzi la Corte d’Assise. E poi c’è il filone di Cosenza che anch’esso alle fasi conclusive anche qui in primo grado cui si aggiunge quello che ha visto cadere l’aggravante mafiosa per gli imputati. A questi ci sono da aggiungere gli stralci delle posizioni dei boss Luigi Mancuso, ritenuto il capo Crimine della provincia di Vibo, e Giuseppe Antonio Accorinti, considerato a capo della Locale di ’ndrangheta di Zungri, a seguito dell’accoglimento della ricusazione dei giudizi da loro avanzata.

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