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Nicola Gratteri in una manifestazione a Vibo

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VIBO VALENTIA – Nel Vibonese il nome di Nicola Gratteri sarà per sempre associato, su tutti, al quel maxi blitz del 19 dicembre 2019 che portò all’arresto di 332 persone, passato alla storia col nome di “Rinascita-Scott”. Operazione che fu accolta con estremo favore dalla quasi totalità della popolazione, con applausi a scena aperta, soprattutto quando, pochi giorni dopo, si svolse nel capoluogo di provincia la manifestazione organizzata dall’associazione antimafia “Libera”. Fu quello, indubbiamente, il momento di massima popolarità del magistrato fresco di nomina a capo della Procura della Repubblica di Napoli.

Ma l’attenzione di Gratteri sul territorio di Vibo è stata sempre alta fin dal suo insediamento avvenuto nel 2015, tant’è che ad ogni piè sospinto ha utilizzato un termine calcistico per inquadrare la criminalità locale: “Qui vi è una ’ndrangheta di Serie A”. E così, anche prima di “Rinascita” vi sono state altre importanti operazioni antimafia ma il grosso è arrivato indubbiamente dopo con le varie “Imponimento”, “Rinascita 2” fino alle ultime “Maestrale-Carthago”, “Imperium” e “Maestrale 2”, tutte caratterizzate da svariate decine di arresti. Di queste citate solo una al momento è andata a sentenza, l’abbreviato di “Rinascita”, mentre per l’ordinario il verdetto è atteso il prossimo mese.

Ma un altro dato ha caratterizzato l’operato di Gratteri e del suo pool. Mai come in questi otto anni c’è stata una proliferazione di collaboratori di giustizia, due dei quali impensabili fino a poco tempo prima: Andrea Mantella, ex boss di scissionista di Vibo, ed Emanuele Mancuso, primo pentito interno alla famiglia di Limbadi, che hanno aperto la strada agli altri. Un processo che, come le tessere di un domino, ha visto “cadere”, o meglio cedere, altre figure più o meno rilevanti della galassia criminale vibonese fino agli ultimi 4 nel giro di circa un anno: Guastalegname padre e figlio, Pasquale Megna e Onofrio Barbieri. Un primato, insomma, difficilmente scalfibile da chi verrà dopo Nicola Gratteri, che però si ritroverà con una macchina investigativa ben collaudata, composta da magistrati e forze dell’ordine di elevato spessore – per come da lui stesso più volte richiesti – che hanno dimostrato in questi anni il loro valore.

D’altronde, lo stesso magistrato ha detto in più occasioni: “Anche quando andrò via ci sarà materiale investigativo sul quale lavorare almeno per i prossimi 4-5 anni”. Un altro primato da ascrivergli.

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