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L'arrivo del feretro alla chiesa di San Giovanni Bosco

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VIBO VALENTIA – Le lancette del suo tempo hanno smesso di girare tra domenica e lunedì scorso. Lui, che con il tempo ci lavorava da una vita, divenendo un riferimento per la città non solo per la sua professionalità ma per la sua umanità, gentilezza, cortesia, doti non comuni al giorno d’oggi. Ecco perché la sua scomparsa ha fortemente turbato i vibonesi che oggi pomeriggio hanno voluto tributargli l’estremo saluto.

La chiesa di san Giovanni Bosco ha accolto, oggi pomeriggio, il feretro di Giuseppe Fortunato, il maestro orologiaio morto – verosimilmente a causa di un malore – nel sonno. Occhi lucidi, sguardi persi nel vuoto, il silenzio interrotto solo dagli applausi all’entrata e all’uscita della bara dalla chiesa e tanti perché di una morte così improvvisa che ha strappato il 44enne dall’affetto dei suoi cari, dei suoi amici.

Prima di arrivare in chiesta il corteo funebre, scortato dagli amici dello sfortunato commerciante, in bici – passione che ha accompagnato Giuseppe fin da piccolo – ha sostato per qualche secondo davanti a quello che fino a qualche giorno fa è stato il suo negozio, in via Popilia. E proprio gli amici per ricordarlo hanno indossato una maglietta con la sua foto in bici, sorridente, e la scritta “Il capitano”. Accanto al feretro, in chiesa, campeggiavano la sua bicicletta, il suo completo e la sua foto pregna di significato sul senso della vita l’omelia del parroco, Giovanni Rollo che ha esortato gli amici a stare vicino ai familiari in questo momento di estremo dolore.

Il feretro e la bici davanti all’altare

E intanto sono numerosi i messaggi di cordoglio della gente: «Si è spenta una luce – ha commentato il sindaco Maria Limardo – Ci abbandona per sempre il sorriso contagioso di Giuseppe Fortunato. Incontrarlo significava incontrare la felicità autentica, l’amore per la famiglia, la gioia di vivere, il senso dell’amicizia che esprimeva nella sua pienezza in un’unica frase: andiamo a prendere un caffè. Ci mancherà. Un abbraccio affettuoso a tutti i suoi cari».

«Ciao Giuseppe, artigiano del tempo – il commento del giornalista Salvatore Berlingieri -. Vorrei poter fermare il tempo a quell’istante in cui sono entrato l’ultima volta nel suo laboratorio di Vibo Valentia. Fermare il tempo a quell’istante in cui il mio sguardo ha incrociato il suo sorriso contagioso. Giuseppe Fortunato non è (era) soltanto l’artigiano del tempo, come mi piaceva chiamarlo con affetto, era il maestro di una nobile arte, l’amico che ha la capacità di far ripartire il tempo quando questo si ferma. Mi piaceva osservarlo nel suo lavoro di precisione chirurgica ed oggi piango l’amico che non c’è più. Piango il ragazzo che si è saputo guadagnare l’affetto di tutti. Porterò nei miei ricordi del cuore il suo sorriso, quel sorriso che trasmette gioia. Mio caro Giuseppe, ti voglio ricordare così, con il sorriso».

Questo è solo un esempio dei numerosissimi pensieri rivolti verso Giuseppe Fortunato, il maestro orologiaio il cui tempo è finito troppo presto.

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