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Vicinanza del primo cittadino Maria Limardo ai medici aggrediti all’ospedale di Vibo Valentia dai familiari di un paziente deceduto

VIBO VALENTIA – Prima l’aggressione verbale, poi il lancio di due stampelle all’indirizzo di due medici dell’ospedale di Vibo. Protagonista di questa vicenda un 70enne già noto alle forze dell’ordine e identificato dai carabinieri.

Il fatto si è verificato venerdì sera intorno alle 21.30 nel reparto dialisi del nosocomio cittadino. I medici sarebbero stati presi a colpi di stampelle a seguito del decesso di un uomo di 48 anni dializzato, giunto in ospedale e spirato poco dopo.

Una volta appresa la notizia, i parenti si sono recati in ospedale, individuando e colpendo i medici in servizio. Sul posto per sedare gli animi gli agenti della vigilanza privata e i carabinieri.

Si tratta dell’ennesima aggressione, anche se questa volta senza conseguenze per l’incolumità dei sanitari, che si registra nel presidio ospedaliero vibonese.

Medici aggrediti a Vibo, la solidarietà del sindaco Limardo

«A nome della città, non posso che esprimere solidarietà ai due medici dell’ospedale Jazzolino, vittime l’altro ieri di un’aggressione nel nosocomio cittadino».

Ad affermarlo è il sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo in relazione all’ultimo episodi di medici aggrediti in ospedale. Lo stesso primo cittadino aggiunge: «Posso comprendere il dolore e la rabbia dei familiari per la scomparsa prematura del loro congiunto, ed ai quali mi unisco in un sentimento di umana vicinanza, ma la violenza non può essere la soluzione. La violenza non ha giustificazione alcuna, va sempre condannata senza esitazione».

Infine, da parte del sindaco di Vibo Valentia un ringraziamento a tutti i medici e gli operatori della sanità. Gli stessi «che operano in un contesto non facile e tra mille difficoltà. Malgrado tutto non si risparmiano per garantire un servizio sanitario quanto più possibile rispondente alle esigenze della popolazione vibonese».

L’intervento del garante della salute Stanganelli

«Dopo l’aggressione subita nei mesi scorsi dal dottor Francesco Nasso, direttore della UOC di Medicina Interna di Polistena, la cronaca odierna registra le ennesime aggressioni ai danni del personale sanitario, che ieri si sono consumate al Pronto Soccorso di Locri, ai danni del dottor Bernardo Abenavoli e all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia, ai danni della dottoressa Tiziana Sacco e del dottor Antonio Loiacono, tre professionisti impegnati anch’essi in prima linea ai quali va la mia totale solidarietà oltre alla condanna assoluta verso comportamenti cosi violenti che incutono nella cittadinanza momenti di smarrimento profondo”.

Lo afferma il garante della salute della Regione Calabria Anna Maria Stanganelli. «Non è più possibile assistere ad eventi di violenza inaudita nei confronti dei medici che minano l’attività di professionisti che operano con grande dedizione negli ospedali. Mi attiverò – conclude Stanganelli – per condividere con le autorità competenti la necessità di un sistema efficiente e di sicurezza all’interno di ogni struttura sanitaria in particolare nel Pronto Soccorso».

Medici aggrediti a Vibo, Lo Schiavo: «Ripristinare posto di Polizia in ospedale»

«L’ennesima aggressione ai danni di medici dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia testimonia come, oggi, il personale sanitario in servizio nei presidi calabresi si trovi a scontare, oltre alle note carenze infrastrutturali e di organico, anche un serio problema di sicurezza che non può e non deve più essere eluso».

Lo dichiara, in un comunicato stampa, il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo manifestando vicinanza ai medici dell’ospedale di Vibo Valentia aggrediti nei giorni scorsi.

Lo Schiavo aggiunge: «Manifestando la massima solidarietà e vicinanza ai professionisti oggetto dell’ultima aggressione avvenuta venerdì sera, e con loro a tutti i sanitari che si trovano senza tutele in prima linea, rinnovo la richiesta già avanzata nel maggio scorso per l’istituzione di un Posto fisso di Polizia nell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia. Ripristinare tale presidio di sicurezza consentirebbe ai medici di assolvere con maggiore serenità alla propria gravosa missione e costituirebbe un serio deterrente anche nei confronti di chi ritiene che il ricorso alla violenza sia lo strumento per far valere le proprie ragioni o per esternare sentimenti di rabbia e dolore, umanamente comprensibili ma che non possono mai e poi mai riversarsi su chi compie esclusivamente il proprio dovere».

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