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L'ormai ex sindaco Giuseppe Barilaro

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La relazione del prefetto di Vibo che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Acquaro per infiltrazioni mafiose. Sotto la lente soprattutto la figura di un assessore: “L’ombra dei clan nell’attività del comune di Acquaro”

«ALL’ESITO dell’attività di accertamento e di indagine svolta dalla Commissione presso l’Amministrazione comunale di Acquaro, si sono riscontrati elementi concreti e univocamente rilevanti che raggiungono un grado di significatività tale da poter giustificare-adeguatamente l’applicazione della misura dissolutoria degli organi elettivi del Comune di Acquaro al fine di ripristinare la legalità ed evitare le ulteriori alterazioni del processo di formazione della determinazione libera di quegli organi elettivi, che allo stato pregiudicano il buon andamento dell’amministrazione».

È questa la conclusione della relazione del prefetto Paolo Giovanni Grieco che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Acquaro per infiltrazioni mafiose e il contestuale invio di una commissione che gestirà – salvo pronunciamenti diversi da parte della magistratura amministrativa – l’attività dell’ente locale per i prossimi 17 mesi (lo scioglimento è del 16 settembre scorso).

La figura del sindaco…

Nell’atto, di 30 pagine – condite da diversi “omissis”, tuttavia si fa presente che il sindaco Giuseppe Barilaro si è «costantemente raccordato con la locale stazione Carabinieri di Arena, informando il comandante in ordine (…omissis…). Il primo cittadino enumerava le vicende sensibili sulle quali ha riferito alla Stazione Carabinieri di Arena (…omissis…). Dal confronto con le Forze di Polizia territoriali, risulta che egli riferiva situazioni afferenti il Comune, ai dipendenti, a motivi di ordine e sicurezza pubblica, a problematiche relative ai cittadini e ai pregiudicati del posto “nei confronti dei quali si è sempre dichiarato distante”».

Orbene, secondo il prefetto è «apprezzabile che il sindaco si dichiari distante da soggetti controindicati, circostanza, che, ad ogni modo, dovrebbe essere prerequisito di ogni amministratore locale. Effettivamente – viene rilevato ancora – allo stato, va esclusa in modo dirimente il coinvolgimento del primo cittadino in gruppi o dinamiche di natura controindicata operanti nell’area del territorio di Acquaro».

…e quella dell’assessore

Analoga certezza «non può invece aversi per (…omissis…) (…omissis…) di cui sono accertate le frequentazioni e le vicinanze con soggetti di vertice delle locali consorterie criminali, sicché è lecito nutrire serissimi dubbi sulla effettiva imparzialità dell’azione amministrativa dell’attuale compagine elettiva e, in ultima analisi. anche sull’assoluta libertà di determinazione dello stesso sindaco, in considerazione delle accertate frequentazioni di (…omissis…) con soggetti controindicati e della (almeno apparente) incompetenza del medesimo nei settori di attività affidati alla sua responsabilità, sia come assessore che come responsabile del servizio».

Le «Anomalie gestionali» alla base dello scioglimento del consiglio comunale di acquaro

Tuttavia, nel prosieguo delle motivazioni il capo dell’Utg rileva che nel complesso gli accertamenti svolti hanno posto in luce «alterazioni e compromissioni dell’azione amministrativa con riferimento a molteplici settori di intervento che si sono in gran parte tradotti a vantaggio di soggetti collegati a vario titolo, direttamente o indirettamente, con i sodalizi criminali egemoni dell’area».

Pertanto, le risultanze delle analisi svolte dalla Commissione d’indagine, in effetti, «rimandano un quadro in cui sono numerose le anomalie gestionali e politiche concretatisi in atti e provvedimenti amministrativi di cui è difficile, se non impossibile, non solo vederne la conformità all’ordinamento giuridico, ma anche la tutela prevalente dell’interesse collettivo e non quello di un singolo privato, come invece sovente è capitato di accertare». In buona sostanza, il controllo che il primo cittadino afferma di aver svolto costantemente riferendo anche alla locale Arma dei Carabinieri ogni criticità, «non è in alcun modo dato rinvenire negli accertamenti svolti dalla Commissione».

«Nessuna iniziativa formale di sindaco e Giunta»

Nel prosieguo il capo dell’Utg rileva che «non risulta alcuna iniziativa formale di sindaco e Giunta, sotto forma di atti amministrativi, finalizzati ad imprimere impulso a iniziative in settori sensibili, quali il contrasto all’abusivismo edilizio, il recupero tributario, l’ampliamento della platea degli operatori economici partecipanti alle procedure indette dall’ente per gli appalti “sotto soglia” (settore di particolare criticità dove l’unica procedura prescelta dagli uffici è l’affidamento diretto ad unici operatore economico, sovente con controindicazioni)».

Non risulta inoltre «alcun intervento comunale per l’accertamento e l’abbattimento delle opere abusive edilizie; di contro l’ufficio tecnico è strenuamente impegnato nel rilascio di permessi in sanatoria a distanza anche di decenni di abuso e da un eventuale istanza di permesso in sanatoria». E un esempio riportato è quello della restituzione di un immobile, «come nel caso dei (…omissis…) (…omissis…), dopo decenni di controversie giudiziarie in cui il Comune, lungi dal costituirsi in giudizio avverso i privati, ha comunque visto riconosciuto la preminenza dell’interesse pubblico e ciò anche alla presenza di una di giunta con cui veniva richiesto un parere ad un legale per una situazione dall’assetto ormai chiarissimo».

«Monitoraggio parziale»

Sempre con riferimento alla figura del sindaco Barilaro, la relazione evidenzia che il suo monitoraggio che «dichiara di aver svolto a tutela della legalità. Nel complesso, deve ritenersi parziale, frammentario, limitato a quelle situazioni di maggiore impatto e visibilità che mai avrebbero potuto passare inosservate. Di contro, altre situazioni amministrative, di rilevanza “interna”, apparentemente non sono state doverosamente attenzionate dal sindaco e dalla sua Giunta al pari di altre portate alla cognizione diretta dell’Arma territoriale».

«L’ombra delle consorterie» sullo scioglimento del consiglio comunale di acquaro

E al riguardo «tali sono quelle situazioni in cui, purtroppo, si allunga l’ombra di soggetti riferibili e/o appartenenti all’area delle locali consorterie criminali, verso le quali è lecito quindi prefigurare una sorta di soggezione degli amministratori se non addirittura di complicità come si può ritenere per l’assessore (…omissis…). Una collaborazione, quindi, molto probabilmente di mera “immagine”, solo apparente. Che non ha mai visto il sindaco confrontarsi con le molteplici problematiche questioni esaminate dalla Commissione d’indagine».

Ed è proprio nel contesto degli atti della Pubblica amministrazione di cui «hanno assunto la responsabilità con l’elezione nel settembre 2020 che il sindaco e la Giunta, in particolare, supportati dal (…omissis…) – figura quest’ultima di cui non è chiaro l’apporto in termini di tutela del corretto agire amministrativo – avrebbero dovuto esercitare il doveroso controllo di opportunità di merito e di legittimità». Controllo che il prefetto esclude «sia stato esercitato». Evidenziando, al contrario, la «completa inadeguatezza del vertice politico-amministrativo a svolgere i propri compiti di vigilanza e verifica nei confronti dell’apparato amministrativo».

Acquaro, «Importanti condizionamenti» richiedono lo scioglimento del consiglio comunale

Insomma, per Grieco, l’impressione finale che si ricava è che «tanto l’apparato elettivo come a quello gestionale abbiano subito importanti condizionamenti da ambienti controindicati di cui i sintomi più macroscopici sono la nomina ad assessore del sig. (…omissis…), la vicenda dell’immobile restituito ai coniugi (…omissis…) – (…omissis…), l’andamento del settore tributi, i molteplici affidamenti diretti a ditte riconducibili, a soggetti introdotti e/o in contatto con ambienti criminali, peraltro senza alcuna richiesta di informativa antimafia».

«Sindaco inerme»

A Barilaro il prefetto imputa il fatto di non aver avviato iniziative concrete «pur sapendo le difficoltà di amministrare un Comune problematico, come per esempio il rinnovo del protocollo di legalità per evitare infiltrazioni mafiose negli appalti dell’ente anche sotto la soglia normativa, che sono del tutto mancate; e rappresentare al Comandante della Stazione Carabinieri di Arena criticità e problematiche, senza poi esercitare, nel concreto e in settori nevralgici per l’affermazione di principi di legalità, buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione, il controllo sulla gestione che la legge demanda al vertice politico-amministrativo, non esonera sindaco e Giunta in ordine ai sintomi di mala gestio riscontrati; anzi, diverse sono le criticità che sono da ascrivere agli amministratori dell’Ente, oltremodo conformate dalle vaghe risposte fornite sia dal primo cittadino, dall’assessore (…omissis…) (specie quest’ultimo) in sede di audizione».

Lavoratori di ditte parenti di soggetti già noti

Un altro passaggio della relazione attiene alla presenza di soggetti di ditte imparentati con persone con precedenti penali e di polizia per reati di connotazione mafiosa. Ditte individuate dal Comune e nei confronti delle quali gli amministratori dell’ente «non hanno mai inteso porre alcun intervento per correggere tale modalità di affidamento delle opere pubbliche, vieppiù inappropriata proprio nel critico contesto ambientale del territorio di Acquaro, di cui il Sindaco mostra ancora una volta di conoscerne le delicate caratteristiche nella nota al prefetto dì Vibo del 20 dicembre 2022.

In tal senso, sarebbe stata la normale conseguenza dell’attenzione al tema favorire, implementare al massimo le procedure di evidenza pubblica valorizzando la competizione tra i soggetti economici, anziché procedere, pressoché sempre, ad affidamenti diretti mediante contrattazione con un unico operatore economico». In sostanza, la pratica degli Uffici, per quanto «formalmente corretta, non può ritenersi tale per gli effetti sostanziali prodottisi, ossia rapporti costanti con soggetti economici controindicati a diverso livello, oltre a non aver stimolato quella sana concorrenza che avrebbe potuto anche comportare risparmi di spesa per la finanza pubblica».

IL PROTOCOLLO DI LEGALITÀ SOTTOSCRITTO CON LA PREFETTURA

È pur vero che è conforme al dato normativo il fatto che per gli appalti e gli affidamenti di valore inferiore a 150.000 euro non vi è obbligo di acquisizione della documentazione antimafia da parte della stazione appaltante. Ma il capo dell’Utg evidenzia «che il sindaco di Acquaro, nel 2017, unitamente ai colleghi di altri Comuni vibonesi del presidente della Provincia, aveva sottoscritto un protocollo di legalità con il Prefetto pro tempore, che prevedeva l’impegno dell’Ente locale a richiedere alla Prefettura le informazioni antimafia non solo nei casi ivi contemplati, ma anche per gli appalti e le concessioni di lavori pubblici, per i sub-contratti di Lavori pubblici, per i contratti di forniture e servizi e per i sub contratti di lavori, forniture e servizi di qualsiasi importo.
Tale protocollo, approvato con deliberazione consiliare il 28 luglio 2017 e sottoscritto in data 8 novembre per la durata di due anni, alla scadenza non risulta rinnovato».

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