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Giovanni Nesci

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VIBO VALENTIA – È un giovane del vibonese il presunto autore dell’omicidio avvenuto ieri pomeriggio in un paesino in provincia di Roma. Si chiama Giovanni Nesci, 22 anni arrestato dai carabinieri e reo confesso. Da qualche mese viveva in una villetta, a Castel di Leva, vicina a quella della vittima Fabio Catapano, 48 anni, freddato a colpi di pistola davanti al cancello.

Nesci, originario di Sorianello e di professione imbianchino, si è presentato spontaneamente dai carabinieri e ha confessato, come detto, il delitto alla base del quale vi sarebbero motivi passionali, un tradimento subito dalla vittima, anche se questa versione non sarebbe tenuta molto in considerazione dagli inquirenti. “L’ho ucciso perché pensava avessi una storia con la sua compagna”, sono state le parole dell’indagato riferite al personale dell’Arma.

Secondo le risultanze dell’indagine, martedì scorso, Nesci e uno degli altri ragazzi che vivevano insieme a lui, avevano cenato dai Catapano ma al rientro presso la propria abitazione il 22enne avrebbe riferito di essere stato derubato da una persona. E non sarebbe stata presa in considerazione neanche il movente del presunto furto del quale i ragazzi avrebbero accusato la vittima. E infatti, nelle ricostruzioni, però, più di qualcosa non torna: la storia della gelosia è poco credibile, ma anche quella del furto subito. E perché l’assassino si è consegnato subito? E dopo quella che sembra una vera e propria esecuzione a sangue freddo.

«Era come un figlio, ha l’età di mio figlio, ci aveva pitturato le pareti di casa, perché fa l’imbianchino, con il lockdown abbiamo giocato tutti a risiko e mangiato torte…Li abbiamo accolti amorevolmente, Giovanni e gli altri tre quattro amici calabresi con i quali era venuto a vivere dietro casa nostra. Erano sempre da me e Fabio, stavano con i nostri figli», ha continuato a raccontare la moglie di Catapano.

«Non ho sentito nemmeno i colpi, sono uscita dieci minuti dopo quando il corpo di mio marito era già stato visto dal vicino – continua la donna, sorretta da una delle figlie quasi maggiorenne -. Fabio era seduto, tutto contorto, appoggiato al muro di cinta. Lo hanno chiamato, hanno aspettato che uscisse quasi in strada e gli hanno sparato per ucciderlo. Quando l’ho visto era già morto, era giallo ma non perdeva sangue. Così l’ho scosso e ho visto i tre fori sul petto e una pallottola ancora incastrata sulla spalla, dietro alla schiena».

Attualmente Giovanni Nesci si trova in carcere ed è assistito in via legale dall’avvocato Giuseppe Orecchio.

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