X
<
>

Pasquale Bonavota

Condividi:
3 minuti per la lettura

VIBO VALENTIA – Tra i ricercati più pericolosi d’Italia c’è anche un vibonese. Per la precisione un santonofrese, Pasquale Bonavota, considerato la mente dell’omonimo sodalizio mafioso operante nel territorio di Sant’Onofrio ma con promanazioni sull’area industriale di Maierato, Pizzo e Acconia di Curinga, uccel di bosco dall’autunno del 2018.

La decisione di inserire Bonavota nel nuovo elenco dei latitanti più pericolosi è stata assunta  dal Giirl (Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti) istituito presso la Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza con il compito di raccogliere e analizzare le informazioni, fornite dalla Polizia, dai carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dalla Dia e poi da Aisi e Aise, utili a individuare, sulla base di specifici criteri di valutazione, i latitanti di maggiore spessore criminale.

Nel corso della stessa riunione, è stato, inoltre, deciso l’inserimento nell’“Elenco dei latitanti pericolosi” di undici persone, due delle quali ritenute affiliate a cosche della ’ndrangheta ed una ad un clan camorristico. Nel solco della decisione presa all’esito della riunione del Giirl del gennaio scorso, che ha visto, per la prima volta, l’inserimento di dieci donne nella lista ristretta, è stata introdotta, nel medesimo elenco, anche una donna di notevole spessore criminale, ricercata dal 2018, condannata per associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti ed al riciclaggio internazionale.

Se il fratello Domenico è considerato il capo dell’ala militare, Pasquale, 46 anni, è invece la “mente” del clan che in provincia di Vibo Valentia è secondo solo ai Mancuso per forza e prestigio criminale. Condannato in primo alla pena dell’ergastolo al termine del processo scaturito dall’operazione “Conquista” ed assolto pochi giorni fa dalla Corte d’appello di Catanzaro, da novembre del 2018, come detto, ha fatto perdere le proprie tracce. È riuscito a sparire nel nulla qualche ora prima dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione disposto dall’autorità giudiziaria dopo la condanna emessa in primo grado. Quando lo scorso 19 dicembre scattò l’operazione “Rinascita Scott” lui era, infatti, già latitante. 

Ma durante il maxi procedimento penale in corso presso l’aula bunker della Fondazione Terina, nell’area industriale di Lamezia Terme, non ha mancato tuttavia di far sentire in qualche modo la sua presenza. Come? Facendo pervenire presso il proprio legale storico, l’avvocato Tiziana Barillaro, una lettera con la quale conferiva Procura speciale alla stessa di assisterlo nel procedimento in questione, chiedendo anche la possibilità di sottoporsi ad eventuali riti alternativi. Nella prima occasione il Tribunale  aveva  a respinto la richiesta avanzata dall’avvocato Barillaro rilevando, tra l’altro, che non fosse certa la volontà dell’imputato né la provenienza della lettera stessa missiva, disponendo, dunque, il procedersi oltre con l’udienza. Stesso esito nella seconda occasione.

Pertanto, Pasquale Bonavota, continua ad essere assistito dall’avvocato d’ufficio i questo procedimento penale. Pasquale non è l’unico della famiglia ad essersi reso latitante nel corso del tempo. Anche il fratello Domenico per due volte ha agito in tal senso e in entrambe le occasioni è stato individuato  e arrestato. La prima volta, nel 2008, a Genova – dove si era rifugiato per sottrarsi alla cattura dell’operazione Uova del Drago” – e la seconda – destinatario delle misure cautelari di Rinascita-Scott e Imponimento e condannato all’ergastolo per l’omicidio Di Leo – nel suo paese natale, la sera del 5 agosto del 2020

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE