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L'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia

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Un uomo è morto dopo 5 giorni di agonia, per i familiari l’uomo della provinai di Vibo sarebbe vittima di malasanità e così scatta la denuncia dei sanitari

VIBO VALENTIA – Omicidio colposo e omissione di soccorso. Sono questi i reati per i quali la famiglia di un pensionato 78enne di Briatico, Carmelo Costanzo, affidandosi agli avvocati Orsola e Salvatore Pronestì chiede alla Procura che si proceda a seguito della morte del proprio congiunto, avvenuta oggi, 6 dicembre, all’ospedale di Catanzaro dopo un intervento chirurgico alla testa.

Al nosocomio del capoluogo di regione, l’uomo vi era giunto da quello di Vibo dopo che le sue condizioni erano peggiorate notevolmente e dopo aver atteso il trasferimento per ore. I medici hanno fatto di tutto per salvarlo ma, nonostante l’operazione fosse riuscita, l’anziano purtroppo non si è più ripreso.

VIBO, MORTO PER UN PRESUNTO CASO DI MALASANITÀ: IL RACCONTO DEI FAMILIARI

Il pensionato era rimasto ferito la mattina dell’1 dicembre scorso in seguito ad una caduta dal divano, riportando una piccola ferita all’altezza dell’orbita oculare sinistra che comunque non lo aveva stordito. Anzi, commenta la moglie Concetta Lo Iacono nella denuncia, dialogava tranquillamente. La donna, tuttavia preoccupata, ha contattato il medico di base e il 118. Una volta sul posto, i sanitari del Suem hanno deciso il trasporto all’ospedale Jazzolino di Vibo giungendovi alle 10.20.

Ma una volta qui, l’uomo sarebbe rimasto per ore prima di essere del trasferimento per il peggiorare del quadro clinico.. La Lo Iacono, sempre in denuncia, rileva intanto come le attività di ingresso del marito siano state rallentate da una discussione tra il personale del 118 e un infermiere di turno alla registrazione dei ricoveri. Questi avrebbe affermato: “Cosa l’avete portato a fare? Non ci sono medici qui”, con la dottoressa che avrebbe replicato: “Io l’ho portato qua, adesso vi arrangiate, la prossima volta vado a Tropea”.

Ad ogni modo, successivamente il paziente è stato sistemato nel corridoio dove vi è rimasto «da solo e senza assistenza» ma anche in quel frangente «si manteneva lucido». Alle 11.38 non era stato ancora visitato tant’è che la donna ha fatto intervenire la polizia. L’intervento degli agenti ha consentito il trasporto del marito in sala raggi dove l’indagine strumentale aveva «evidenziato una piccola emorragia» rendendo opportuno il trasferimento a Catanzaro. Che però non è avvenuto subito.

CAMBIO DI TURNO E, SECONDO LA FAMIGLIA, TUTTO SI BLOCCA

Alle 14 il cambio turno e la richiesta di informazioni della Lo Iacono alla nuova infermiera la quale avrebbe risposto in questi termini: “Non so perché i miei colleghi l’abbiano lasciata stare qui, ma ora deve uscire… e se allora sta male si faccia visitare anche lei”, al che la donna faceva presente le condizioni del marito ma avrebbe ricevuto tale risposta: “Non mi interessa di ciò che è successo questa mattina, il mio turno inizia ora”. La signora però non si è persa d’animo e ha chiesto ulteriori chiarimenti sul ritardo del trasferimento ma il medico di turno le avrebbe risposto che c’erano dei problemi tecnici.

In tutto questo bailamme, il consorte era sparito e fino alle successive 15.30 la donna non avrebbe avuto sue notizie. A quell’ora, poi, un sanitario le si è avvicinato facendole presente che nel frattempo le condizioni del coniuge erano «improvvisamente degenerate» che «era entrato in coma». Solo alle 17,10 vi è stata la partenza per l’ospedale di Catanzaro. Una volta giunto a Catanzaro i sanitari hanno sottoposto il paziente a nuova Tac che ha dato un «esito differente dal precedente: l’emorragia aveva invaso tutto il cranio e si rendeva urgente un intervento. I sanitari mi hanno detto che avrebbero fatto il possibile ma avevano specificato che la situazione era compromessa», commenta.

L’operazione è riuscita ma il 78enne non si è più risvegliato. I medici hanno riferito alla donna della cessazione «di ogni attività cerebrale ma che avrebbero effettuato altri tentativi di rianimazione prima di dichiararne il decesso», sopraggiunto oggi, dopo cinque giorni di agonia, alle 12.40.

LA DENUNCIA PRESENTATA DAI FAMILIARI DELL’UOMO MORTO A VIBO PER UN PRESUNTO CASO DI MALASANITÀ

Alla luce di tutto ciò «ritenendo – si legge nella querela – che, avendo mio marito accusato un colpo alla testa fosse preciso dovere dei sanitari di Vibo Valentia verificare immediatamente le condizioni cliniche del paziente, disponendo senza indugio i dovuti accertamenti al fine di scongiurare traumi cranici o lesioni cerebrali e ciò a maggior ragione a seguito del referto della TAC eseguita presso l’Ospedale di Vibo Valentia che già in mattinata rilevava la presenza di una lieve emorragia come tale certamente contenibile, e che, pertanto, la nefasta evoluzione dell’emorragia che ne ha cagionato la morte sia direttamente collegata alle omissioni perpetrate dai sanitari in ambito nosocomiale ed al ritardo progressivamente accumulato per i relativi accertamenti, la formulazione di una diagnosi, ed il trasporto di mio marito presso l’Ospedale di Catanzaro».

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