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VIBO VALENTIA – «I casi di Covid nel Vibonese stanno aumentando vertiginosamente…». Questa l’allarmante voce raccolta in giro tra la gente: originata non si sa come, è diventata quasi virale, come usa dire oggi per i social. La realtà, per fortuna, è ben diversa: come informa l’azienda sanitaria un aumento nelle ultime settimane si è effettivamente registrato ma è in linea con l’andamento nazionale di questa nuova forma di contagio, per fortuna molto più lieve di quello che per circa due anni ha flagellato il mondo intero. Si tratta dunque di gratuiti allarmismi che, questo l’invito dell’Asp, è necessario stroncare.

«Al netto di un lieve aumento dei casi – assicura Luigi Mandia, direttore sanitario aziendale – non c’è alcuna emergenza nella nostra Asp. L’aumento che registriamo segue quello in atto a livello nazionale. Niente a che vedere, insomma, con situazioni pregresse». A quanto assicurano le autorità sanitarie nazionali, pare che il picco dell’attuale contagio sia ormai raggiunto, o lo sarà al massimo alla fine della settimana prossima, per cui la situazione dovrebbe tornare presto in discesa.

«Se poi per una qualsiasi ragione dovesse registrarsi una recrudescenza significativa (che, ripeto, allo stato non è all’orizzonte) è bene ribadire che la nostra azienda è ben attrezzata per farvi agevolmente fronte. Stando all’oggi, comunque, nel nostro ospedale non ci viene segnalata alcuna difficoltà».

Scende maggiormente nei particolari Michelangelo Miceli, direttore sanitario dell’ospedale civile che, rispondendo al telefono con la sua abituale disponibilità, spiega: «Chi parla di aumento preoccupante dei casi di Covid qui nel Vibonese non sa cosa dice e fa solo inutile allarmismo».

Vediamo allora qual è la situazione. L’azienda dispone per il Covid di otto posti letto allocati tutti nell’ex reparto di malattie infettive, ormai da tempo utilizzato solo per questo tipo di patologia. «Ad oggi (ieri per chi legge, ndr) vi sono ricoverati sei pazienti. Almpronto soccorso arrivano mediamente due casi al giorno ma non tutti vengono ricoverati. Spesso vengono trattati e poi rimandati a casa perché il ricovero non è necessario. Se poi si tratta di pazienti che rientrano nelle categorie fragili, vengono curati sempre in malattie infettive ma in regime ambulatoriale: vengono cioé somministrati loro i farmaci e poi rimandati a casa».

Non c’è dunque alcuna emergenza, ribadisce Miceli, «non ci sono pazienti da ricoverare in terapia intensiva o da avviare ad altre strutture specializzate», e l’aumento dei casi, che pure è innegabile, non è affatto tale da indurre preoccupazioni. Va per altro ricordato che, nel malaugurato caso che si arrivasse ad una nuova emergenza, l’azienda non si troverebbe impreparata: come si ricorderà, l’anno scorso nell’atrio dello Jazzolino è stato completato un padiglione modulare realizzato ex novo a cura
dell’esercito italiano finalizzato, appunto, al ricovero di eventuali pazienti in terapia intensiva.

Una struttura già fornita delle necessarie attrezzatura che però finora non è stata quasi mai utilizzata. Al di là del Covid, comunque, essa servirà ben presto ad ospitare il normale reparto di rianimazione che dovrà traslocare allorché inizieranno i lavori di adeguamento sismico, e di sicurezza tout court, già programmati e dei quali vi abbiamo riferito alcuni mesi or sono.

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