X
<
>

Giovanna Artese con il fratello Gregorio e il marito Leo

Condividi:
3 minuti per la lettura

VIBO VALENTIA – L’enologia vibonese si fa notare sempre di più. E a spiccare in questo costante processo di crescita è soprattutto la nuova ventata di freschezza e innovazione che spira da cantine piccole ma agguerrite. Guidate da giovani vignaioli dalle idee chiare, dalla passione autentica e con una visione del presente e del futuro. Il vino vibonese si sgancia così dall’immaginario del suo passato contadino, bevanda rustica per palati forti, e si scopre nettare raffinato ed elegante, plasmato da tecniche moderne che non ne sviliscono la connotazione identitaria.

L’Aurum Deum, Zibibbo passito Igt Calabria 2020

Il Vibonese c’è nella nuova primavera del vino di Calabria. E si distingue per vivacità e qualità della proposta. Lo testimonia la Gran medaglia d’oro ottenuta al XX Concorso enologico internazionale Città del vino, tenutosi dal 20 al 22 maggio a Priocca, in provincia di Cuneo, dall’Aurum Deum – Zibibbo passito Igt Calabria 2020 di Cantine Artese. Una competizione, quella promossa dall’associazione Città del vino, che ha visto primeggiare la Calabria, regina del concorso con cinque Gran medaglie d’Oro e altrettante medaglie d’oro, seguita da Campania, Lazio e Puglia.

Ad entrare nell’albo d’oro è quindi anche il vino vibonese prodotto dalla casa vinicola guidata da Giovanna Artese, emblema, dall’alto dei suoi 29 anni, di un’imprenditoria al femminile emergente, coraggiosa e competente. Proiettata in un futuro che, dalle colline di Madama di Zambrone dove sono insediati i vigneti e dalla cantina di Portosalvo dove si svolge la vinificazione, guarda con ambizione ai mercati nazionali ed esteri.

Un assetto aziendale fortemente ancorato alla tradizione, ma capace al tempo stesso di innovare e sperimentare, propone, in oltre 30mila bottiglie l’anno, sei etichette ottenute da bacche autoctone, tutte Igt Calabria, recuperate da vecchi impianti e oggi allevate con perizia. Lo Zibibbo passito Aurum Deum è l’ultima scommessa ed è l’emblema della filosofia della casa.

I grappoli selezionati vengono disidratati naturalmente e quando si ha la giusta concentrazione degli zuccheri, vinificati. La tecnica consente all’uva di sprigionare tutta la sua essenza in morbidezza e aromaticità. Un’esplosione di profumi che si evolvono di continuo accarezza l’olfatto. Note di arancia candita, confettura di pesche e albicocche lasciano spazio a vaniglia, noce moscata, cannella. Al palato è corposo ma armonico e nella grande consistenza si ritrova tutto il suo bouquet.

Sensazioni colte appieno dai giudici del Concorso enologico internazionale delle Città del vino che hanno assegnato al passito vibonese il punteggio di 93.2 su 100. Un’incoronazione, la Gran medaglia d’oro, alla quale Giovanna Artese stenta perfino a credere. «Mi sembra di vivere un sogno – ci dice -. Questo passito è stato fortemente voluto dall’azienda. È l’ultima etichetta nata ed è stata molto desiderata. Ho sempre pensato che un giorno – continua -, il mio passito avrebbe dovuto richiamare profumi, sapori, sensazioni difficili da dimenticare, che avrebbe dovuto lasciare il segno. E dopo uno studio attento e una lavorazione particolarmente impegnativa, eccolo qui. Il riconoscimento ottenuto – conclude non senza emozione – è una soddisfazione immensa per noi e per il lavoro svolto fin qui. Significa che siamo sulla strada giusta e che ciò che era un progetto oggi è un vino riconosciuto per la sua qualità».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE