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Antonio Battistini

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Il commissario straordinario Battistini non nega le criticità ma rivendica i risultati già raggiunti per l’Asp di Vibo Valentia


SI è insediato circa un anno addietro, un lasso di tempo sufficiente a tracciare un primo, per quanto provvisorio, bilancio. Antonio Battistini, com’è noto, non è un manager “civile”, viene infatti dall’esercito e della forma mentis militare conserva un po’ la chiarezza degli obiettivi e l’abitudine a prendere decisioni.

Guida l’Asp vibonese unitamente a quella, ben più grande e complessa, di Catanzaro. Una specie di part time che gli ha anche attirato varie critiche. Ma lui rileva che un incarico part time non è una novità, qui a Vibo e altrove, come ad esempio attualmente nel Lazio. Quello che conta non è la quantità del tempo dedicato all’azienda ma la qualità, l’impegno che si profonde. E lui, assicura, d’impegno finora qui a Vibo ne ha profuso tanto.  D’altronde, e lui lo sa bene, questa è un’azienda che di criticità ne ha a iosa, e non da oggi. Senza dimenticare l’indagine che sta portando avanti la commissione prefettizia che indaga su eventuali infiltrazioni o condizionamenti di tipo mafioso, un lavoro che dovrebbe terminare a fine giugno. Da un anno, come detto, si trova a dover fare la spola tra Catanzaro e Vibo, cosa che però, ribadisce, non gli pesa affatto, è stato infatti lui stesso a dare la disponibilità a continuare, «perché ormai mi sento legato a questa comunità».

Scontata la prima domanda: può dire che la “cura Battistini” stia funzionando per l’Asp di Vibo?

«Non credo di dover essere io a rispondere ma le persone che si rivolgono all’azienda. Posso solo dire che non mi sono certo risparmiato per questa Asp. Ho dedicato più tempo a Vibo che a Catanzaro e questo ha suscitato, diciamo così, qualche “gelosia”, qualcuno si è sentito trascurato».

Scendiamo nel concreto: non si contano le lamentele sul funzionamento dei servizi, quanto meno di alcuni. Lei invece rivendica dei miglioramenti…

«Certo, ci sono i fatti a dimostrarlo».

Ad esempio?

«Beh, intanto abbiamo riaperto alcune postazioni di guardia medica, soprattutto nella zona costiera. Poi, nell’emergenza urgenza l’estate scorsa abbiamo fatto registrare il secondo miglior tempo nella regione, appena 27 minuti tra la chiamata e l’arrivo dell’ambulanza. Un simile risultato non viene certo per caso, dietro evidentemente c’è tutto un lavoro. Da circa due mesi è ripartito lo screening mammografico, fermo da molto tempo. Abbiamo recuperato tutti i dati smarriti dell’Adi, l’assistenza domiciliare, contribuendo in maniera significativa al successo del servizio in tutta la regione».

Vogliamo parlare della farmacia territoriale, oggetto di varie polemiche?

«Anche qui siamo intervenuti, adottando un regolamento e introducendo il criterio dell’accesso per prenotazione. Inoltre, abbiamo aperto un punto di distribuzione a Serra. Tutto questo nonostante la persistente carenza di personale, perché Vibo purtroppo è un territorio di passaggio, molti utilizzano la mobilità per arrivare qui ma poi appena possono si spostano in altri centri della regione».

Parliamo delle aggressioni al personale. Nemmeno un generale dell’esercito è riuscito a fermarle.

«Intanto va chiarito che, come riportato di recente anche dal Sole 24 Ore, si tratta di un fenomeno che riguarda tutta l’Italia, non è peculiare di Vibo. Ciò naturalmente non ne diminuisce la gravità. Detto questo, noi alcune misure le abbiamo prese e altre arriveranno presto. La sicurezza del personale è per noi un problema molto importante».

Generale Battistini, le critiche all’Asp di Vibo arrivano sia dai cittadini che dalle varie associazioni, segno di un malcontento diffuso.

«Le dirò, coi vari sodalizi ho riallacciato buoni rapporti. Vorrei che i cittadini si convincessero che l’azienda è anche, e soprattutto, casa loro. Per cui un danneggiamento, un’aggressione a un medico o infermiere è un danno anche per gli stessi utenti».

Concorderà comunque con me che per capire la gravità dei problemi occorre andare sul campo, parlare con la gente, non starsene seduto in ufficio.

«Ha perfettamente ragione. Lei non ci crederà ma noi passiamo quotidianamente molto tempo ad ascoltare i bisogni degli utenti, a risolvere problemi anche individuali. E potrei farle vedere i messaggi di ringraziamento che tante persone mi mandano sul mio telefonino».

Sì, ma intanto la gente è preoccupata per la chiusura di malattie infettive. Si teme che possa diventare permanente, assestando un altro grave colpo all’assistenza.

«Un timore infondato. La chiusura è temporanea per consentire alcuni lavori di adeguamento, tra cui anche la costruzione di un collegamento coperto con il corpo dell’ospedale. Chiariamo anche che nessun posto letto è stato eliminato, i pazienti vengono infatti ricoverati nella medicina. Entro un mese o due al massimo tutto tornerà alla normalità».

Ci dica qualcosa sull’ospedale nuovo. Sembra caduto nel dimenticatoio, lo scetticismo è tanto.

«Capisco che, passando all’esterno del cantiere, si possa avere l’impressione che tutto sia fermo».

Non è forse così?

«No, l’ho constatato personalmente qualche giorno fa. Si sta lavorando, infatti sono stati già collocati circa 1200 “plinti” per stabilizzare il terreno su cui deve sorgere la struttura. Senza quei plinti è evidente che non si poteva costruire nulla. Ora dunque la realizzazione dei corpi di fabbrica sarà più rapida».

Lei è qui da un anno, guardando indietro cosa La soddisfa di più?

«Beh (sorride) sicuramente il fatto che la gente, incontrandomi per strada, mi saluti con un sorriso».

Non mi dica… Non incontra nessuno che se la prenda con Lei?

«Avviene, certo, ma in maniera strumentale. Posso dire che qui le persone che mi stimano sono di più di quelle che mi criticano. Ovviamente non sono andato né portò andare d’accordo con tutti ma il rapporto che ho con le persone mi gratifica molto».

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