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QUANDO i soldati russi arrivarono al lager e videro i prigionieri, morti e moribondi, chinarono la testa per la vergogna. Si vergognavano di appartenere all’umanità che aveva commesso quella colpa. Impari a memoria questa storia, sicuramente più grande di te e della tua comprensione immediata.

Poi leggi qualcosa come questa notizia (LEGGI). Ed è il nostro turno. Questa volta ci vergogniamo noi. Siamo dinanzi ad un’accusa tremenda: un caso di prostituzione minorile e corruzione di minorenne che vedrebbe coinvolti un cittadino di nazionalità bulgara, un pensionato e un sacerdote.

Una triste vicenda finita nella rete di un’intercettazione ambientale, qualcosa che ha scosso i timpani degli ascoltatori per la sporcizia del linguaggio. Senza questa intercettazione la faccenda sarebbe rimasta o ancora nascosta o forse anche destinata a ripetersi. Non che possano esistere casi da tollerare. Fosse uno, in assoluto, sarebbe già troppo. Questo è solo miserabile. Dovremmo prendere per buona cosa che un cittadino bulgaro, per incassare 20 euro, altro non potrebbe escogitare che farsi mediatore di turpe commercio. Un pensionato che non troverebbe altro diversivo per la noia delle sue giornate che approfittare di un minore. E poi un sacerdote che entra nel tunnel della povertà andando a schiantarsi in quella fisica e morale, e anziché portarla a galla e medicarla, finire per rimanervi invischiato nel peggiore dei modi concepibili.

Stiamo parlando di povertà e di degrado, di miseria e di ultimo cerchio dell’umana fragilità, e pertanto non ci è concesso esagerare nell’aggettivazione e nella condanna, perché qui la condanna verbale non serve. Il verdetto è nelle cose e nelle accuse. L’auspicio è solo uno: poter scrivere oggi stesso che niente, nemmeno una parola di questa cronaca è vera. Piuttosto servirebbe riandare ad un altro discorso, quello che si fa intorno all’immigrazione, “a questi che vengono a prendere il lavoro che già manca ai nostri figli”.

Siamo sicuri che vengono a prendere il lavoro o non piuttosto a soddisfare le nostre voglie, quelle più basse e nascoste? Perché un ragazzo, prima ancora di costituire una bocca da sfamare o un pretendente di un posto di lavoro, è persona umana, titolare di quel rispetto e di quell’ossequio che ogni uomo porta stampato sulla fronte. E, se 30 euro, possono essere un richiamo appetitoso per chi del denaro ha fatto l’idolo supremo, dinanzi ad un ragazzo e al rispetto che gli si deve, quell’idolo non può tramutarsi in strumento per farne acquisto, uso e abuso. Il bulgaro e il ragazzo straniero sono rappresentanti di parte dell’umanità che si è incontrata con la nostra. Deboli e vulnerabili, questi attori? Diciamo sì. Ma più becera e degradata si è rivelata parte dell’umanità nostra. L’incontro è andato a combinarsi al livello peggiore: pochi spiccioli per comprare un’umanità povera e una povera umanità. Una guerra tra poveri combattuta con un’arma (il denaro) che ancora una volta evidenzia il suo potere di produrre sopraffazione e morte.

Al sacerdote, al suo vescovo e alla comunità ecclesiale abbiamo niente da dire. Hanno il Vangelo, Papa Francesco che predica ogni giorno con chiarezza e insistenza e il loro stesso impegno rivolto nella medesima direzione. Questo è un triste inciampo. Cade a pochi giorni dalla chiusura delle celebrazioni dell’anno della misericordia. Forse sarebbe il caso di aprirne all’indomani un altro della penitenza o della riparazione e che dia anche l’opportunità di un esame sereno e coraggioso: questa umanità è fin troppo debole, ha bisogno di cure adeguate per essere risanata, recuperare dignità e ritrovare equilibrio. Qualcosa, insomma, che non ci faccia vergognare quando incrociamo i nostri sguardi o quando proviamo ad elevarli al chiarore del cielo. 

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