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La sede della Fondazione

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MILETO – La frattura nei rapporti tra la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime (LEGGI LA NOTIZIA), ente ispirato dalla mistica Natuzza Evolo, rischia di acuirsi a seguito della decisione del presidente facente funzioni dell’ente, Marcello Colloca, di dimettersi dall’incarico.

Dimissioni che pesano come un macigno sui tesissimi rapporti esistenti tra i soci fondatori della Fondazione e il vescovo Luigi Renzo a causa delle modifiche richieste da quest’ultimo allo statuto della Fondazione e bocciate dall’assemblea (LEGGI DEGLI ESITI DELL’ASSEMBLEA DEL 22 LUGLIO E DELLE MODIFICHE CHIESTE DAL VESCOVO RENZO). Ma anche dimissioni di forte denuncia da parte di Colloca che senza giri di parole attacca duramente l’assemblea dei fondatori e ipotizza la presenza di una regia occulta dietro il forte e granitico contrasto alle richieste del vescovo manifestate in sede assembleare, contrasto che lo scorso agosto ha portato alla revoca da parte del presule del decreto di riconoscimento dell’ente da parte della diocesi (LEGGI LA NOTIZIA SULLE MOTIVAZIONI DELLA REVOCA DEL DECRETO).

Una decisione che comunque ha raccolto nei giorni successivi il sostegno dei vescovi della Calabria che avevano espresso piena solidarietà al vescovo Luigi Renzo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso spingendo Colloca a lasciare il suo incarico in seno alla Fondazione e nel Consiglio di Amministrazione è caduta lo scorso 16 dicembre quando si è tenuta l’assemblea dei soci fondatori chiamati ad approvare il Bilancio di previsione. «Quanto accaduto nel corso dell’assemblea dei soci fondatori – scrive Colloca nella sua lettera di dimissioni – con gratuite e non veritiere dichiarazioni contestative e con offese sul piano strettamente personale verso lo scrivente da parte sia di taluni soci fondatori che di taluni componenti del consiglio di amministrazione, frutto principalmente di malafede e di ignoranza di quanto si è fatto in questi ultimi mesi di attività gestionale, mi induce a prendere atto che il rapporto fiduciario inter pares è venuto definitivamente a mancare».

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Tutto ciò, prosegue ancora Colloca, «proprio nel mentre da parte mia e di altri due consiglieri, Cortese e Crupi, che ringrazio di vero cuore, si era avviato e si portava avanti un incontestabile processo di risoluzione in via positiva dei rapporti tra diocesi e Fondazione».

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Oggi, invece, «ed è ora che di tanto prendano atto soprattutto quanti hanno a cuore la sopravvivenza della Fondazione, si è mostrata – spiega Colloca – ancora una volta, chiara ed evidente l’esistenza di una “regia” che, soltanto apparentemente occulta fatta com’è da pseudo-religiosi e pseudo-volontari, ha avuto ed ha come intento e come scopo primari soltanto il conseguimento di interessi personali che non possono che portare verso la messa in liquidazione della Fondazione Stessa».

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Sul punto in conferenza stampa Colloca è stato ancora più chiaro e senza averne fatto mai i nomi è apparso riconoscibile in questa sorta di figura di regista occulto l’ex tesoriere della Fondazione Padre Michele Cordiano che assieme all’ex presidente dell’ente, don Pasquale Barone fu tra coloro che votarono negativamente all’assemblea dello scorso luglio sulle modifiche statutarie e che poi fu chiamato alle dimissioni dal suo incarico in Fondazione, sempre assieme al presidente don Barone, proprio dal vescovo Renzo (LEGGI LA NOTIZIA).

Ma la chiarezza è diventata schiettezza assoluta nel momento in cui Colloca ha descritto i futuri scenari: «Le strade sono due da un lato il vescovo Renzo, se non verranno fatte le modifiche allo statuto richieste, potrebbe trasmettere il decreto di revoca al Ministero dell’Interno avviando la fase di liquidazione della Fondazione con l’estinzione dei debiti utilizzando il patrimonio dell’ente e la devoluzione del residuo ad altre istituzioni attive sul territorio, oppure si procede alle modifiche statutarie con la piena ripresa delle attività fino ad arrivare alla tanto attesa consacrazione della chiesa mariana». La parola tra la fine di tutto e la ripresa delle attività, quindi, per Colloca è tutta in mano all’assemblea dei soci fondatori che però, anche nell’ultima seduta, ha ribadito con forte decisione e convinzione la propria contrarietà ad accogliere le richieste del vescovo.

Dal canto suo Colloca ha concluso la sua missiva ribadendo di non aver «mai inteso e non intende prestarsi a tanto avendo sempre agito nel rispetto e in attuazione di un rapporto fiduciario a suo tempo insorto con chi, Mamma Natuzza, la Fondazione ha voluto fin dal primo momento, pur nella semplice forma associativa». In quest’ottica Colloca augura «all’Istituzione il più roseo futuro anche se, purtroppo, lo stesso è quantomai difficile che possa concretizzarsi seguendo la politica del muro contro muro, della falsità diffuse, degli interessi personali, dei rancori e delle offese sul piano personale. Da qui – conclude – le irrevocabili dimissioni del sottoscritto da ogni mandato all’interno del Consiglio di Amministrazione».

 

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