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SORIANO CALABRO – I primi tavolini sono apparsi da poco, le carte napoletane subito dopo, i caratteristici segni dei giocatori a seguire. In paese, insomma, si può tornare a giocare a carte all’aperto. Sembra assurdo ma è così. Fino al 21 giugno scorso, infatti, chi veniva sorpreso ad esercitare questa attività ludica finiva per essere multato. “Colpa” dell’ordinanza del precedente sindaco Francesco Bartone che adesso il suo successore, Vincenzo Bartone, ha provveduto a revocare e nel popoloso borgo delle Preserre Vibonesi si parla di decisione di “buonsenso” anche perché «il “pericolosissimo” gioco delle carte poteva provocare rischi per l’incolumità di tutta la popolazione» viene commentato con una non poca dose di sarcasmo.

Ma andiamo con ordine. Nel maggio del 2016, l’allora primo cittadino aveva emesso l’ordinanza con la quale vietava il gioco delle carte sui marciapiedi, piazze  e spazi pubblici del paese richiamando, specificatamente, un determinato articolo, il n. 54 comma 4,  del decreto legislativo n 267 del 2000: “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta con atto motivato provvedimenti, [anche] contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. I provvedimenti di cui al presente comma sono preventivamente comunicati al prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti necessari alla loro attuazione”. 

Insomma, per Francesco Bartone giocare a carte rappresentava un vero pericolo per la popolazione di Soriano per via dei tavolini.

Visione diametralmente opposta a quella del neo sindaco Vincenzo Bartone secondo il quale «tale situazione crea disagi e turba la serenità e tranquillità delle persone e può provocare situazioni di potenziale pericolo per i cittadini che spesso sono costretti a transitare sulla sede stradale e per la sicurezza urbana inteso come scadimento della vivibilità, della convivenza civile e della coesione sociale. Inoltre, il posizionamento di alcuni tavoli su suolo pubblico non può configurare, di per sé, l’esistenza dei reali presupposti giuridici per l’emanazione di una ordinanza contingibile e urgente, potendo la situazione essere normalizzata facendo ricorso a provvedimenti ordinari. L’ordinanza, comunque, dispone un più generico “esercizio di un maggiore controllo tendente a fare osservare le norme statali, regionali e regolamentari per quanto attiene l’occupazione dei suoli pubblici, ad iniziare dagli esercenti di attività commerciali».

Insomma, che sia scopa, briscola, tressette o quant’altro, adesso la comunità – soprattutto quella anziana, tradizionalmente amante del gioco delle carte – potrà tornare a sferrare con forza ed evidente soddisfazione sul tavolo, ad esempio, l’asso di denari sul tre dello stesso segno.

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