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PIZZO – Pizzo, capitale e roccaforte del celebre gelato “Tartufo”, si appresta a celebrare la sua tipica e tradizionale prelibatezza artigianale nell’attesissima “Sagra del Tartufo Gelato di Pizzo e dei Prodotti Tipici Calabresi”, che sarà in scena stasera a partire dalle ore 20,30, sul lungomare di Pizzo Marina. L’inimitabile “palla”, che dà la forma al rinomato prodotto che venne inventato a Pizzo negli anni Cinquanta dal maestro gelatiere messinese Pippo De Maria, verrà servita assieme a dei dolcini della tradizione locale. Durante la serata si potranno anche degustare “nduja”, salumi e  formaggi calabresi annaffiati da un ottimo “rosso”. La serata “dolcissima” verrà allietata da karaoke, canti e balli. 
L’origine del gelato risale al re macedone Alessandro Magno (356-323 a.C.) il quale si dice consigliasse ai soldati di mangiare frutta a pezzetti mista alla neve (la “macedonia”). Durante l’inverno si facevano gelati a base di miele e di succhi di frutta con ghiaccio tritato. Ma il vero gelato risale al tardo Rinascimento e la sua invenzione è stata attribuita ai cuochi della famiglia dei Gonzaga e all’architetto fiorentino Bernardo Buontalenti (1536-1608) al servizio della famiglia dei Medici. Per molto tempo, comunque, è stata una specialità esclusivamente siciliana e napoletana. Fino al 1850 la sua consumazione fu alquanto limitata e modesti furono i modi per confezionarlo. Era un lusso per i nobili, mentre gli altri dovevano accontentarsi dei sorbetti venduti dai carrettini che passavano per le strade. La vera diffusione ebbe inizio con l’invenzione del ghiaccio artificiale ottenuto comprimendo la neve e conservandola in grandi pozzi coperti e messi sotto terra. A Pizzo, i primi maestri gelatieri iniziarono a confezionare il gelato artigianale agli inizi del ‘900 lavorando le “nevaie” (pozzetti riempiti di neve per formare il ghiaccio artificiale). Lo sviluppo e il salto di qualità dell’arte gelatiera, giunse agli inizi degli anni Cinquanta, con l’arrivo a Pizzo dei due maestri gelatieri messinesi, Dante Veronelli e Pippo De Maria, il cui laboratorio divenne la fucina di numerosi allievi che hanno saputo coltivare ed accrescere l’arte creando numerose attività specializzate nella produzione artigianale del gelato, arte tramandata poi ai figli, attuali gestori di note caffetterie. 
Nel corso di questi ultimi decenni, i maestri gelatieri napitini si sono dilettati nello sfornare periodicamente invenzioni e nuove creazioni, arricchendo sempre di più il catalogo dei gusti. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si va dai vari tipi di sorbetti o granite (al caffè, alla fragola, alla mandorla, al limone, all’arancia, allo “zibibbu”, ai fichi, alle fragoline di bosco, etc.), ai semifreddi, alla nocciola imbottita, ai tartufi neri o bianchi, alla cassata, alle varie torte gelato e ai molti altri fantasiosi tipi di preparazione che ogni gelatiere napitino, di volta in volta, s’inventa, come il tartufone Natale.

IN Sila sono arrivati in rappresentanza di tutti gli scout calabresi. E sono ripartiti con questa missione: «Essere interpreti del presente per costruire il futuro». E’ con questo scopo che la Route Regionale delle Comunità Capi, organizzata dall’Agesci Calabria – e che ha coinvolto dal 7 all’11 agosto quasi 500 capi scout in rappresentanza di 60 comunità capi dello scoutismo regionale – ha salutato l’esperienza vissuta nel Parco Nazionale della Sila per far ritorno alle proprie zone e luoghi di servizio e continuare un cammino che vede l’associazione in prima fila nella sfida educativa del prossimo futuro.

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Nell’ultimo giorno di campo fisso, preceduto dal cammino a piedi fatto attraverso sette sentieri per arrivare alla base del Cupone, all’interno dell’area del Corpo Forestale dello Stato, a sigillare il lungo lavoro di confronto dei capi calabresi, per la scrittura del nuovo progetto educativo regionale dello scoutismo, è arrivato Matteo Spanò, Presidente del Comitato nazionale dell’Agesci. Calabrese di origine il capo scout nazionale ha evidenziato il «saper progettare» visto nel confronto con i 500 capi scout calabresi che, attraverso i “cantieri del pensiero” hanno scritto insieme le nuove linee guida del percorso educativo che coinvolgerà gli oltre 1500 capi scout che si contano nelle fila del movimento in Calabria.

«Non potrei fare bene il capo – ha sottolineato Spanò all’assemblea di camicie azzurre e fazzolettoni – se non avessi momenti come questo che mi fano alzare gli occhi e fare sintesi e cultura del narrare». «E’ importante progettare insieme – ha ricordato il Presidente del Comitato nazionale dell’Agesci – per saper leggere i bisogni educativi ed avere la forza di trovare il modo di camminare per servire i nostri ragazzi». L’invito di Spanò al Comitato regionale, rappresentato nella sua interezza e guidato dai responsabili regionali Concetta Greco, Fabio Caridi e don Massimo Nesci, è stato quello di «saper leggere le prospettive» per poter offrire un buon servizio alla Calabria.

Proprio in questa direzione, infatti, il nuovo progetto educativo regionale ha preso spunto da tre parole chiave: memoria, narrazione e prossimità, per richiamare l’identità, la corresponsabilità e la partecipazione del movimento alle questioni importanti della Calabria. «Lo scoutismo come potenziale mezzo per la creazione di una cultura del lavoro», la vicinanza ed il sostegno a coloro che denunciano la criminalità in una terra vessata dal sistema criminale organizzato, ma anche l’utilizzo delle nuove tecnologie come strumento utile per mettere in rete talenti, luoghi ed esperienze e dunque «a servizio dell’educazione», l’appartenenza ecclesiale con la volontà di «essere ed edificare la Chiesa» riscoprendo l’identità di battezzati, la riscoperta e valorizzazione della identità associativa attraverso la formazione di «capi solidi e coerenti per un’azione educativa efficace in una “società liquida”» sono solo alcuni dei passaggi che sono stati presentati alla numerosa assemblea che ha chiuso la Route Regionale “Dalle piste ai sentieri sulle strade del domani”. 

L’evento regionale che giunge a 18 anni di distanza dall’ultimo evento del genere in Calabria e che guarda alla prossima route nazionale della branca rover e scolte, nell’agosto 2014 in Toscana, dove saranno coinvolti circa 35.000 scout da tutta Italia, passa necessariamente dal Convegno Fede del prossimo 15-17 novembre, dal titolo “Ma voi chi dite che io sia?” e che da il senso di quel «cammino che continua» e che da oggi vedrà i capi calabresi in servizio educativo «ritornare in noi stessi per riprendere la strada verso la vita». La route regionale ha aperto una «prospettiva della speranza». Ora – ha concluso don Massimo Nesci, assistente regionale dell’Agesci Calabria – si ritorna a casa «capaci di saper accogliere, leggere e avere sguardo lungo sul presente». In questo cammino «non basta che dio faccia la sua parte, ci vuole anche il nostro impegno. Non basta progettare e lasciare che le cose camminino per conto proprio. Benedizione significa coronare il nostro impegno. Realizzare i nostri sogni».

 

premessa che la Route Regionale delle Comunità Capi, organizzata

dall’Agesci Calabria – e che ha coinvolto dal 7 all’11 agosto quasi 500

capi scout in rappresentanza di 60 comunità capi dello scoutismo regionale

– ha salutato l’esperienza vissuta nel Parco Nazionale della Sila per far

ritorno alle proprie zone e luoghi di servizio e continuare un cammino che

vede l’associazione in prima fila nella sfida educativa del prossimo

futuro.

Nell’ultimo giorno di campo fisso, preceduto dal cammino a piedi fatto

attraverso sette sentieri per arrivare alla base del Cupone, all’interno

dell’area del Corpo Forestale dello Stato, a sigillare il lungo lavoro di

confronto dei capi calabresi, per la scrittura del nuovo progetto educativo

regionale dello scoutismo, è arrivato Matteo Spanò, Presidente del Comitato

nazionale dell’Agesci. Calabrese di origine il capo scout nazionale ha

evidenziato il «saper progettare» visto nel confronto con i 500 capi scout

calabresi che, attraverso i “cantieri del pensiero” hanno scritto insieme

le nuove linee guida del percorso educativo che coinvolgerà gli oltre 1500

capi scout che si contano nelle fila del movimento in Calabria.

«Non potrei fare bene il capo – ha sottolineato Spanò all’assemblea di

camice azzurre e fazzolettoni – se non avessi momenti come questo che mi

fano alzare gli occhi e fare sintesi e cultura del narrare». «E’ importante

progettare insieme – ha ricordato il Presidente del Comitato nazionale

dell’Agesci – per saper leggere i bisogni educativi ed avere la forza di

trovare il modo di camminare per servire i nostri ragazzi». L’invito di

Spanò al Comitato regionale, rappresentato nella sua interezza e guidato

dai responsabili regionali Concetta Greco, Fabio Caridi

e don Massimo Nesci, è stato quello di «saper leggere le prospettive» per

poter offrire un buon servizio alla Calabria.

Proprio in questa direzione, infatti, il nuovo progetto educativo

regionale ha preso spunto da tre parole chiave: memoria, narrazione e

prossimità, per richiamare l’identità, la corresponsabilità e la

partecipazione del movimento alle questioni importanti della Calabria.

«Lo scoutismo come potenziale mezzo per la creazione di una cultura del

lavoro», la vicinanza ed il sostegno a coloro che denunciano la criminalità

in una terra vessata dal sistema criminale organizzato, ma anche l’utilizzo

delle nuove tecnologie come strumento utile per mettere in rete talenti,

luoghi ed esperienze e dunque «a servizio dell’educazione», l’appartenenza

ecclesiale con la volontà di «essere ed edificare la Chiesa» riscoprendo

l’identità di battezzati, la riscoperta e valorizzazione della identità

associativa attraverso la formazione di «capi solidi e coerenti per

un’azione educativa efficace in una “società liquida”ı» sono solo alcuni

dei passaggi che sono stati presentati alla numerosa assemblea che ha

chiuso la Route Regionale “Dalle piste ai sentieri sulle strade del

domani”. L’evento regionale che giunge a 18 anni di distanza dall’ultimo

evento del genere in Calabria e che guarda alla prossima route nazionale

della branca rover e scolte, nell’agosto 2014 in Toscana, dove saranno

coinvolti circa 35.000 scout da tutta Italia, passa necessariamente dal

Convegno Fede del prossimo 15-17 novembre, dal titolo “Ma voi chi dite che

io sia?” e che da il senso di quel «cammino che continua» e che da oggi

vedrà i capi calabresi in servizio educativo «ritornare in noi stessi per

riprendere la strada verso la vita». La route regionale ha aperto una

«prospettiva della speranza». Ora – ha concluso don Massimo Nesci,

assistente regionale dell’Agesci Calabria – si ritorna a casa «capaci di

saper accogliere, leggere e avere sguardo lungo sul presente». In questo

cammino «non basta che dio faccia la sua parte, ci vuole anche il nostro

impegno.

Non basta progettare e lasciare che le cose camminino per conto proprio.

Benedizione significa coronare il nostro impegno. Realizzare i nostri

sogni».

 

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