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La mietitura con mezzi d'epoca sulla Piana degli Scrisi a Maierato

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MAIERATO (VV) – Lo sferragliare di una vecchia mietilega trainata da un cingolato d’epoca riporta la mente a scene di vita agricola degli anni ‘60. Così i forconi che sollevano da terra le “gregne” (i covoni) allineate nella “restuccia” (la stoppia residuo della mietitura) per caricarle sui carrelli, restituiscono il senso di gesti antichi. Ormai dispersi nella memoria.

Non sulla Piana degli Scrisi, a Maierato, autentico forziere di produzioni agricole e cultura contadina. Custodito da una terra generosa che, un tempo, si era guadagnata l’appellativo di “Granaio del Vibonese”. È qui che ancora resistono antiche varietà di grano ed è qui che, in una domenica infuocata dal solleone di luglio, riprendono vita ormai desuete tecniche meccanizzate di mietitura del grano. In un rito di memoria collettiva e testimonianza storico-culturale che coinvolge e appassiona decine di persone.

LA FESTA DELLA MIETITURA SULLA PIANA DI MAIERATO

L’idea è dell’Associazione contadini di Maierato che, da cinque anni ormai, chiama a raccolta i suoi oltre 80 associati per la “Festa della mietitura”, rigorosamente con mezzi d’epoca al seguito. Non solo – e non più – rievocazione nostalgica ma sorta di manifesto politico vivente che richiama l’attenzione sulla dispersione di un patrimonio di saperi, tecniche ed economia della terra ormai in fase di irreversibile declino.

«Lo facciamo per riprendere le tradizioni della nostra cultura contadina?» si chiede Vincenzo Griffo, presidente dell’Acm. «Sì, ma non solo», la risposta. «Certo – chiarisce – è bello vedere tanti giovani avvicinarsi con curiosità. Così come guardare gli occhi pieni d’emozione degli emigrati che ritornano in paese per le ferie e rivedono quello che si sono lasciati alle spalle 50 anni fa. Ma è anche un modo per far capire come sia cambiato tutto. Come quella ricchezza che avevamo è stata ormai sostituita dal mercato globale, dalle nuove varietà di grano ad alto rendimento, dai costi di produzione insostenibili per piccole aziende come le nostre. Una volta eravamo noi ad esportare il grano in tutta Italia – ricorda -, oggi siamo sottomessi da un mercato che non possiamo controllare».    

L’ANTICO CASINO MARCHESI GAGLIARDI, TESTIMONE DI UN’EPOCA

Il pianoro, solcato dall’antica via Popilia, si estende a nord fino alla vallata dell’Angitola, dominata dalle rovine di Rocca Niceforo. Deve la sua proverbiale fertilità all’esposizione alle brezze marine, affacciato com’è su Pizzo e sul Golfo di Sant’Eufemia. L’antico Casino dei marchesi Gagliardi, tenuta di caccia dei signorotti della zona, presidia invece la parte sud della piana. All’ombra della magione, testimone muta del tempo in cui le terre erano affare di signori, riprende vita la fierezza contadina. È qui, nell’area attrezzata gestita dall’Acm, che vengono ciclicamente promosse iniziative di divulgazione, sensibilizzazione e convivialità. Il tutto in un legame con la terra fatto di rispetto, cura e vicendevole sostentamento.

«Oggi non è più così semplice purtroppo – spiega Griffo -, e a causa della notevole presenza di cinghiali non si riesce neppure a rispettare la tradizionale rotazione dei terreni. Tanti, infatti, non alternano più i cereali alla fienagione ma hanno quasi completamente abbandonato la produzione di grano perché viene puntualmente devastato dai cinghiali».

Il Casino marchesi Gagliardi

IL GRANO ROSÌA: TESORO NASCOSTO DELLA PIANA DEGLI SCRISI

Il grano qui è il “rosìa”, antica varietà che sulla piana ha ancora il suo principale avamposto. Un grano tenero di colore rossiccio, a basso contenuto di glutine, che ben si presta alla preparazione di pane, dolci, pasta fresca. È questa la vera ricchezza degli Scrisi. La peculiarità che rende questo luogo unico e che ancora sopravvive grazie alla tenacia di un manipolo di contadini testardi su vecchi trattori segnati dalla ruggine. Stanchi ma non ancora vinti.

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