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Kenneth Obodo

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VIBO VALENTIA – Un addio che non passa inosservato, quello di Kenneth Obodo, ormai ex capitano della Vibonese. Il 30 giugno è terminata la sua avventura a Vibo, dopo due anni nei quali si è fatto apprezzare per la forza in campo e ammirare dai tifosi per il comportamento. Per lui 70 presenze e 3 reti in due stagioni nelle quali ha mostrato anche una grande solidità, saltando pochissime partite. Una garanzia, insomma, e una presenza discreta e concreta allo stesso tempo, con una gestione personale professionale. Adesso, però, il 34 enne nigeriano non rientra più nei piani della Vibonese che a quanto pare non ha inviato alcuna comunicazione al suo capitano, che aveva il contratto in scadenza.

Ma la vicenda non è andata giù al centrocampista, che si è sentito “tradito” dalla Vibonese. «Mi avevano persino fatto credere di mettere le mie cose allo stadio, visto che dovevo lasciare la casa dove ero in affitto. Sono allibito. Non ho mai ricevuto un trattamento così poco professionale in tanti anni di professionismo nel calcio». Inizia così lo sfogo di Obodo che aggiunge altri particolari alla sua storia e alla sua versione: «A gennaio, anche a seguito di richieste che io avevo da altre società che puntavano alla Serie B, come per esempio il Catanzaro, i dirigenti della Vibonese mi hanno chiesto di proseguire con loro e abbiamo firmato un contratto anche per l’anno succesivo. Solo che poi non l’hanno più depositato, non dicendomi nulla. Io ero tranquillo, perché per me basta la parola, essendo un uomo di parola e di sincerità assoluta. In questo caso c’era addirittura un contratto scritto e quindi per me l’unica preoccupazione era continuare ad allenarmi, come ho sempre fatto, per garantire professionalità ad una società che voleva crescere». 

I mesi di aprile e maggio scivolano via malamente per una Vibonese che sembra aver staccato la spina. E Obodo si accorge che le cose sono cambiate, almeno stando al suo racconto. «Mia madre aveva bisogno di cure costose per un’operazione delicata al cuore e allora – aggiunge l’ormai ex capitano rossoblù – avevo chiesto un anticipo sulle somme che mi spettavano da contratto. Ma in quel momento, davanti alle loro risposte evasive e mai certe, ho capito che non mi volevano più.  L’aspetto umano è quello che più mi fa rabbrividire. Davanti alla mia richiesta per aiutare mia madre, tramite la corresponsione di soldi che comunque mi spettavano da contratto, hanno fatto spallucce senza mai guardarmi negli occhi».

Viene da chiedersi, allora, se quel che riferisce Obodo è vero, per quale motivo lo stesso centrocampista non abbia provveduto a depositare il contratto. Questa la sua risposta: «Sì, è vero, potevo farlo, ma sarebbe stato un atto di forza che non appartiene alla mia moralità e alla mia mentalità vincente perché io non rimango in un ambiente dove il direttore generale Danilo Beccaria non mi vuole, prendendomi in giro, non dicendomelo mai chiaramente, non guardandomi mai negli occhi quando gli domandavo perché non avesse ancora depositato quel contratto».

Obodo, che si è legato fin da subito ai colori rossoblù, essendo anche stato testimonial di molte iniziative, tra cui una sul razzismo negli stadi, guarda al futuro calcistico di Vibo con rassegnazione. «Non c’è professionalità. Il principale responsabile di questa situazione è il dg Danilo Beccaria. Il ds Lo Schiavo mi aveva fatto rassicurazioni ma mi pare non abbia alcuna voce in capitolo nella gestione dei giocatori. E il presidente Caffo che, seppure a parole, mi aveva dato rassicurazioni, non ha preso posizione in merito. Mai una telefonata. Neanche per dire, come sarebbe stato legittimo: “Caro Kenneth, è stato bello, ma ora non ci servi più, vogliamo puntare su altri”. Sarebbe stato doloroso, ma così lo è stato molto di più e sicuramente mi hanno prodotto un danno professionale enorme, dovendo ora io cercare una squadra, visto che nel mondo del calcio si sapeva che sarei rimasto a Vibo». 

D’altronde le squadre «è noto che si fanno a marzo. Chi le fa ora ha un ritardo paragonabile ad una penalizzazione di 10 punti in classifica perché non prende il meglio e ingaggia, con l’acqua alla gola, giocatori a prezzi molto più alti».

Al di là di ogni considerazione in merito, tre cose vanno comunque evidenziate: Obodo due estati addietro ha accettato la Vibonese in D, pur avendo numerose richieste in C. Allo stesso tempo in questi due anni a Vibo, la società rossoblù nulla gli ha fatto mancare, da ogni punto di vista, com’è solita fare con tutti i calciatori tesserati, garantendogli due anni di ingaggio importante. Ed è stato comunque il ds Lo Schiavo a volerlo portare a Vibo, facendo un autentico colpo di mercato.

Il centrocampista dice di essere «felice per aver giocato due anni per una tifoseria cui sono molto legato e che ora mi sta dimostrando, con messaggi e mail, tutto il suo affetto e la sua incredulità per la mia cacciata» 

Obodo ricorda la promozione dalla D e la salvezza già a gennaio «in un campionato come la Serie C dove nella sua storia la Vibonese non si era mai salvata». 

Si aspettava quindi altro trattamento: «Saluto con rammarico ma con serenità i miei tifosi, ci tenevo a dire come sono andate le cose, io ho la coscienza a posto e pulita. Altri non possono dire la stessa cosa. Sarà Dio a giudicare le coscienze. Io credo molto in Dio e so che è con le persone giuste e corrette, quelle che guardano negli occhi i loro interlocutori, cosa di cui chi mi ha preso così in giro non è mai stato capace. Ciao Vibo».

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