X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

AVELLINO- Un 40enne che non aveva i requisiti per subentrare nella casa del nonno a Rione Parco e non pagava nemmeno il fitto, una 25enne che da sei anni occupava abusivamente un alloggio a via Capraris da sei anni, infine un 51enne che aveva fatto di un’abitazione fatiscente a Quattrograna Ovest la sua dimora saltuaria, nonostante risultasse assegnatario di un’altra casa insieme alla moglie, seppur separato.
Sono questi i primi tre cittadini sgomberati dagli alloggi comunali, nell’ambito del più vasto piano predisposto da Comando della Polizia Municipale e Comune di Avellino, coadiuvato e monitorato della Prefettura, per sgomberare i circa 200 nuclei familiari che occupano le case senza possederne i requisiti.
Le operazioni sono partite dalle prime ore della mattinata di ieri, alla presenza del Comandante della Municipale, Michele Arvonio, dell’assessore comunale alle politiche abitative Marianna Mazza, del vicequestore Elio Iannuzzi e dal Primo Dirigente Bianca Della Valle, del Tenente dei Carabinieri Costantino Coppola, oltre che un vasto dispiegamento di Agenti, Vigili del Fuoco e operatori del 118. Sul posto anche i tecnici di Alto Calore Servizi, Enel e Sidigas che hanno provveduto a sigillare i contatori disattivando le utenze. Le ditte di trasporto hanno invece provveduto a liberare le case anche dai mobili e dagli effetti personali dei residenti. A Quattrograna lo stabile è stato murato per inagibilità, mentre sono stati individuati anche altri dieci appartamenti con allacci dell’acqua abusiva.
“L’amministrazione comunale ripristina un principio di legalità- il commento dell’assessore Mazza- Voglio dire che non stiamo togliendo nulla a nessuno, ma solo riconoscendo un diritto a chi per tanti anni non lo ha visto riconosciuto. L’occupazione abusiva non è il metodo giusto da usare per avere una casa, può sembrare un’affermazione di principio ma non è così”.
L’assessore si dice consapevole che la questione delle occupazioni abusive “è complessa e particolare, manifesta una piaga sociale e non è facile da gestire. Applicare la legge è obbligatorio, ma questo non significa che sempre si riescono a tenere le distanze. E’ stato fatto un censimento degli occupanti con la regia della Prefettura e l’ausilio dei servizi sociali, sono stati analizzati tutti i casi e i presupposti di necessità, senza sottovalutare niente, abbiamo guardato alla composizione dei nuclei familiari, al reddito e ad altri eventuali elementi di fragilità e possibilità di altre collocazioni abitative. Nelle prossime settimane si proseguirà con gli altri casi. Contestualmente partirà la graduatoria delle nuove assegnazioni, per ristabilire ordine nell’intero settore delle politiche abitative.
Sullo sfondo restano le proteste di coloro che hanno dovuto abbandonare la propria casa, certi di “non aver fatto nulla di male”. Lo evidenzia con forza il padre della 25enne sgomberata da via De Capraris “A casa mia, piccolissima, già vive un’altra figlia con i bambini. Dove ci mettiamo tutti? Dobbiamo andare a dormire sotto la Questura”, dice il papà, giurando che la figlia da sei anni paga il fitto della piccola casa che occupava insieme al fidanzato.
Anche Gerardo giura di avere tutte le carte in regola per la casa a Quattrograna, in via Nicola Archidiacono, dove ancora sorgono “gli scatoloni” realizzati nei mesi successivi al terremoto per dare dimora provvisoria agli sfollati, e ancora lì ai limiti della viviblità.
“Sono invalido all’80%, sono stato anche in cura per problemi psichici, e tre anni fa quando sono uscito dalla clinica, separato da mia moglie, mi hanno dato quest’appartamento. Ora non so dove andare, finiscono per farmi buttare dal ponte”, minaccia, invitando gli uffici comunali a sgomberare “i veri” occupanti abusivi.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE