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AVELLINO- «Sono una toga rossa non per motivi politici ma per la rabbia e la vergogna rispetto alle condizioni in cui siamo chiamati a procedere. Siamo chiamati per fare giustizia, cerchiamo di stabilire cosa sia il bene e cosa il male. Spesso arriviamo a reprimere anche la libertà delle persone. Un lavoro simile meriterebbe un sistema logistico che funzioni alla perfezione e non le condizioni in cui siamo costretti ad operare. ».

Sembrano parole pronunciate ieri in una delle tante Commissioni di Manutenzione in cui ha strigliato i funzionari del Provveditorato per i lavori al Tribunale. Invece sono passati sette anni e due mesi da quel giorno di aprile, quando nella Biblioteca De Marsico, la stanza dell’allora presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Avellino Fabio Benigni, l’allora neo Procuratore della Repubblica Rosario Cantelmo, che il 12 dicembre precedente aveva ottenuto il via libera dal Plenum a guidare l’Ufficio Giudiziario avellinese, pronunciò quelle parole. E non furono le uniche, visto che il suo primo impegno fu quello assunto con gli ex operai dell’Isochimica, questione per cui a distanza di sette anni, in attesa di un verdetto di primo grado, si può dire che il magistrato abbia dedicato energie e lavoro.

«Mi impegnerò innanzitutto ad approfondire la vicenda dell’Ex Isochimica – aveva promesso Rosario Cantelmo-. Ci sarà uno sforzo particolare da parte del mio ufficio per risolvere questo problema. Siamo alla resa dei conti ormai. Troppi operai hanno pagato, con la propria pelle, le colpe altrui e non possiamo più far finta che non sia successo nulla. Dobbiamo dare delle risposte».E le risposte arrivarono subito. Un anno dopo il sequestro della fabbrica di Pianodardine e l’avvio di un’inchiesta, quella che a distanza di trenta anni, con un lavoro di ricostruzione condensato in più di centomila pagine, ha portato al processo che si celebra davanti al Tribunale di Avellino nell’aula bunker di Poggioreale. Ventinove gli imputati a giudizio, sia per le morti e le lesioni agli ex operai che per il concorso nel disastro ambientale. Si racconta che prima di insediarsi Cantelmo abbia letto tutti gli atti. Il 16 giugno del 2016, tredici giorni prima che arrivasse la decisione sul rinvio a giudizio, lo stesso Cantelmo, che poi ha condotto l’istruttoria dibattimentale insieme al sostituto Roberto Patscot, pronuncerà parole che resteranno nella memoria di uno dei più importanti processi della storia giudiziaria avellinese.

«Io la invidio giudice, perchè lei sarà il primo dopo 25 anni ad emettere una parola di giustizia per i lavoratori». E’ uno dei passaggi chiave della requisitoria del capo dei pm avellinesi Rosario Cantelmo davanti al Gup del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone. Il caso Isochimica arriva anche in Parlamento. Due audizioni. La prima alla Commissione Sanità, l’altra a quella che si occupa degli infortuni sul lavoro. Cosa ne sarebbe stato della bionifica a cui sono stati chiamati ad agire i due cocustodi della ex fabbrica sequestrata (gli ultimi due governatori della Campania, Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca ndr) se non ci fosse stata l’inchiesta dei magistrati? Difficile dirlo dopo che invece gli effetti sono quelli determinati dal timore di una omessa bonifica. Ma oggi per Borgo Ferrovia c’è un futuro di risanamento amnbientale. E’ difficile riavvolgere il nastro di sette anni di inchieste. Ma la Procura di Avellino è stata la prima a contestare il reato di depistaggio nell’ambito di una delle inchieste sulla sicurezza scolastica. Ma anche di “attentato ai diritti politici” nei confronti di un ex sindaco. Senza dimenticare che molti giorni prima che le Procure si muovessero sul caso Covid, ad Avellino era già iscritto un fascicolo per epidemia colposa. L’ultimo atto formale del Procuratore Cantelmo ha riguardato uno stralcio dell’inchiesta sui viadotti. Nata dal processo per la strage del bus. La Procura di Avellino ha effettuato sequestri in tutta Italia e attende anche quello di secondo grado ai vertici di Autostrade. Sette anni di trincea, non senza problemi. Da lunedì il timone passa all’Aggunto Vincenzo D’0nofrio.

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