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AVELLINO- In meno di 24 ore l’immagine che consegna la città, nel primo giorno di lockdown da zona rossa, è diametralmente opposta a quella del sabato che ha preceduto l’entrata in vigore delle nuove misure restrittive di contrasto al contagio da covid19. Strade semi deserte, locali di ristorazione aperti “a metà” per garantire il solo servizio di asporto, ma con un brusco e ulteriore calo delle vendite rispetto ai giorni precedenti.

In verità resta ancora disorientamento rispetto a quelle attività che non sono colpite dalla chiusura totale sette giorni su sette, e quelle che possono continuare a lavorare. E’ il caso di prodotti per la cura della persona, igienico- sanitari, profumerie, make up, negozi di intimo o per bambini, così come saranno disponibili alla vendita giochi in esercizi specializzati, articoli sportivi e per il tempo libero. Si potrà commerciare anche di prodotti per l’agricoltura e per il giardinaggio, come pure fiori e materiali da fotografia. Potremo entrare anche nelle librerie, che nel primo lockdown furono promosse solo in un secondo momento, rimane disponibile la vendita di articoli e-commerce.

Alcune attività commerciali, quindi, possono offrire metà dei prodotti in commercio: ad esempio un negozio che vende sia abbigliamento da adulti che da bambini, potrà vedere solo per quest’ultimi, così come chi vende biancheria intima o calzature sempre e solo per i più piccoli. Una condizione che disorienta gli esercenti, con il timore che alzare le saracinesche per offrire solo pochi prodotti non servirà nemmeno per ammortizzare i costi di fitti e bollette.

Un discorso analogo anche da parte di bar e caffetterie che al primo tentativo di ieri, dicono di essere rimasti con le casse quasi vuote. Qualche timido guadagno è stato garantito da quelle famiglie che non hanno rinunciato ai dolci della domenica, ma già durante il pomeriggio lo spettro di Corso Vittorio Emanuele è stato ancora più desolante della mattina e in molti hanno chiuso anzitempo. Il problema nel problema, raccontano gli esercenti, riguarda anche la forte limitazioni per le persone, e il divieto di spostarsi da un Comune all’altro, anche della stessa provincia.

“Se viene detto alle persone che siamo in lockdown, al netto dell’autocertificazione per giustificare gli spostamenti, è normale che nessuno scende solo per prendere il caffè al bar”, ragionano dal bar Regina Margherita del Corso cittadino. “Le persone non riescono nemmeno a capire se siamo aperti o no per l’asporto. Stamattina sono state più le telefonate che abbiamo ricevuto per dei chiarimenti, che nemmeno le persone che sono venuti ad acquistare i dolci”, dicono dalla pasticceria “Franco” di Via Piave.

Non va meglio a pizzerie e ristoranti che, con il passaggio della zona gialla alla zona rossa, dovranno rinunciare, al pari dei bari, a garantire il servizio al tavolo all’ora di pranzo. “Sono riusciti a fermarci di nuovo. Ma noi non ci arrendiamo e continuiamo con asporto e consegna a domicilio”, cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno la pizzeria “Il Villaggio dei golosi”. Ma in serata, fanno sapere gli esercenti, sono state pochissime le telefonate per le prenotazioni.

E l’avvio della settimana non fa ben sperare, tanto che diversi bar e ristoranti danno direttamente appuntamento al solo fine settimana. “Non ha senso e guadagno stare aperti in queste condizioni tutti i giorni”, lo sfogo. Sullo sfondo l’amarezza dei centri estetici che, rispetto ai saloni dei parrucchieri, non potranno aprire. “Si può uscire di casa solo per comprovate esigenze che possono essere: andare al bar o pasticcerie- lo sfogo al sapore di amaro sarcasmo del salone estetico “Mia cosmetics”- per andare dai parrucchieri o in profumeria severamente vietato andare nei centri estetici, unica attività chiusa perché considerata “altamente contagiosa”.

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