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«Vacciniamoci tutti, è una cosa che dobbiamo fare tutti, per noi stessi e per chi ci sta attorno mi rivolgo a tutti i No-vax che non credono nella campagna vaccinale: questa è una cosa importante! Un atto obbligato. Dobbiamo farlo affinché nessuna soffra più come abbiamo sofferto noi». E’ l’appello che ha lanciato Antonio Vittoria, il papà della piccola Chiara, stroncata a diciassette anni dal Covid in un Reparto del Covid Hospital del Moscati di Avellino .

Un monito forte, da una famiglia che ha vissuto il dolore di una perdita prematura a causa del virus e che si è rivolto a quanti hanno scelto di non sottoporsi alla somministrazione del siero. Ieri mattina, ad un anno esatto dalla tragedia, la famiglia di Chiara ha voluto ricordare il loro piccolo angelo donando all’ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino, al suo personale, ai malati e ai loro familiari un ulivo, che è stato piantato con una statuetta e una targa a memoria della dolce Chiara.

Una cerimonia preceduta dalla messa nella cappella del Moscati, alla presenza dei medici che hanno lottato per strappare chiara al «mostro». A partire dal primario della rianimazione, Angelo Storti, la caposala Gaetanina Sessa, Modestino Matarazzo e tutto lo staff della struttura ospedaliera che ha partecipato alle cure e ha sostenuto in quei giorni di dolore la famiglia della diciassettenne. Alla cerimonia al Moscati era presente anche il presidente della provincia Domenico Biancardi.

Grande commozione per la cerimonia e la scopertura della lapide che è stata apposta insieme all’ulivo in una delle aiuole della Città Ospedaliera. Il papà della piccola Chiara, Antonio, ha anche letto una lettera che i genitori e la sorella hanno scritto alla loro «principessa » ad un anno esatto da quel terribile giorno durante la seconda ondata della pandemia, tutto mentre volano in cielo palloncini bianchi e risuonano le parole di una delle canzoni preferite da Chiara, «Vivere a colori » di Alessandra Amoroso: «“Ho sempre pensato che un genitore dovrebbe accompagnare i propri figli a scuola, alle recite d’istituto, ai parchi giochi, al circo, alle feste di compleanno, alla festa di laurea. Ma tu, amore mio, ci hai insegnato ben altro. Ci hai insegnato a crescere combattendo ogni giorno per te e per noi stessi, ci hai insegnato l’amore; quello vero!»

Così si apre la lettera del papà della piccola. « Tu ci insegni che la stanchezza non è segno di debolezza, ma è la dimostrazione di tenacia, di chi ha troppo combattuto e continua a combattere con tutte le proprie forze ogni giorno. Tu ci insegni a non arrenderci mai e a continuare sempre a lottare per te e per noi stessi. Figlia mia, per me la vita, la vera vita, sei stata e sarai sempre tu! Sì, perché tu continuerai sempre a essere la grande insegnate della nostra misera vita! Grazie Chiara, mia piccola grande donna, per tutto quello che ci hai dato e che continui a trasmetterci. La tua forza e il tuo immenso amore continuerà sempre a tenerci uniti, anche fra cielo e terra. A te dedichiamo tutto e che possa questo ulivo continuare a vivere in tuo ricordo e in simbolo di continuità, pace, amore e forza. Ciao principessa, ora vola libera tra gli angeli». Un segnale di speranza nella lotta al virus.

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