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“Non lasciate sola l’Ucraina, chiediamo solo di essere liberi”. Lo grida Nadia, una delle tante donne della comunità ucraina d’Irpinia, in piazza per testimoniare il no deciso a ogni guerra. E sono davvero tante le bandiere e gli striscioni della comunità ucraina a sventolare durante il sit-in. Una manifestazione che si carica di un valore più forte all’in – domani dell’attacco della Russia all’Ucraina. Al fianco della comunità ucraina associazioni e sindacati, Cgil, Cisl, Uil, Auser. Anpi, Arci, Acli, Avionica, Comunità Accogliente, Do Tonino Bello, Legambiente, Libera e Soma e tanti cittadini comuni, pronti a ribadire che Avellino dice no a qualsiasi guerra.

“Siamo molto preoccupati – prosegue Nadia – Io sono nata in Ucraina e sono da dieci anni in Italia. Col cuore siamo tutti lì, al fianco della nostra gente. Lì ci sono i nostri figli, i nostri genitori. Ieri sera, quando ho parlato con mia figlia la situazione era sotto controllo, stamattina con la voce rotta dal pianto mi ha spiegato che a sessanta chilometri dalla loro casa c’erano state delle esplosioni e avevano paura. Ringraziamo l’Irpinia e l’Italia per la solidarietà che ci hanno dimostrato, la vostra è una terra accogliente che continua a sostenerci in tutti i modi”. Ribadisce come “non è questione di entrare o no nella Nato. Vogliamo conservare la nostra libertà, siamo una terra di lavoratori e di grandi risorse. Siamo orgogliosi della nostra identità”. E a chi le chiede se i figli torneranno in Italia: “Sarebbero contenti di venire a lavorare in Italia ma lasciare ora il paese significherebbe per loro tradire la loro terra”. Parole non diverse da quelle di Olga e Holena.

“Sto chiamando ininterrottamente i miei familiari da stamattina, – racconta Holena – ormai non escono più di casa, la paura è troppa. Sperano che gli attacchi finiscano presto. Non sanno cosa succederà domani. Diventa difficile mantenere la calma sapendo che le persone che ami sono in pericolo. Quello che sta succedendo è gravissimo”. “Stiamo sentendo con forza la solidarietà dell’Irpinia, sappiamo che oggi dobbiamo restare uniti più che mai – spiega Olga – Ho i miei familiari e tanti amici lì in Ucraina, anche in quelle regioni dove la guerra dura da anni”. Giovanni Foglia della Cgil spiega come “la pace è un valore che va difeso sempre. L’umanità non conosce differenze di etnia, va difesa sempre”.

“Questa guerra – spiega Carmine De Maio – dimostra che siamo stati troppo distratti su questi temi, bisogna porre al centro della politica la persona e i diritti dei popoli. Vogliamo dimostrare e affermare il valore della Pace, contro qualsiasi sopraffazione. Ecco perchè siamo in questa piazza e siamo contenti della risposta dell’Irpinia”. Una manifestazione per ribadire il netto rifiuto della guerra e la richiesta al nostro governo di operare per la de-escalation del conflitto e di operare per la soluzione politica nel seno dell’Unione Europea. Di qui la richiesta di assumere una posizione di neutralità attiva, senza essere coinvolti in operazioni militari ed agire per le vie della diplomazia, del dialogo tra le parti in causa e nel rispetto del diritto internazionale.

E’ Luigi Simeone, segretario provinciale della Uil a sottolineare come “La strada della diplomazia è obbligata. Siamo di fronte a un escalation pericolosa, a rischio è il principio di autodeterminazione dei popoli, è una guerra a tutto tondo in cui i ruoli sono chiari, da un parte l’invasore e dall’altra l’in – vaso. La comunità internazionale si è fatta trovare impreparata, ancora una volta l’Europa mostra tutte le sue debolezze, non ha un’identità degna di tale nome, c’è bisogno di strumenti che consentano di contrastare questa decisione. E se è vero che in Italia possiamo esternare il nostro dissenso, aMosca i cortei sono stati sciolti, il dissenso non è tollerare, mentre a Kiev i bambini sono costretti a colorare e disegnare nelle nelle sottoscale della metropolitane e a fare i conti con bombardamenti”. E sulle ripercussioni economiche del conflitto: “ Già stavamo uscendo – prosegue Simeone – da una situazione drammatica, il tasso raggiunto dal potere d’acquisto è drammatico, gli stessi camionisti che rischiano ogni giorno a causa del calo del carburante. La speranza era quella di uscire dalla pandemia e oggi ci ritroviamo a fronteggiare una nuova emergenza”. Spiega come “già senza la guerra i prezzi del carburante sono aumentati del 40%, se consideriamo che l’Ucraina è anche il primo fornitore di grano d’Europa, possiamo concludere che il dramma non è alle porte, lo abbiamo sotto casa. Per fortuna c’è stata una presa di posizione unanime, per una volta sono stati messi da parte gli interessi partitici. Siamo convinti che l’Europa debba fare fronte comune”.

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