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AVELLINO- L’entrata in vigore della zona rossa per la Regione Campania, a partire dalla giornata di domani, sa di beffa per i commercianti avellinesi e per i suoi stessi cittadini.
Al netto di una parte di persone che vedono nella chiusura totale della Campania e quindi anche di Avellino, l’unico rimedio per arginare l’onda lunga dei contagi di covid, una buona fetta- ben più notevole- di avellinesi contesta duramente il provvedimento che riguarda anche la città di Avellino.

Se fino a qualche ora precedente alla decisione del Governo centrale, complici anche le pressioni del governatore campano Vincenzo De Luca , commercianti e cittadini speravano che le istituzioni decidessero per chiusure limitate alle aree più interessate dei contagi senza freni, si sono scontrati con la dura realtà dei fatti Avellino. Una decisione che non farà piacere nemmeno al sindaco del capoluogo, Gianluca Festa, che ha sempre spinto affinchè i sindaci avessero più poteri decisionali, per varare ordinanze specifiche per le esigenze dei singoli territori. Festa, già scettico rispetto all’indicazione arrivata dalla Prefettura di Avellino nella giornata di giovedì di chiudere anche ai pedoni le zone centrali della città, a partire da Corso Vittorio Emanuele, ora si trova a subire una decisione ancora più drasitica. “Avellino non è Napoli”, ha sempre sottolineato la fascia tricolore di Avellino per contesare il napolicentrismo di De Luca.


Ed invece da domani Avellino, al pari di Napoli e Salerno, sarà in lockdown. Saracinesche abbassate per quei bar e ristoranti che fino a questa sera potranno ancora rimanere aperti fino alle 18, già un prezzo troppo salato da pagare rispetto ad una condizione emergenziale che sono convinti sia determinata soltanto dacapoluoghi di provincia più vasti più di Avellino per densità demografica.
Unica magra consolazione la possibilità del servizio di asporto e consegne a domicilio che nel lockdown di marzo non era concesso. “Ma le persone dovranno fare un’autocertificazione per andare a comprare la pizza?”. domandano i ristoratori in un mix di amaro sarcasmo e realismo.


Grido ancora più rabbioso quello dei proprietari dei centri estetici che, rispetto ai parrucchieri, dovranno chiudere .”Non capiamo- dicono gli addetti ai lavori quale differenza ci sia tra un salone di bellezza è un costo è un re che il più delle volte garantisce anche servizi di estetica. Eppure -continuano a denunciare i commercianti avellinesi -abbiamo anche investiti soldi per far fronte a tutte le misure di sicurezza che ci hanno chiesto Regione e Governo. Dalla riorganizzazione degli spazi all’interno del locale, all’acquisto di tutto il materiale necessario per garantire distanziamento e protezione individuale.


“Sudore, sacrifici, non sempre ci hanno dato i frutti che volevamo- denunciano ancora- Siamo feriti, rammaricati, delusi. L’ultimo giorno prima di un ennesimo lockdown. Sarà un arrivederci, speriamo”.

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