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MERCOGLIANO – I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle di Avellino hanno bussato nel pomeriggio di giovedì alla porta del sessantenne bancario sospeso dalla filiale Bper di Solofra dopo lo scandalo della truffa ai danni di almeno una sessantina di correntisti, che negli ultimi dieci anni gli avevano affidato gran parte dei loro risparmi. Cifre tra i cinquemila e i duecentomila euro, quelle sottratte almeno secondo quanto emerso finora all’insaputa dello stesso Istituto di Credito.

I militari di Via Pontieri hanno eseguito un decreto di perquisizione firmato dal sostituto procuratore della Repubblica di Napoli Maria Di Mauro, che nei confronti del bancario ha ipotizzato i reati di appropriazione indebita, frode informatica e accesso abusivo ad un sistema informatico. Proprio alla luce dei due ultimi reati, che sono di competenza Distrettuale, le indagini in un primo momento avviate dalla Procura di Avellino, dal pm Fabio Massimo Del Mauro, sono state trasferite per competenza all’Ufficio inquirente partenopeo, che ha avviato gli accertamenti con la perquisizione eseguita dai militari agli ordini del colonnello Gennaro Ottaiano.

Non è noto cosa sia stato rinvenuto nel corso della perquisizione, molto probabilmente i militari delle Fiamme Gialle erano alla ricerca di documentazione e supporti relativi all’attività parallela da parte del bancario finito nel mirino degli accertamenti della Procura di Napoli. Si tratta di uno sviluppo molto atteso, quello relativo cioè al filone di indagine penale, nato dalle denunce che le «vittime» hanno sporto all’Autorità Giudiziaria dopo che era stato scoperto il sistema truffaldino messo in piedi dal bancario all’interno della filiale.

Un unico fascicolo con tutte le denunce presentate nei confronti del sessantenne cassiere della filiale Bper di Solofra che avrebbe sottratto con promesse di investimenti centinaia di migliaia di euro ad almeno sessanta clienti. La Procura di Avellino si era mossa su un maxi fascicolo per ricostruire quanto avvenuto e le presunte responsabilità sulla frode perpetrata ai danni delle ignare vittime. Una scelta precisa, quella del Procuratore Domenico Airoma per accelerare anche i tempi degli accertamenti.

Le indagini affidate ad uno dei sostituti della Sezione Criminalità Economica della Procura di Avellino, il pm Fabio Massimo Del Mauro e poi il passaggio alla Procura di Napoli. Ai circa sessanta che già hanno denunciato di aver perso somme variabili tra i 5 e i 200mila euro si era aggiunto negli ultimi giorni anche un commerciante di Montoro, che avrebbe rimesso nella vicenda circa 97mila euro. Anche lui affidatosi come hanno fatto altre ventitré vittime del sessantenne cassiere all’avvocato Valerio Preziosi, che è stato tra i primi a raccogliere le testimonianze e il materiale che è finito sia all’attenzione della Procura della Repubblica di Avellino, che all’attenzione di quella civile.

E infatti dopo un primo tentativo di «mediazione» per i suoi clienti, sfumato. Il tentativo di mediazione esperito dall’avvocato Preziosi doveva servire ai clienti a recuperare le somme perse. La banca però si è tirata fuori, di quelle transazioni che i clienti dichiarano di aver effettuato con quel cassiere non c’è traccia documentale. La mediazione si è dunque chiusa con verbale negativo. E uno dei due ricorsi che Preziosi ha depositato nell’interesse di una delle ventiquattro vittime è stato già fissato dal Tribunale Civile di Avellino, la Seconda Sezione, per il prossimo mese di novembre. Intanto a nome dei suoi assistiti, Preziosi ha voluto precisare che le iniziative via social nei confronti del cassiere, quelle che da alcuni giorni circolano su Facebook in particolare, non riguardano i suoi assistiti, lo ha detto chiaramente:

«Ci dissociamo da queste iniziative perché siamo convinti e fiduciosi nell’operato dell’Autorità Giudiziaria ». E infatti per ora le due vertenze contro la Bper riguardano proprio i suoi assistiti. Il vero braccio di ferro sarà quello legato al ruolo eventuale avuto dalla Bper nella vigilanza. L’Istituto, che ha sospeso il dipendente e ha avviato accertamenti, ha sempre sostenuto che le operazioni non fossero avvenute nella filiale.

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