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Immunità dal virus dopo il contagio, anche in Irpinia c’è un caso di paziente “ripositivizzato” dopo due tamponi negativi e la strada della guarigione e del rientro in servizio alla Centrale Operativa ormai già avviata. Quello dell’immunità è uno dei maggiori punti di discussione tra i virologi sulla mutazione del Covid 19. Altri casi sono avvenuti in tutta Italia. Quello che si è registrato al Moscati è il primo per la provincia di Avellino. L’operatore originario dell’hinterland avellinese il 23 marzo scorso era risultato positivo al Covid, un destino comune almeno ad altri otto suoi colleghi e a tre medici che erano impegnato nella Centrale Operativa della Città Ospedaliera. La quarantena e i tamponi, i due che servono ad accertare la positività o meno al virus. Esito negativo per entrambi. La strada era ormai avviata verso il rientro in servizio. Ma proprio dal test e dal tampone che sono stati effettuati contemporaneamente nell’ambito dello screening al personale sanitario da parte dell’azienda Ospedaliera è’ emerso che l’operatore del 118 era di nuovo positivo. Una doccia fredda, anche perché uno dei temi più controversi è legato proprio al fatto e al dubbio se i positivi guariti possano di nuovo tornare ad essere contagiati dal Covid. Un caso che aveva interessato già qualcuno dei pazienti guariti in altre regioni di Italia. Come ad esempio il paziente 1 del Piemonte. Ed in quella circostanza si era proprio parlato di una casistica simile ad altre infezioni: “nonostante il paziente risulti già guarito, si verifica una diffusione del virus in tempi lunghi (si pensi, ad esempio, alla mononucleosi). Non si tratta, comunque, di una recidiva ma è il modo di reagire di molte infezioni virali, come il Coronavirus. Il paziente potrà tornare alla vita collettiva solo nel momento in cui c’è la certezza che non trasmetta più la malattia”. Una nuova quarantena per lo stesso e comunque la prova che il virus non è sparito ed è ancora pericoloso. L’operatore del 118 e’ asintomatico ed ha fatto rientro nella sua abitazione. Intanto sul caso dei tamponi falsi positivi che per alcune ore ha tenuto banco e ha messo in agitazione il personale della Città Ospedaliera è’ previsto per la settimana prossima il via all’audit, l’indagine interna di cui è stata incaricata l’ Unità Operativa Rischio Clinico con urgenza. Si tratta si un audit clinico- organizzativo per analizzare le varie fasi della lavorazione dei campioni da parte del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda. Dai primi riscontri, sembra verosimile che a determinare l’inconveniente registrato possa essere stata l’interpretazione qualitativa del test. E sul caso è tornato anche il senatore della Lega Ugo Grassi, che ha annunciato di essere ancora intenzionato a sottoporre la vicenda al Ministro della Sanità: sono evidentemente felice si sia trattato di un falso allarme. Ma le mie valutazioni non mutano molto. L’accaduto lascia infatti molti interrogativi. Giova ricordare che la mia iniziativa parlamentare ha preso le mosse da un comunicato ufficiale dello stesso ospedale, il quale addirittura avviava una indagine interna. Da lì in poi una sequenza di voci e smentite. È lecito farsi qualche domanda, perché tutta la vicenda sembra confermare il cuore del mio intervento: il moscati pare soffrire di alcuni problemi organizzativi nella gestione dell’emergenza. Un quesito per tutti: domani l’utente della struttura potrà “fidarsi” dei risultati di laboratorio? Ricordo inoltre a tutti che è dovere di ogni parlamentare vigilare sul funzionamento delle strutture pubbliche. Era ed è mio dovere chiedere ogni possibile verifica sul punto.Valuto, perciò, l’opportunità di presentare una interrogazione al ministro Speranza affinché alla cittadinanza sia fornita ogni possibile risposta al fine di mantenere intatta la fiducia pubblica verso l’ospedale. Ai medici, ai tecnici, al personale paramedico va intatta tutta la mia stima”.

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