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Continuano ad essere al centro delle polemiche le scuole, additate da più parti come potenziali veicoli di contagio. Ad Atripalda restano chiuse fino al 20 febbraio scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado, a causa della preoccupante situazione epidemiologica sul territorio, che ha fatto registrare due contagi tra gli studenti del liceo.

Anche a Mercogliano sono chiusi fino al 20 febbraio il plesso scolastico San Modestino e Città Vivibile della scuola dell’infanzia e primaria dell’IC Mercogliano per disinfezione, pulizia straordinaria e igienizzazione. Attività didattica in presenza sospesa per la scuola secondaria di secondo grado anche ad Avelli – no dove il sindaco Gianluca Festa ha prorogato la sospensione fino al 20 febbraio. Lezioni sospese fino al 27 febbraio per tutte le scuole di ogni ordine e grado anche ad Avella. Anche l’amministrazione comunale di Domicella, guidata dal sindaco Antonio Corbisiero, ha scelto di sospendere le attività didattiche in presenza di tutti gli istituti scolastici fino a sabato 27 febbraio.

Il Comune chiarisce, inoltre, che si impegnerà a sostenere le scuole, garantendo gli strumenti necessari a garantire la didattica a distanza. Sono sospese, invece, fino al 9 marzo le scuole di ogni ordine e grado nel comune di Lauro, preso atto della crescita del numero dei casi dei giorni scorsi. Attività didattiche sospese fino al 27 febbraio anche all’istituto Nobile- Amundsen di Marzano di Nola, “preso atto che la popolazione scolastica dell’Istituto Alberghiero è composta da studenti provenienti da 29 Comuni del territorio Avellino- Napoli”.

A Chiusano si tornerà in classe il 17 febbraio dopo la conclusione degli screening voluti dal Comune presso il poliambulatorio della Misericordia per gli studenti che si concluderanno oggi, dalle 15 alle 18. Intanto, è polemica sulla sospensione delle lezioni a distanza in conseguenza delle ordinanze di chiusura delle scuole dettate dal maltempo. A fare chiarezza i sindacati irpini in una nota firmata da Cgil, Cisl e Uil nella quale ribadiscono come “ogni ordinanza sindacale che voglia intervenire sulla didattica non solo rappresenta uno sconfinamento inopportuno di competenze ma non ha caratteri d’obbligo nè di esigibilità per i dirigenti scolastici”.

Il riferimento è all’ordinanza emanata dal sindaco di Mercogliano “c’è da specificare che l’Ic Dorso ha obblighi che conseguono solo dall’applicazione dell’Om134/2020 e cioè relativi all’attivazione di percorsi di istruzione rivolti a bambini in condizioni di fragilità certificata, obblighi a cui ha ottemperato”. Si chiarisce, inoltre, che “Il Contratto Collettivo Nazionale sulla didattica digitale integrate prevede che la stessa sia attivata esclusivamente in caso di sospensione delle attività didattiche in presenza a causa dell’emergenza Covid”.

Si ribadisce che “questo utilizzo emergenziale nulla ha a che vedere con stati di allerta meteo o neve fino a contraria previsione contrattuale”. Ecco perchè “in caso di sospensione delle attività didattiche a causa dell’allerta meteo, per le classi che sono tornate alla didattica in presenza le lezioni sono sospese ed ogni prosecuzione delle stesse in Ddi configura la richiesta non legittima di prestazione da parte dei docenti, per le classi che non sono tornate alla didattica in presenza è regolare la prosecuzione in Ddi, il personal Ata è in servizio”.

Mentre in caso di ordinanza sindacale di chiusura delle scuole a causa dell’allerta meteo, “non sono previste lezioni per tutte le classi poichè l’istituto è chiuso e non sono attivi i servizi di segreteria a sostegno della didattica, ogni prosecuzione delle stesse in didattica integrata configura la richiesta non legittima di prestazione lavorativa da parte dei docenti”.

Il riferimento, in particolare è alla “sperequazione tra primo e secondo ciclo prevista dall’ultima ordinanza del sindaco di Avellino: pare che le condizioni di allerta meteo valgano per il personale Ata del primo ciclo e non per quello del secondo ciclo”. Intanto, a scrivere al presidente del Consiglio Draghi e al presidente Mattarella sono i No Dad, chiedono al governo “un sostegno concreto” e di “sostituirsi alle istituzioni territoriali perché desideriamo sentirci Italiani, allinearci a una normativa e a una gestione nazionale”.

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