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In Irpinia come nel resto d’Italia si esulta per la vendemmia 2020 che promette di essere la “più ricca di uva” al mondo. Ma…non è un primato invidiabile alla presenza di una crisi dei consumi senza precedenti che si abbatte su tutti i mercati e coinvolge tutte le cantine del mondo, gonfiandone le giacenze.


“Stimare la produzione di quest’anno – ha spiegato Stefano Di Marzo Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Irpinia – è ancora più complesso rispetto agli anni scorsi perché alla normale imprevedibilità del decorso climatico di settembre si aggiungono tutte le incognite legate alle singole realtà”.


In realtà il Presidente Di Marzo ci tiene a rilevare che, sin da subito è meglio scindere la vendemmia in due sezioni, produttiva e quotazione uve, quest’ultima è sempre la questione che crea più preoccupazioni, in particolar modo quest’anno con il congelamento commerciale dovuto al covid-19, tranne quelle aziende più grandi e diversamente organizzate commercialmente. Dimenticando per qualche istante le varie problematiche che il comparto vive e deve affrontare nei prossimi mesi, vogliamo capire, anche se prematuro, cosa avverrà negli areali delle tre Docg irpine. “Posso sicuramente affermare che a oggi si prevede una buona vendemmia” – ci dice Stefano Di Marzo valutando per tipologia.
L’andamento climatico dell’annata è stato positivo con un’elevata piovosità nei mesi di novembre e dicembre 2019 che ha consentito di ripristinare le riserve idriche mentre i mesi successivi sono proseguiti senza particolari criticità climatiche. Un quadro che ha portato a oggi a uve sane da un punto di vista fitosanitario indispensabile premessa per un millesimo di qualità.


Ovunque si registra un ciclo vegetativo avanzato che porterà a una raccolta delle uve leggermente anticipata, anche se la conclusione delle operazioni dovrebbe avvenire tra fine ottobre e gli inizi di novembre con le varietà più tardive: come il nostro Aglianico.
Il Fiano in realtà è già pronto per la vendemmia e non si andrà oltre la metà di settembre. Capitolo a parte è il Greco sia per la maturazione sia per il prezzo uve. “Allo stato odierno, posso dire”- continua Di Marzo – “se il caldo continua il Greco, a differenza di Fiano e Aglianico, soffrirà di più, soprattutto dove le viti sono giovani con terreni argillosi in collina, diversamente per le viti più a valle con terreni misti, per cui si avranno dei grappoli poco pesanti e quindi poco succo, ma se dovesse piovere, si ribalterebbero queste previsioni”.


Ma posso affermare che le uve Greco saranno tutte portate in cantina ed è alta la richiesta di uve Greco, che mantiene anche stabile la quotazione. Lo stesso non si può dire per il Fiano e per l’Aglianico perché preoccupa mettere uva in cantina se non si ha certezza del prossimo futuro”. Preoccupazioni che riguardano, in realtà l’intera Cantina Nazionale che – come rappresento con precisione dal rapporto presentato Assoenologi, Ismea e Uiv – non è mai stata così piena: 38,5 milioni di ettolitri nelle botti e nelle vasche, una mega scorta cresciuta del 60% in soli 5 anni.
A questa scorta si andranno ad aggiungere i 47,2 milioni di ettolitri previsti in questa raccolta (-1% rispetto all’anno scorso). Dati che consentiranno all’Italia di mantenere il primato mondiale della produzione, ma che non fanno felici, perché nella prima metà dell’anno, per la prima volta da vent’anni a questa parte, l’export ha fatto un passo indietro del 4%.


Un elemento che nuoce non poco i vini irpini e di tutta la Regione che, negli ultimi anni, hanno potenziato la propria capacità di penetrazione dei mercati esteri, segnando balzi in avanti addirittura a tre cifre. Un comparto importante dell’economia irpina che si trova a fare i conti con le conseguenze di un’emergenza sanitaria ed economica planetaria, difficile da affrontare anche per il silenzio assordante che si registra da parte di chi dovrebbe ascoltare le esigenze per programmare interventi efficaci, capaci di dare risposte concrete a un settore che in questi ultimi anni ha contribuito in modo sostanzioso alla crescita del brand territoriale. Il Presidente Di Marzo si riserva di darci dati più certi tra 10 giorni, per capire la fondatezza o meno delle previsioni odierne.
di Carmela Cerrone

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