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Maurizio Petracca, presidente della commissione regionale agricoltura e risorse  per lo sviluppo, molti chiedono di riaprire la struttura del Maffucci per destinarla ai contagiati da Covid 19, lei che ne pensa?
Sono dell’idea che la questione non è essere d’accordo o non d’accordo all’ipotesi di utilizzo di strutture dismesse in una fase così delicata come quella che stiamo attraversando. Il nodo sta nel mettere a punto un’organizzazione che consenta alle strutture che abbiamo di funzionare al meglio garantendo la miglior risposta possibile sia alla questione Covid-19 ma anche a tutte le altre richieste di servizi sanitari che continuano ad esserci.
Da dove si parte?
L’unica strada è una integrazione molto forte tra Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati ed Asl di Avellino.
Come si fa a trovare i posti sufficienti?
La città ospedaliera di Avellino conta, in totale, poco meno di seicento posti letto. A questi si aggiungano i circa cento posti letto del Landolfi di Solofra. E i cinquanta di terapia intensiva e sub intensiva ormai in fase avanzata di allestimento presso l’edificio Alpi sempre di contrada Amoretta ad Avellino.
Le strutture ci sono.
Dai numeri emerge con chiarezza che non abbiamo bisogno di strutture ma di personale, soprattutto medico da impiegare. Aprire altre strutture ospedaliere, operazione che ovviamente ha dei tempi di realizzazione non proprio brevissimi, ma senza apparecchiature adeguate e soprattutto senza medici, a cosa servirebbe? 
E allora?
A mio avviso bisognerebbe organizzarsi in prospettiva destinando la metà dei posti letto della Città Ospedaliera come presidio Covid-19, delocalizzando, come già sta facendo, alcuni reparti a Solofra, lasciando però l’emergenza – urgenza, e faccio riferimento ai reparti di cardiochirurgia o di oncologia, presso il plesso di Avellino e, coordinandosi con l’Asl, si può prevedere un’azione di complementarietà con gli ospedali di Sant’Angelo dei Lombardi e di Bisaccia e, in extrema ratio, con il plesso di Monteforte Irpino, per le sole unità non relative all’urgenza, in una logica di decongestione dei centri Covid, che sono la Città Ospedaliera ed il “Frangipane” di Ariano Irpino.
E’ la sua proposta ormai da giorni.
E mi fa piacere che la condivida il sindaco di Bisaccia, Marcello Arminio, che ha messo a disposizione l’ospedale per ospitare alcuni reparti sacrificati dall’emergenza in atto. I posti letto ci sono. Le strutture non mancano. Di nuove non se ne sente la necessità perché non avrebbero personale ed apparecchiature necessari per mettere in attività. Non va, poi, tralasciata la sanità privata convenzionata a cui pure si può fare capo, tralasciando quelle strutture che gestiscono oggi urgenze di tipo cardiologico ed oncologico.
Dunque la sanità può essere potenziata subito: perché non lo si fa? Si perde tempo?
Non è questione, perciò, di essere partigiani, in una fase così complessa. Ma di usare ragionevolezza e buon senso. Allo stato mi pare più strategico concentrare le risorse umane in una sola struttura, piuttosto che pensare a soluzioni poco funzionali e dai tempi di realizzazione troppo incerti.
Anche le istituzioni dovrebbero coordinarsi meglio?
Io credo che in questa fase ciascuno debba fare ciò che è di propria competenza. Governo centrale, amministrazioni regionali, livelli locali devono tessere una filiera istituzionale lineare, senza sovrapposizioni e confusioni di ruoli e le confesso che sono disgustato dallo sciacallaggio di alcuni, mentre c’è chi lavora per salvare la vita dei cittadini.
A chi si riferisce?
Ognuno di noi si limiti ad esercitare il suo ruolo contribuendo alla soluzione dei problemi e non generando caos o, peggio, pandemie psicologiche nella pandemia reale.
De Luca ha fatto abbastanza?
Il presidente De Luca sta facendo, pur tra le mille difficoltà che ci possono essere nella sanità in Campania ma più in generale nel Mezzogiorno, un lavoro straordinario riconosciuto fuori dal perimetro regionale e nazionale, anticipando talvolta le decisioni del governo centrale che spesso si è mosso in scia alle sue ordinanze.
Un appello
Lavoriamo tutti nella stessa direzione senza idiozie e protagonismi stupidi. Prima di dare fiato ai polmoni ognuno di noi, che rappresenta un pezzo della filiera istituzionale, dovrebbe documentarsi e proporre soluzioni attuabili e non finalizzate ad una mediocre ricerca di consenso.

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