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Roberta Bruno
MONTELLA – Grande emozione per la celebrazione della festa di San Francesco nel suggestivo Convento duecentesco. Il momento solenne è iniziato con l’arrivo delle sei comunità dell’Alta Valle del Calore impegnate nella marcia fino al Convento, come inno alla pace. Tra i sindaci, in testa quello di Montemarano, il paese che porta in dono, per quest’anno, l’olio che terrà accesa per 365 giorni la Lampada del Convento di San Francesco. Ad accoglierli, dinnanzi alla croce adiacente il Convento, padre Paolo, guardiano del Convento e responsabile della manifestazione, insieme a Padre Cirillo, frate del Convento di San Francesco a Folloni, le Forze dell’Ordine locali e l’amministrazione comunale di Montella. «Non solo un evento religioso» commenta il sindaco di Montella Rino Bonopane «ma una manifestazione che investe del significato di comunione, fratellanza e soprattutto accoglienza, anche la dimensione politica. Un senso profondo, quello di questa festa, che ricorda e ripropone il valore autentico della figura di Francesco d’Assisi. Padre Paolo ha lavorato in questa direzione, dando continuità all’impegno della comunità francescana di creare un luogo aperto a tutti, attirando soprattutto i giovani con le attività culturali e musicali; una presenza troppo importante per una collettività come la nostra». È forte la volontà da parte dei comuni presenti di cogliere questa occasione per i futuri progetti di unione.
«Nel mare tempestoso della vita, questo Convento è un porto sicuro. Un luogo in cui, bussando, c’è sempre qualcuno che apre la porta» commenta il sindaco di Montemarano Beniamino Palmieri, prima di lasciarsi andare a una riflessione che definisce “sincera, profonda e autentica”: «In questo momento di festa e comunione credo sia importante condividere anche i problemi che riguardano la nostra valle, come quello dello spopolamento. A riguardo vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutte le associazioni impegnate sul territorio. Nella nostra comunità vedo l’egoismo e la solitudine. Troppo spesso pensiamo che il problema dell’altro ci riguardi. Questo non apparteneva alla nostra terra. Don Milani diceva che quando il mio problema è uguale a quello di un altro, allora nasce la politica, altrimenti è avarizia. Fratellanza e unione sono i simboli di questa serata, e io credo che vinceremo le sfide che frustano la nostra terra se riusciremo a scoprirci, in questo senso, comunità, che implica, come ci insegna colui che si è riuscito a spogliare di tutto, chiamando sorella anche la morte, la felicità e la semplicità. C’è bisogno di trovare non solo una guida, ma la forza per portare la grande croce, che – sottolinea Palmieri – non può essere di uno soltanto, ma deve essere di tutti». Molto importante, sottolinea padre Paolo, la solidarietà delle associazioni, a partire da Pane Quotidiano da Milano, che ha voluto esprimere il proprio appoggio donando un sacco di pane, che ricorda il miracolo compiuto in questa località dal Santo. «Pane che deve nutrire la nostra anima» afferma. «I tre simboli di questa festa sono l’olio, la lampada e il pane, rispettivamente il dono, la gioia della luce e il pane, non solo come premio agonistico» continua il Vescovo Cascio, alludendo al premio del Palio del Sacco che si terrà dopo la Santa Messa «ma come simbolo della carestia e della conquista quotidiana. Conquista che deve essere sempre supportata da fatica e impegno» conclude il Vescovo».

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