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Non è la prima volta che lo si dice: sono i momenti difficili, come questo, che ci fanno riscoprire l’importanza delle cose semplici, gli antichi valori, le tradizioni. Sono i momenti come questo che ci portano a volgere uno sguardo verso ciò a cui forse prima, in tanti, avevamo guardato distrattamente, a difendere usi, costumi e tradizioni che ci fanno sentire appartenenti ad una comunità. Sono momenti come questo in cui è tanto più importante parlare della nostra storia, nel senso più storico e, in questo caso musicale, del termine. È per questo motivo che, questa settimana, ho avuto il grandissimo piacere di confrontarmi con un Maestro che in questa storia mi ci ha fatta entrare con i suoi racconti, che mi ha condotta e trasportata nel mondo della tarantella montemaranese.

Il Maestro Pasquale Zuccarino, detto Puca d’Oro, oggi ci racconta del suo amore per la tarantella. “Più che maestro, mi definirei un cultore della tarantella”, è così che esordisce Zuccarino. “Collaboro con l’orchestra popolare dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con il Maestro Ambrogio Sparagna tra i più importanti musicisti ed etnomusicologi presenti ora sulla scena e con il Coro popolare diretto da Colaianni, un lume dei canti popolari ora presente in Italia. Poi, ovviamente collaboro con tutti gli amici di Montemarano che sono attualmente sulla scena come musicisti e interpreti della tarantella”.


Questa passione per la tarantella, in generale, è nata dal contatto col suo territorio o ha avuto un’origine altra?
Ho lavorato per vent’anni tra Bennato e De Simone e con Achille (D’Agnese, N.d.R) che, con Cantone, è ora l’interprete musicale per eccellenza della nuova faccia della tarantella. È molto importante conoscere Montemarano. Io conoscevo la tarantella quando ero a Milano e lavoravo nello studio con Caterina Caselli. Ma non la conoscevo nel profondo. Quando sono rientrato a vivere giù e ho collaborato con l’orchestra di Montemarano e con il gruppo di Achille, l’ho davvero compresa. Ma ci sono voluti anni.


Lei ha parlato di “nuova faccia della tarantella” che mi riporta all’eterno scontro-incontro tra tradizione e innovazione. Io sono per la tradizione innovativa, lei invece cosa pensa?
Sa, le solite diatribe tra le varie scuole di pensiero. La tarantella montemaranese è in evoluzione continua. L’avanzare di nuovi musicisti porta a nuove interpretazioni, nuovi arricchimenti, nuove parafrasi. Non so se lei è una cultrice della tarantella montemaranese ma diciamo che negli ultimi dieci anni è molto cambiata. Questo è proprio uno dei vecchi scontri con il caro De Simone di cui è stato “vittima” anche Eugenio Bennato. A questo proposito direi che c’è un luogo comune che è da sfatare: quello che i giovani non rispetterebbero la tradizione. Non è affatto vero perché loro partono dalla tradizione e poi ovviamente aggiungono espressioni nuove. Attualmente uno dei clarini più virtuosi che c’è a Montemarano è proprio Gianni Cantone. Gianni è uno che non disdegna l’improvvisazione e il cambiamento ed escono fuori delle cose davvero molto interessanti. Quanti asseriscono che la Tarantella di Montemarano sia un’espressione chiusa fanno un errore di fondo. I musicisti di Montemarano entrano in contatto diretto col pubblico e assumono ciò che il pubblico emana e si lanciano in improvvisazioni che hanno una realtà contemporanea anche tradizionale all’espressione della tarantella. Ecco, queste sono cose che non possono essere negate. Ho lavorato vent’anni in situazioni più disparate, dalle più semplici alle più complesse e posso dire che Montemarano è un popolo a sé. Achille D’Agnese che è il luminare che oggi porta avanti la tarantella montemaranese usa dire: Montemarano è un popolo. E ha ragione. È un popolo a sé, con musicisti a sé, con cultura a sé che anche oggi è piena di tradizione. Per riprendere il discorso: siamo di fronte ad una diatriba antica come la tarantella.


Un discorso sulla tarantella può dare spazio ad un discorso più ampio che sfocia nell’antropologia culturale. Lei insegna proprio questa disciplina. Quanto pensa siano collegate le cose?
Insegno antropologia, filosofia e sociologia. È una connessione. La tarantella non può distaccarsi da tutto questo. Un modello ideale esiste alla base dell’esecuzione della tarantella però poi c’è il modello contemporaneo che dà spazio a esecuzioni affascinanti e che si basa proprio sull’antropologia. Sono espressioni contemporanee e non variazioni. Ho sempre analizzato anche dal punto di vista culturale la tarantella.


Un’evoluzione continua e un percorso continuo che la porta, insieme ad altre persone e realtà, a valorizzare sempre più la tarantella montemaranese.
Noi stiamo facendo delle cose molto interessanti. Proprio a settembre uscirà un film. In Auditorium abbiamo fatto per tre anni, l’anno prossimo lo faremo il 7 febbraio, un evento che si chiama La Tarantella del Carnevale dove il focus è proprio Montemarano. Insieme all’Istituto Luce di Cinecittà abbiamo fatto una ricerca di materiale tra l’altro che nemmeno i montemaranesi conoscono. Abbiamo raccolto materiale vecchio e nuovo e abbiamo messo su questo documentario tre giorni fa. Sarà una grande cosa. Proprio qualche giorno fa, io e il Maestro Sparagna siamo stati a Montemarano dove abbiamo avuto un incontro con l’Amministrazione per sviluppare una sorta di anteprima nel momento in cui si ufficializzerà questo evento. È davvero una grande occasione. Tutto questo al fine di valorizzare la Tarantella montemaranese. Questo non solo con l’appoggio dell’Auditorium. C’è rai due, c’è Tommaso Ricci, della redazione del Tg2 che ci segue e l’Istituto Luce che ci appoggia.


Questo progetto nasce tre anni fa. Mi racconta com’è nato?
Questo progetto nasce da una mia idea. Un’idea che avevo già da tempo. Avendo una collaborazione con Ambrogio chiesi prima alla redazione di Rai2 e poi all’Auditorium di entrare con questo progetto. Insieme ad Ambrogio facemmo prima un esperimento. C’era Luglio suona bene, un evento grandissimo dove ci sono artisti mondiali e riuscimmo a rubare un quarto d’ora di questo evento grandissimo per gli amici di Montemarano. L’anno successivo organizzammo con direzione artistica mia quest’evento Tarantella del Carnevale dove portammo tutte le espressioni maggiormente significative della provincia, la Zeza, il Ballo del Laccio, la Montemaranese. Fu un evento che mise letteralmente sottosopra Roma con 300 maschere dall’Irpinia. Ci rendemmo conto dell’importanza significativa dell’evento. Io e Ambrogio vorremmo uno spazio in prima serata, con la Rai, per il 7 febbraio del prossimo anno. L’Istituto Luce ci sta dando davvero una grande mano.


La tarantella montemaranese è un vero patrimonio della nostra cultura.
Sa, spesso mi chiedono quando è nata la tarantella di Montemarano. Io non so se sia nata prima la tarantella e poi Montemarano o viceversa. Ci sono forme di tarantella degli anni ’30 che si suonavano con fili d’erba. Sono cose che fanno la cultura di un popolo. Io non potrei mai immaginare Montemarano senza tarantella.

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